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venerdì 12 gennaio 2018

Aliante: intervista di Max Rock Polis


Aliante, Forme libere. Nessun limite alla creatività sonora

Non sono molte le formazioni, anche nel Prog e nel Jazz rock, che si permettono di mettere da una parte voce e chitarra e tirare su un trio solo di tastiera, basso e batteria. Va bene che quasi 50 anni fa è esistita una band analoga, fatta da maestri del proprio strumento, ma anche questo moderno connubio tra pisani e livornesi può portare a dei risultati più che soddisfacenti. Ecco gli Aliante!

Siamo qui con Enrico degli Aliante. Siamo toscanacci tutti e due, anzi tutti e quattro. Presentiamoli.

Sì, a parte me, Enrico Filippi il tastierista, c'è l'altissimo Jacopo Giusti, il batterista, e il grande Alfonso Capasso al basso. Un classico trio.

“E elle pi”, voi avete un trio alla Emerson, Lake e Palmer. Tu fai la maggior parte della melodia e gli altri due il ritmo.

Hai fatto un paragone un pò azzardato con un grandissimo gruppo. “Il” grandissimo gruppo[ride, ndr].

La formazione è quella, quindi senza fare paragoni si può capire com'è che questi tre riescono a produrre un album splendido, uscito il sei settembre per…?

Uscito per la M. P. & Records di Vannuccio Zanella, fantastico personaggio che salutiamo, e distribuito da G.T. Music di Antonino Destra, altro personaggio grandioso della musica italiana. L'album è uscito da un mesetto, per loro sta andando oltre ogni aspettativa, siamo felicissimi delle opinioni, dei commenti che arrivano da ogni parte. Contro ogni aspettativa!

Ve lo meritate. Non avrete scritto “Lucky man” però avete un gran bel disco.

Anche perché come dicevamo “Lucky man” è in inglese, noi tutto in italiano: i titoli sono in italiano, non abbiamo testi se non in una piccola parte, la musica è italiana, le note sono italiane “do”, “re”, “mi” e non in notazione inglese “C”, “D” [ride, ndr]. Siamo latini, nativi e ne siamo orgogliosi.

È per questo che non posso paragonarvi a ELP: c'è Lake che non canta nel vostro gruppo.

Esattamente, nessun canta. Abbiamo una bella voce all'inizio: Serena Andreini che recita una parte narrata, per il resto lasciamo parlare gli strumenti il più possibile. Abbastanza melodiosi diciamo, come hai potuto sentire non siamo molto aggressivi o eccessivamente virtuosi.

Però tecnici, virtuosi sì ma non eccessivamente.

Un minimo.


Dopo “Etnomenia” ascolteremo “L'ultima balena”, due pezzi che hanno il video che possiamo vedere su Youtube. Ma se qualcuno volesse conoscervi meglio?

Innanzitutto può venire ai concerti, saremo a Treviso il 16 dicembre e poi stiamo organizzando vari live più o meno in tutta Italia. Sulla nostra pagina Facebook, Aliante music, ci sono tutte le informazioni necessarie, siamo sempre collegati e metteremo tutto in bella vista.

Si può comprare il vostro CD ai concerti per sostenervi e comunque in digitale è disponibile.
Certo, l'abbiamo su tutte le varie piattaforme, compreso Itunes, Spotify, Amazon… ovunque. Abbiamo avuto la gioia di vederlo in vendita anche su Amazon Giappone, negli Stati uniti, questo grazie al lavoro dei nostri due supereroi Vannuccio e Antonino, che stanno lavorando in una maniera eccezionale.

Meno male che c'è gente come loro che dà un grosso contributo a propagandare la musica italiana nel mondo, per far venire fuori dei talenti. Non siete ragazzini ventenni.

“Come no, venticinque anni [ride. ndr]… più venti.”

Avete una grande esperienza in quello che fate e si sente nella musica che proponete. Il vostro album è fatto di 3-4 pezzi lunghi e poi delle brevi intermissioni parlate.

Parlate soltanto l'inizio, sono piccoli interludi in parte musicali. Considera che tutto nasce dal titolo, “Forme libere”. Noi ci siamo trovati e detto fin dall'inizio… “noi non vogliamo porci alcun tipo di limite”. Di nessun tipo, né strumentale né mentale: suoniamo, vediamo quello che viene fuori dalle nostre improvvisazioni che appena ci siamo incontrati son venute fuori. Abbiamo cominciato a tirare su dei brani e alla fine della storia in pochissimo tempo, in sei mesi provando una volta alla settimana, abbiamo tirato giù il disco e in quattro giorni di studio l'abbiamo registrato, quindi è un disco quasi live, pochissime sovraincisioni, è un disco tra virgolette “vero”, perché è suonato tutto con strumenti. Non che ci sia un male a usare l'elettronica o cose del genere, però l'abbiamo suonato tutto dall'inizio alla fine e siamo felici, con questo mantra di “Forme libere” che ci ha portato fino alla fine. Tra l'altro non so se hai notato la copertina spettacolare è un dipinto di Jacopo, il batterista, che ha fatto lui olio su tela e rappresenta proprio l'idea delle forme libere, l'idea che non ci debba essere per forza qualcosa di pre concettualmente stabilito. Noi siamo partiti, esprimiamo le nostre sensazioni e ci siamo, secondo me secondo noi, riusciti. A questo punto anche secondo molte persone, stiamo vedendo che le opinioni son tutte molto positive, ripeto, oltre le nostre aspettative. Ringraziamo ancora Vannuccio Zanella perché veramente ci ha creduto fin dall'inizio.

E ci ha visto veramente giusto. Infatti basta vedervi in concerto per sentire veramente un suono caldo e potente. Tre persone che dimostrano cosa si può fare senza chitarra e senza voce. Ecco perché ELP.

Guarda, tra l'altro la considerazione che fanno molte persone quando sentono il disco e poi dal vivo è proprio questa… “dal vivo date molto di più, siete molto più caldi, più carichi”. Dal vivo riusciamo a rendere molto di più, c'è impatto grazie anche alla parte ritmica, abbiamo Jacopo che è potentissimo e Alfonso che è bravissimo. Già partire con una base ritmica così, per me è un divertimento suonare  sopra loro. E io ci ricamo sopra, mi muovo su quel seggiolino dietro a tutte le tastiere, tutte rigorosamente in tempo reale, quello che senti è suonato, non c'è nessun trucco, nei limiti della mia tecnica.





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