Halloween visto da alcune rock-star…
Just for fan!
Wazza
Peter Gabriel
La diramazione del web magazine MAT2020, per una nuova informazione musicale quotidiana
Halloween visto da alcune rock-star…
Just for fan!
Wazza
Peter Gabriel
Libro: Acts of Sabotage
Autore: Nico Parente
Anno: 2016
Casa editrice: Crac
Edizioni
Commento di Fabio Rossi
“Casco nero in testa, pelle nera su di te. Moto che
corre lontano, sulla strada della follia…”
(liriche dal brano Rumore nel Vento)
Uno dei più
gravi errori commessi da molti metallari italiani, me compreso purtroppo, è
stato quello di essere attratti eccessivamente dalle produzioni estere non prestando
la giusta attenzione ai dischi di casa nostra. Ogniqualvolta veniva recensito
un album “tricolore”, si tendeva a snobbarlo perché non c’era fiducia sulle
potenzialità del movimento e qualcuno arrivava addirittura a sostenere che non
valeva la pena perdere tempo con le band dello Stivale.
Quale errore madornale!
Quanta superficialità! Dobbiamo chiedere scusa a tutte quelle formazioni che, a
fronte di un’ottima qualità delle composizioni, non si sono affermate come
avrebbero meritato anche a causa dell’indifferenza degli appassionati. Certo, è
innegabile che una maggior coesione tra i gruppi avrebbe giovato alla causa, ma
avendo vissuto in prima persona il periodo d’oro (gli anni Ottanta) sono
fermamente convinto che si poteva e si doveva fare di più considerato l’indubbio
valore di taluni LP.
Con il tempo
mi sono ravveduto e devo fare i complimenti alla Crac Edizioni per aver
pubblicato libri dedicati a combo quali Strana Officina, Skanners, Vanadium e
altri ancora, consentendo, specie ai neofiti, di approfondire la tematica.
Tra questi
saggi merita particolare considerazione Acts of
Sabotage – La biografia ufficiale, scritta da Nico Parente, esperto di musica (militò per circa cinque anni nei
Clinicamente Morti) e di critica cinematografica (è il responsabile della casa
editrice Shatter che vanta pubblicazioni di tutto rispetto afferenti in
particolare il mondo dell’horror).
Il suo libro è
un autentico atto d’amore verso una delle più valenti band italiane: i
fiorentini Sabotage, pionieri della New Wave Of Italian Heavy Metal
(sigh, per alcuni di noi esistevano solo Iron Maiden, Saxon e compagnia bella,
che imbecilli!).
I Sabotage
hanno sfornato nella loro tribolata carriera album di eccellente qualità, come “Behind
The Lines” (1986), “Hoka Hey” (1989) e “Rumore Nel Vento” (cantato in italiano,
un demo del 1984 ripubblicato fortunatamente nel 2008); perle che vanno
riscoperte e che non hanno nulla da invidiare a tanti blasonati dischi
anglosassoni.
Il punto di
forza dei Sabotage è stato quello di aver avuto nelle file due cantanti di
spessore e differenti nello stile: Giancarlo Fontani e soprattutto Adolfo "Morby" Morviducci.
Un centinaio
di pagine in tutto che volano via in un attimo, raccontando con straripante
passione le vicende di questo gruppo tuttora in attività.
Degne di
menzione le interviste ai vari musicisti, che con le loro parole ci raccontano
il fascino di quegli anni irripetibili in cui essere metallari non era una moda
ma uno stile di vita.
Grazie a
scrittori come Nico la memoria di quei tempi indimenticabili rimane viva,
riverberando fulgida in un’epoca in cui l’arte della musica è in endemica crisi
creativa.
CLICCARE PER...
ASCOLTO DELL'ALBUM "RUMORE NEL VENTO", DEI SABOTAGE
Nasceva il 29 ottobre 1933 Tony Stratton-Smith, manager imprenditore,
produttore, fondatore dell’etichetta musicale “Charisma Records”, vera fucina
di talenti.
Da giornalista sportivo si trasforma
in vero e proprio “talent scout”.
Grazie a lui Genesis, Van der Graaf Generator, Audience, Lindisfarne, Atomic Rooster e molte altre band sono entrate nella storia.
Morì di cancro al pancreas nel marzo del 1987.
