Hello compie gli anni
oggi, 27 dicembre, Gianni Nocenzi, pianista e compositore.
Talentuoso enfant
prodige, insieme al fratello Vittorio ha caratterizzato il suono del Banco Del Mutuo Soccorso, dal 1970 al
1983.
Ritiratosi dalla
"catena di montaggio" del music-business, si dedica alla ricerca e
sperimentazione esplorando nuovi percorsi musicali.
Molto amato dai fans e
dagli "addetti ai lavori" del progressive, sempre in attesa di un suo
ritorno...
Happy Birthday Gianni
!
WK
(Short intervista a Gianni Nocenzi..)
di Giancarlo
Bastianelli
Gianni Nocenzi a "Popular"
TgCom ha incontrato l'artista
Il nostro ospite
questa settimana a "Popular" è Gianni Nocenzi, il pianista e
tastierista che fu, con il fratello Vittorio, fondatore del "Banco Del
Mutuo Soccorso", gruppo di punta del "Progressive" italiano. Il
suono del suo pianoforte si ricorda ancora in brani memorabili come
"750.000 Anni Fa… L'Amore" o "RIP".
Dopo l'uscita dal
gruppo Nocenzi ha intrapreso una strada particolarmente interessante che, come
vedremo tra poco, lo ha portato a fare musica per il puro piacere di farla ed
offrirla, quando possibile, alla fruizione del pubblico.
E' un grande piacere
poter ospitare il musicista che ha voluto concedere un'intervista, rompendo un
lungo silenzio con i mezzi di informazione.
Gianni negli ultimi anni hai viaggiato molto, cosa è
successo?
Il mio viaggiare tra Stati Uniti, Giappone ed Europa è dovuto
principalmente alla ricerca che continuo a fare da alcuni anni sull'aspetto
tecnologico della musica, in particolare sui mezzi di produzione dell'audio,
una passione nata molti anni fa, dal momento che a me interessava avere con la
musica un approccio simile a quello che avevano i pittori, quando
artigianalmente creavano con le loro mani non soltanto i quadri, ma anche i
colori.
La mia ricerca non riguarda la solo la registrazione vera e
propria, ma anche la creazione dei suoni anche sfruttando il grande impulso che
nell'ultimo ventennio si è avuto grazie al digitale; per quanto mi riguarda
quello della ricerca timbrica è stato sempre un punto molto importante nel
discorso compositivo.
Questo avveniva anche ai tempi del Banco, quando, nonostante
la poca tecnologia disponibile, usavamo già creare suoni particolari, che
venivano poi organizzati e utilizzati per i dischi. Oggi sto portando avanti
questa ricerca, che mi porta a partecipare spesso anche ad eventi come: fiere,
convegni e seminari. La tecnologia a mio avviso può dire qualcosa di nuovo
proprio per il timbro e il colore del suono.
Questa ricerca particolare del timbro quindi esisteva già
agli inizi della tua attività...
Sì, ad esempio con il Banco filtravamo il mio clarinetto con
il Minimoog di Vittorio o addirittura ne "Il Giardino Del Mago" lo
stesso strumento veniva filtrato dal wha wha (distorsore che di solito si usa
per la chitarra), come dire il suono di Jimi Hendrix applicato a uno strumento
di liuteria come è appunto il clarinetto. Sono stato sempre catturato
dall'interesse per il "colore" del suono, non solo come veste superficiale
della melodia, ma come parte sostanziale della stessa. Una delle
caratteristiche del suono del Banco è stata quella di avere due tastiere: un
pianoforte e un organo Hammond, con la presenza nella band della doppia
tastiera c'è stata una quasi automatica predisposizione per un linguaggio più
complesso di quello che può venire in una formazione rock classica. Il mio
background era classico e così anche quello di Vittorio che era allievo di
Diego Carpitella, Rodolfo che veniva dal jazz e Francesco dal blues, una
miscellanea che ha portato all'originalità del Banco e della sua musica.
Cosa rappresenta per te oggi la musica e qual è il tuo
rapporto con il pubblico?
La musica per me è fondamentale e la uso anche per
arricchirmi interiormente. Il rapporto con il pubblico è determinante per il
musicista: l'ultima volta che ho suonato il Italia risale ormai a 5 anni fa in
occasione del 30esimo anniversario di attività del Banco a Roma è stata una
serata fantastica e commovente; il pubblico era attentissimo migliaia di
persone presenti che ci seguivano con grande attenzione e maturità. Nei
"pianissimo" con il piano si sentiva un grande silenzio. Ultimamente
ho fatto un concerto in Giappone con musicisti di questo paese, nel corso di un
importante festival con un quartetto d'archi: io ho usato il pianoforte è stata
una bella esperienza, che mi piacerebbe ripetere anche in altri paesi.
Per me la musica è veramente una cosa seria che può portarci
a vivere meglio, dal momento che a mio avviso
stiamo vivendo in una società dove l'occhio prevarica l'orecchio ed in
ogni caso trovo che non si possa ridurre la musica a una sorta di semplice
"tappezzeria sonora" del quotidiano.
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