Commento di Fabio Rossi
Artista: Mater A Clivis Imperat
Album: Atrox Locus
Genere: Horror Rock
Anno: 2022
Casa discografica: Black Widow Records
Tracklist
1.
Coemeterium
2.
1974
(Sorgi O Creatura)
3.
Atrox
Locus
4.
Padova
Occulta (Nero Barocco)
5.
Atrox
Poena In Corde Suo Est
6.
Witchcraft
7.
Homo
Intime Pauper Est
8.
Dominae
Oculi
9.
Oblivium
10. Meretrix Pacis Orba
11. Idola Tribus
12. Vagaris
13. Coemeterium (Alternate Version)
Line Up
Samael von Marrin: Choir, Electric
Guitar, Bass Guitar, Keyboards
Tomas Contarato: Drums
Isabella: Lead Vocals, Choir
Alessio Saglia: Organ,
Keyboards
Natalja Branco: Piano
Elisa Di Marte: Soprano Vocals
Disco intrigante questo dei Mater A Clivis Imperat (tradotto “la madre che domina dalle colline”) collocabile a pieno titolo nell’Horror Rock, come, peraltro, si intuisce dall’inquietante cover opera dello scomparso Enzo Sciotti, noto anche per aver realizzato le copertine di diversi fumetti italiani per adulti negli anni Settanta e Ottanta, tra cui Oltretomba, e le locandine dei film di Lucio Fulci.
Gli accostamenti con Goblin,
Jacula e Antonius Rex sono parimenti palesi e un plauso in tal senso va alla
label genovese Black Widow che è impegnata a dare risalto a un genere di
nicchia, tanto è vero che si è occupata delle ristampe degli storici Tardo Pede
in Magias Versus e di Zora.
Frutto di un progetto nato dieci anni fa, concepito dalla fervida fantasia del padovano Samael von Martin (Death Dies/Mad Agony/Negatron) e della tastierista Natalja Branco, Atrox Lucus si apre con la sepolcrale Coemeterium dominata dall’organo di Alessio Saglia e dalla voce recitativa di Isabella. Il clima si stempera un po’ con la seguente 1974 (Sorgi O Creatura), in cui il pianoforte di Natalja Branco si prende il proscenio; il brano cresce d’intensità facendosi apprezzare nel suo insieme. Un canto gregoriano avvia Atrox Lucus, una traccia che ha contorni heavy metal ed è munita di un pregevole assolo alle sei corde sciorinato da Samael von Martin. Padova Occulta (Nero Barocco) ricorda le musiche di Keith Emerson all’epoca della colonna sonora di Inferno; il vocalism di Isabella è inquietante e affascinante nello stesso tempo. Fiamme crepitanti ci introducono in Atrox Poena In Corde Suo Est, una composizione doomeggiante e tenebrosa con un azzeccato refrain. Elisa Di Marte dimostra tutta la sua bravura nell’ipnotica Witchcraft. Si prosegue con l’hard rock Homo Intime Pauper Est influenzato dallo stile degli Uriah Heep. Domine Oculi è quasi melodica all’inizio, ma è solo una sensazione perché l’oscurità torna a farla subito da padrone. Oblivium è degna di una marcia funebre, un pezzo che sembra estrapolato da un album dei Candlemass. La breve Meretrix Pacis Orba è un’occasione per apprezzare ancora le doti della Di Marte. Idola Tribus ha un incedere veloce in cui l’intera band denota uno stato di forma ottimale e l’amore per un certo tipo di sound targato anni Settanta. La sostenuta Vagaris è classicheggiante nel suo andamento e potrebbe ben figurare nella colonna sonora di un film d’avventura quale I Pirati dei Caraibi. Dulcis in fundo una versione diversa della cimiteriale opener Coemeterium. Il cantato in latino conferisce alla musica una veste solenne e l’Heavy Metal, il Doom, l’Hard Rock, il Prog si alternano sapientemente.
Munito di un libretto interno di ben venti pagine con tutti i testi in latino e relativa traduzione in italiano e registrato al Giane Studio di Roma, Atrox Lucus è un disco di non difficile assimilazione e nello stesso mai banale, trovando un punto di equilibrio che non è mai un fatto scontato. Un caleidoscopio sonoro macabro, ma anche intriso di malato romanticismo che non presenta cali di tensione e si lascia ascoltare gradevolmente.
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