Per non dimenticare…
Wazza
Rare & Unreleased Tracks
Tony Stratton-Smith Memories: Charisma Singles 70's / Volume 2 by R&UT
00:00
Rare Bird - What You Want To Know
06:00
Van der Graaf Generator - Boat Of Millions Of Years
09:52
Fickle Pickle - California Calling
12:08
Jack The Lad - One More Dance
15:43
Genesis - Looking For Someone
22:51
Audience - Raviole
26:31
The Nice - America
32:46
Rare Bird - Sympathy
35:20
A & A North - Rosemary
38:32
Brian Davison's Every Which Way - Bed Ain't What It Used To Be
48:00
Arnold Corns - Hang On To Yourself
50:53
Audience - Belladonna Moonshine
53:34
Atomic Rooster - Tomorrow Night
57:32
Mother Nature - Orange Days & Purple Night
1:01:01
Van Der Graaf Generator - Theme One
1:03:56
Graham Bell - Too Many People
Il Buco Del Baco – Sotto Il Segno Della Lampreda
(Lizard Records) 2021
Di Luca Paoli
Ebbene sì, io ho un debole per la Lizard Records di Loris Furlan.
Etichetta indipendente che ha il coraggio di osare, di proporre artisti
e musica davvero molto originale, così come originali sono Il Buco Del Baco e
il loro “Sotto Il Segno Della Lampreda”.
Devo ammettere che il disco mi ha spiazzato.
Ad un primo ascolto non avevo capito se fossi piombato negli anni ‘70 senza accorgermene, ma poi ho realizzato… certo, questi musicisti sono stati come ibernati, e da quegli anni si sono svegliati oggi con dei brani scritti, e così, con i mezzi di oggi, hanno inciso un disco... geniale!!!
Spero di avere risvegliato un p’ di curiosità da parte di chi mi sta leggendo.
Le tracce che compongono il lavoro sono unite da una storia, un concept
che, sotto i fondali marini, ci racconta di anemoni, coralli e creature
abissali alla ricerca della “Grande Lampreda”.
Il sound del disco è una sintesi, riveduta e corretta con suoni moderni, di tutto quello che abbiamo ascoltato nei ‘70... progressive rock, cantautorato e altro ancora sono presenti, in modo solo in apparenza scomposto ma, vi assicuro, che tutto qui è studiato nei minimi dettagli e di improvvisato e approssimativo non c’è proprio nulla.
Ottime le voci che si rincorrono e si ritrovano con grandi risultati
armonici e la musica è davvero intrigante e suonata veramente bene.
Non segnalo dei brani in particolare perché, come ogni buon concept, vanno ascoltati tutti così come li propone la band. Vorrei solo porre alla vostra attenzione l’ultima traccia. “Il Plagio Di Rosalisca”, lasciando all’ascoltatore il piacere della scoperta.
“Tra suoni vintage e contemporanei e testi irriverenti ed autoironici pieni di citazioni musicali e non, un viaggio marino in odore di nostalgico passato.”
Il booklet, ben fatto e con un’ottima grafica, riporta i testi delle canzoni che sono cantate rigorosamente in italiano.
Un disco originale, suonato benissimo che non può mancare in nessuna discografia di qualunque appassionato di musica di qualità che si rispetti.
Tracks-list:
Lo Scafandro di Sandro
Mi immergo negli Abissi
Dimmi, Calamaro!
Il Disprezzo della Sogliola
Un Dedalo di Corallo
Forse è Lei
Nel Segno delle Lamprede
Il Plagio di Rosalisca
Line-up
Carlo Mastrangeli - drums, vocals
Gianni De Scalzi - electric bass, vocals
Fabrizio Nocenzi - moog, piano, vocals
Daniele Graziani - Hammond organ, keyboards, vocals
Gaetano Trionfanti - guitar, vocals
Saverio Silvani - flute, vocals
THE
FAR CRY: If only…
Autoprodotto - 2021 - USA
Di Valentino Butti
Una delle annose questioni che
coinvolgono gli appassionati è la presunta “incapacità” delle band statunitensi
di produrre prog di buon livello. Non appartenendo a questa “corrente di pensiero”
ed anzi considerando il prog made in Usa, sin dagli anni Settanta, ricco di
creatività (seppur non supportato da grandi numeri alla voce “vendite” …) e di
notevoli band, talvolta, misconosciute, ecco che quando scopro qualche nuovo
gruppo statunitense, mi ci fiondo nella speranza di trovarci qualcosa di qualitativamente
interessante.
