Aliante,
Forme libere. Nessun limite alla creatività sonora
Non sono molte le formazioni, anche nel Prog e nel Jazz rock, che
si permettono di mettere da una parte voce e chitarra e tirare su un trio solo
di tastiera, basso e batteria. Va bene che quasi 50 anni fa è esistita una band
analoga, fatta da maestri del proprio strumento, ma anche questo moderno
connubio tra pisani e livornesi può portare a dei risultati più che
soddisfacenti. Ecco gli Aliante!
Siamo
qui con Enrico degli Aliante. Siamo toscanacci tutti e due, anzi tutti e
quattro. Presentiamoli.
Sì, a parte me, Enrico Filippi il tastierista, c'è
l'altissimo Jacopo Giusti, il
batterista, e il grande Alfonso Capasso
al basso. Un classico trio.
“E elle
pi”, voi avete un trio alla Emerson, Lake e Palmer. Tu fai la maggior parte
della melodia e gli altri due il ritmo.
Hai fatto un paragone un pò
azzardato con un grandissimo gruppo. “Il” grandissimo gruppo[ride, ndr].
La
formazione è quella, quindi senza fare paragoni si può capire com'è che questi
tre riescono a produrre un album splendido, uscito il sei settembre per…?
Uscito per la M. P. & Records di Vannuccio
Zanella, fantastico personaggio che salutiamo, e distribuito da G.T. Music di
Antonino Destra, altro personaggio grandioso della musica italiana. L'album è
uscito da un mesetto, per loro sta andando oltre ogni aspettativa, siamo
felicissimi delle opinioni, dei commenti che arrivano da ogni parte. Contro
ogni aspettativa!
Ve lo
meritate. Non avrete scritto “Lucky
man” però avete un gran bel disco.
Anche perché come dicevamo “Lucky
man” è in inglese, noi tutto in italiano: i titoli sono in italiano, non
abbiamo testi se non in una piccola parte, la musica è italiana, le note sono
italiane “do”, “re”, “mi” e non in notazione inglese “C”, “D” [ride, ndr].
Siamo latini, nativi e ne siamo orgogliosi.
È per
questo che non posso paragonarvi a ELP: c'è Lake che non canta nel vostro
gruppo.
Esattamente, nessun canta. Abbiamo
una bella voce all'inizio: Serena Andreini che recita una parte narrata, per il
resto lasciamo parlare gli strumenti il più possibile. Abbastanza melodiosi
diciamo, come hai potuto sentire non siamo molto aggressivi o eccessivamente
virtuosi.
Però
tecnici, virtuosi sì ma non eccessivamente.
Un minimo.
Dopo “Etnomenia” ascolteremo “L'ultima balena”, due pezzi che hanno
il video che possiamo vedere su Youtube. Ma se qualcuno volesse conoscervi
meglio?
Innanzitutto può venire ai
concerti, saremo a Treviso il 16 dicembre e poi stiamo organizzando vari live
più o meno in tutta Italia. Sulla nostra pagina Facebook, Aliante music, ci
sono tutte le informazioni necessarie, siamo sempre collegati e metteremo tutto
in bella vista.
Si può
comprare il vostro CD ai concerti per sostenervi e comunque in digitale è
disponibile.
Certo, l'abbiamo su tutte le varie
piattaforme, compreso Itunes, Spotify, Amazon… ovunque. Abbiamo avuto la gioia
di vederlo in vendita anche su Amazon Giappone, negli Stati uniti, questo
grazie al lavoro dei nostri due supereroi Vannuccio e Antonino, che stanno
lavorando in una maniera eccezionale.
Meno
male che c'è gente come loro che dà un grosso contributo a propagandare la
musica italiana nel mondo, per far venire fuori dei talenti. Non siete
ragazzini ventenni.
“Come no, venticinque anni [ride.
ndr]… più venti.”
Avete
una grande esperienza in quello che fate e si sente nella musica che proponete.
Il vostro album è fatto di 3-4 pezzi lunghi e poi delle brevi intermissioni
parlate.
Parlate soltanto l'inizio, sono
piccoli interludi in parte musicali. Considera che tutto nasce dal titolo, “Forme
libere”. Noi ci siamo trovati e detto fin dall'inizio… “noi non vogliamo
porci alcun tipo di limite”. Di nessun tipo, né strumentale né mentale:
suoniamo, vediamo quello che viene fuori dalle nostre improvvisazioni che
appena ci siamo incontrati son venute fuori. Abbiamo cominciato a tirare su dei
brani e alla fine della storia in pochissimo tempo, in sei mesi provando una
volta alla settimana, abbiamo tirato giù il disco e in quattro giorni di studio
l'abbiamo registrato, quindi è un disco quasi live, pochissime sovraincisioni,
è un disco tra virgolette “vero”, perché è suonato tutto con strumenti. Non che
ci sia un male a usare l'elettronica o cose del genere, però l'abbiamo suonato
tutto dall'inizio alla fine e siamo felici, con questo mantra di “Forme
libere” che ci ha portato fino alla fine. Tra l'altro non so se hai notato
la copertina spettacolare è un dipinto di Jacopo, il batterista, che ha fatto
lui olio su tela e rappresenta proprio l'idea delle forme libere, l'idea che
non ci debba essere per forza qualcosa di pre concettualmente stabilito. Noi
siamo partiti, esprimiamo le nostre sensazioni e ci siamo, secondo me secondo
noi, riusciti. A questo punto anche secondo molte persone, stiamo vedendo che
le opinioni son tutte molto positive, ripeto, oltre le nostre aspettative.
Ringraziamo ancora Vannuccio Zanella perché veramente ci ha creduto fin
dall'inizio.
E ci ha
visto veramente giusto. Infatti basta vedervi in concerto per sentire veramente
un suono caldo e potente. Tre persone che dimostrano cosa si può fare senza chitarra
e senza voce. Ecco perché ELP.
Guarda, tra l'altro la
considerazione che fanno molte persone quando sentono il disco e poi dal vivo è
proprio questa… “dal vivo date molto di più, siete molto più caldi, più
carichi”. Dal vivo riusciamo a rendere molto di più, c'è impatto grazie
anche alla parte ritmica, abbiamo Jacopo che è potentissimo e Alfonso che è
bravissimo. Già partire con una base ritmica così, per me è un divertimento
suonare sopra loro. E io ci ricamo sopra,
mi muovo su quel seggiolino dietro a tutte le tastiere, tutte rigorosamente in
tempo reale, quello che senti è suonato, non c'è nessun trucco, nei limiti
della mia tecnica.
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