Così è successo per i THE FAR CRY: attirato dalla bella copertina, dopo
una rapida scorsa alla durata delle tracce e al “parco” degli strumenti presenti,
l’ascolto era d’obbligo. Non mi aspettavo certo un capolavoro, ma l’ora
abbondante di musica proposta suddivisa su otto tracce, ha ampiamente
giustificato l’approfondimento. Robert Hutchinson (batteria) e Jeff
Brewer (voce, basso, chitarra) si conoscono sin dagli anni Settanta e negli
anni Ottanta hanno fatto parte di una prog band, gli Holding Pattern, piuttosto
nota tra gli appassionati più attenti.
Nel 2013 i due si ritrovarono per
dare vita ad un nuovo progetto che, aggregatesi anche Bryan Collin
(chitarre elettriche ed acustiche) e Chris Dabbo (tastiere e voce), col
nome di “The Far Cry” giunge finalmente al debut-album.
Le due “vite” artistiche di Hutchinson e Brewer (quella 70/80 e quella di oggi) creano un ibrido in cui le sonorità proposte ricordano gli Yes, gli Styx, ma anche gli Spock’s beard e i Dream Theather.
La parte del leone su “If only…” la
fanno le tre tracce più lunghe: l’iniziale “The mask of deception”, “Simple
pleasures” e la title track.
CLICCARE SUI TITOLI PER ASCOLTARE
L’approccio in “The mask ofdeception” è piuttosto heavy, con chitarra elettrica e tastiere a decollare
in modalità Spock’s beard, ma sempre con un occhio di riguardo all’aspetto
melodico che, fortunatamente, non viene mai a mancare. Molto bello il “romantico”
frammento strumentale nella seconda parte del brano, prima che riprenda il
sopravvento la grinta iniziale.
“Simple pleasures” sviluppa l’anima
più sinfonica del quartetto statunitense, avvicinandosi alle suggestioni
proposte dagli Yes o, per il lato più pomp, agli Styx. Molto riuscito, anche
qui, l’inserto centrale con pianoforte e chitarre acustiche a prendersi la
ribalta, prima dell’eccellente “solo” di synth.
La title track racchiude, nei suoi
sedici minuti, non solo il meglio dell’album, ma anche un compendio del miglior
prog sinfonico dai ’70 ad oggi. C’è l’introduzione acustica affidata alla
chitarra, ci sono le brillanti tastiere di Dabbo, c’è il momento “ambient” e, ancora,
il “divertissement” à la Gentle Giant, oppure il new prog alla I.Q (in zona “The
wake”) senza scordarsi qualche scintilla heavy. Insomma, un florilegio di
sensazioni diverse, ma ben assemblate tra loro.
Se queste tracce sono il fulcro di “If
only…”, non dimentichiamo la breve “Winterlude”, dolce intermezzo per
chitarra acustica e “Winterlude waning” per solo pianoforte.
Più lunghe ed articolate (ma sempre
solo strumentali) sono l’epica “The missing floor” e l’eterea e
raffinata “Dream dancer”.
Il quasi rap (!!!) di “Programophone”
non va ad inficiare il valore di un album che si è dimostrato una piacevole
sorpresa a dimostrazione che, con un poco di pazienza, si possono scovare
ancora realtà e band degne di nota.
Usciva nell’ottobre 1973 “Fandango in Space”, primo album degli anglo/spagnoli Carmen, il cui sound fu da subito etichettato come “Flamengo Rock”.
L’album fu prodotto da Tony Visconti, già collaboratore di David Bowie, che li lanciò nel suo spettacolo televisivo “1980 The Floor Show”, registrato al Marquee di Londra, dal 18 al 20 ottobre 1973.
Di
tutto un Pop.
Wazza
Album in Studio rilasciato nel 1973
Songs / Tracks Listing
1. Bulerias (4:56):
- a) Cante (Song)
- b) Baile (Dance)
- c) Reprise
2. Bullfight (4:09)
3. Stepping Stone (2:56)
4. Sailor Song (5:14)
5. Lonely House (4:07)
6. Por Tarantos (1:46)
7. Looking Outside (My Window) (7:23):
- a) Theme
- b) Zorongo
- c) Finale
8. Tales of Spain (5:21)
9. Retirando (2:13)
10. Fandangos in Space (4:34)
11. Reprise Finale (3:01)
Total Time 45:40
Musicisti:
-
David Allen / voce, chitarra elettrica, chitarra flamenca
-
Roberto Amaral / voce, vibrafono, flamenco footwork, nacchere
-
Angela Allen / voci, mellotron, synt, flamenco footwork
-
John Glascock / voce, basso, basso a pedali
- Paul Fenton / batteria e percussioni
Qualcosa in più sui CARMEN
Compie gli anni oggi, 26 ottobre, Lino Vairetti.
Quest’anno doppi festeggiamenti con i 50 anni degli Osanna:sono
in uscita un libro, Cd e film per celebrare l’evento!
Happy Birthday Lino!
Wazza
Compie gli anni oggi, 25 ottobre, Jon Anderson, cantante, voce storica degli “Yes”, una delle voci particolari del progressive rock; oltre agli Yes può vantare varie collaborazioni e un’apprezzata carriera solita.
Happy birthday Jon!
Wazza
La sua prima
esperienza di un certo livello come cantante è quella nei Warriors, con cui
suona dal 1962 al 1967.
Dopo aver
abbandonato la band, prova una carriera da solista, senza troppa fortuna. Nel
1968 inizia così a lavorare come barman in un locale londinese.
È proprio il proprietario del pub che lo presenta ad un giovane
bassista, Chris Squire, che gli chiede di unirsi al suo gruppo.
Dalle ceneri
di questa formazione nascono gli Yes.
Il loro primo
album esce nel 1969, ed è subito magia. Il primo grande successo arriva però
solo negli anni Settanta, quando alla formazione si uniscono talenti del
calibro del chitarrista Steve Howe e del tastierista Rick Wakeman.
Tra gli album
più famosi della band in questo periodo ricordiamo The Yes Album, Fragile,
e Close to the Edge.
Contemporaneamente
Jon inizia a collaborare con diversi altri progetti, tra cui alcuni album di
Vangelis. Il loro più importante lavoro, Jon & Vangelis: Short Stories,
esce negli anni Ottanta e ottiene un grande successo, tanto da far proseguire
questa fruttuosa partnership.
Nel mezzo
degli anni Ottanta, dopo alcuni anni, Anderson accetta di tornare a lavorare
con gli Yes. Il gruppo dà così vita all’album 90125, che gli regala una
nuova vita, grazie alla loro hit più famosa in assoluto: Owner of a Lonely
Heart.
Gli anni
Novanta continuano sulla falsa riga degli Ottanta, con una serie di lavori
targati Yes che si alternano nella sua carriera solista o con collaborazioni
con altri grandi artisti.
Gli anni
Duemila iniziano con un brutto episodio. Nel 2003 Jon cade infatti dall’albero
di Natale (stando alle sue parole), fratturandosi la schiena. Deve così
interrompere un suo tour con gli Yes.
Fortunatamente,
nel 2005 si riprende del tutto e torna sul palco.
Cosa fa oggi
Jon Anderson? Ha pubblicato nel 2019 un album con canzoni inedite, 1000
Hands, al quale hanno partecipato vecchi amici come Steve Howe, Ian
Anderson, Steve Morse, Billy Cobham, Chick Corea e tanti altri.
Jon è stato
sposato dal 1969 al 1995 con Jennifer Baker, madre dei suoi tre figli: Deborah
Leigh, nata il 16 dicembre 1971, Damon James, nato il 22 settembre 1972 e Jade,
nata nel 1980.
Nel 1997 si
risposato con Jane Luttenburger.
-Jon Anderson è alto 1 metro e 65.
-Jon ha un timbro vocale molto particolare e riesce a cantare con un’estensione che raggiunge quella di un mezzosoprano senza usare il falsetto.
-Ha lavorato come bracciante, camionista e ‘ragazzo del latte’.
-Ama il calcio ed è tifoso dell’Accrington Stanley.
-Nel 1987 ha incontrato Flora Nomi, nota come la divina madre presso i seguaci di Sri Ramakrishna. Una conoscenza che risveglia in lui una certa spiritualità, tanto da portarlo ad approfondire la conoscenza della religione e della filosofia dei nativi americani e non solo. In questi anni si avvicina infatti anche al misticismo New Age.
-Ha per mascotte un leoncino di peluche.
-Jon Anderson
è un sostenitore attivo dell’UNICEF.
Ha compiuto gli anni ieri, 22 ottobre, Luciano Regoli, cantante, musicista, pittore.
È noto nel mondo progressive per
essere il cantante del gruppo Raccomandata Ricevuta di Ritorno, poi
(nuova Raccomandata R.R.).
Apprezzato pittore, spesso organizza
esposizioni dei suoi lavori.
Per saperne di più leggete l’intervista di Athos Enrile:
http://www.yastaradio.com/index.php/contenuti/articoli-interviste/3903-ritratto-di-luciano-regoli
Happy Birthday Luciano!
Wazza
Luciano Regoli ha una vita parallela a
quella del musicista, che porta avanti sin dagli anni ’70 come cantante del
gruppo progressive-rock Raccomandata Ricevuta Ritorno, con cui ha inciso
diversi dischi ed eseguito concerti, persino in Giappone.
Da circa vent’anni ha iniziato a dedicarsi all’arte sacra, eseguendo dipinti chiesastici e pale d’altare, tra cui la Lapidazione di Santo Stefano per la chiesa romanica di Santo Stefano a Buggiano diocesi di Pescia, o la Beata Gemma Galgani nella basilica dei Santi Giovanni e Paolo a Roma.
Il 22 ottobre 1974, reduce da
un trionfale tour in Inghilterra, la Premiata
Forneria Marconi viene invitata (prima band italiana) allo storico
programma condotto da Bob Harris, Old Gray Wistle Test.
Per la cronaca vi torneranno a maggio del 1975 e nell’aprile del 1976.
Di tutto un Pop…
Wazza
21 ottobre
“La solitudine non è vivere da soli,
la solitudine è il non essere capaci di fare
compagnia a qualcuno o a qualcosa che sta dentro di noi.”
(Josè Saramago)
Ci sarai sempre. Buon viaggio
Capitano!
Wazza
Ricordo di Franz di Cioccio
"Un nugolo di sensazioni affollano i nostri cuori quando un amico se ne va", ricorda il batterista e cantante Franz Di Cioccio a nome della PFM:
"Anche se di solito la frequentazione avveniva sopra e sotto i palchi, eravamo legati, come lo è la grande famiglia allargata della musica, perché proveniamo da medesime esperienze generazionali e sociali. Per tradizione giornalistica la rivalità fra artisti è il miglior modo per accendere la passione del pubblico. È stato così ai tempi dei Beatles e dei Rolling Stones, una sfida che ha infiammato il Regno Unito. Crediamo che sia stata questa la scintilla che accese nell'immaginario la presunta rivalità tra il Banco e la Premiata. In realtà non c'è mai stata, anche se facevamo parte della stessa corrente musicale. Le strade percorse e le scelte fatte sono state molto diverse per i due gruppi e la diversità è sempre una ricchezza. Negli anni Settanta incontrarsi sulla riviera romagnola, per i concerti estivi all'Altro Mondo di Rimini, era un rito che entrambi aspettavamo con grande entusiasmo. Quella era la migliore occasione, nel locale che offriva il palco più bello dell'epoca, per confrontarsi sulle nostre scelte e i nostri sogni. Entrambe le band andavano l'una ad ascoltare l'altra e poi. chiacchiere, musica, jam session. Francesco era un fiume di argomentazioni e di passione. Con lui era bello affrontare i temi al centro dell'attenzione di noi musicisti emergenti, in opposizione alla canzone tradizionale. Alla faccia della rivalità PFM-Banco, riuscivamo anche ad essere una bella squadra nelle partite di pallone pomeridiane, che vedevano sul campo noi musicisti sfidare i camerieri dell'Altro Mondo. Scampoli di ricordi tra mille e mille note, e notti da festival pop. PFM saluta l'artista ma soprattutto l'amico. Quello che ci rimane dentro è la sua poetica e la sua voce calda e graffiante, che chiedeva in modo gentile che nessuno ci 'rompesse".