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sabato 4 marzo 2023

BLAINE L. REININGER-“Ocean Planet”, di Andrea Pintelli


BLAINE L. REININGER-“Ocean Planet”

Di Andrea Pintelli


Grande notizia: Blaine L. Reininger, co-fondatore dei seminali Tuxedomoon, è entrato a far parte della scuderia della benemerita Dark Companion Records. Un bel colpo per Max Marchini, deus ex machina dell’etichetta discografica.

Il 4 marzo è uscito “Ocean Planet”, nuovo lavoro per Reininger, cantante, polistrumentista (chitarrista, violinista, ecc.), compositore dall’inusuale, immensa, profonda creatività; basta guardare anche alla sua prolifica carriera solista in tema di prodotti propri, colonne sonore, collaborazioni con altri artisti, oltre che da ottimo attore. Questo disco,  composto da 12 tracce, è un sublime viaggio introspettivo con cui l’autore si misura, dando all’atmosfera dell’opera una connotazione intensa e particolarmente intima. Come potete vedere dalla copertina sopra riportata, questo dipinto è stato realizzato dalla moglie Maria Panourgia, con la quale vive ad Atene. È proprio in questa città che Reininger ha scritto, registrato e mixato l’intero album, poi masterizzato da Alberto Callegari all’Elfo Studio di Tavernago (PC).

La maggior parte delle canzoni è stata realizzata per questo disco, mentre altre erano originariamente destinate ad altri usi, come scrive l’autore americano nel libretto allegato al cd: ”Shelley Hellas” utilizza un testo tratto da un poema epico di Percy Bysse Shelley chiamato “Hellas”. È stato commissionato per un progetto presso il Centro Culturale Stavros Niarchos di Atene, intitolato “A Song for Greece”. †”Bones” utilizza citazioni da un testo di Samuel Beckett, commissionato per un progetto teatrale greco. ‡ “Ocean Planet” e “Incantations” sono stati utilizzati in una produzione per il Teatro Nazionale Greco di “Troilus and Cressida” di Shakespeare diretto da mia moglie, Maria Panourgia. § "Iris" è stato utilizzato in una produzione greca di "The Misunderstanding" di Albert Camus diretta da Yannis Houvarda.”

Blaine apre con “Ocean Planet”, dove la pace trova casa e regna sovrana, in un compendio di suoni liquidi che si fanno sensazioni ed effusioni. “Obscured”, pianistica e notabile, si fa carico degli echi interiori per riproporli in chiave privata, cioè arriva solo a chi può capire di cuore. Poetica, ma mai leziosa, anzi. In “Shelley Hellas” sentiamo finalmente la voce di Leininger, ed è un piacere, tant’è espressiva e carica di significati. Accompagnata da un tappeto di tastiere, appare come e più di uno strumento musicale aggiuntivo. Il tocco di chitarra è la classica ciliegina sulla torta. “Firefly” ripropone le radici sonore del nostro, quand’era abituato a stupire gli ascoltatori con la sua sintesi di futuro scritto sul pentagramma. Leggermente noise, ma soavemente misteriosa, utilizza percussioni sintetiche per lasciare protagoniste le altre parti. “Bis Gems”: quasi una messa pagana recitata oggigiorno, musicata da un lampo di sogno che Leininger è riuscito a catturare. Un’ode all’incognito. “Parc de la Villete (Another Fine Messiaen)” e siamo agli albori della musica moderna, di cui proprio Messiaen fu uno degli inventori, dove la melodia veniva destrutturata, quando il sentore era la non figura di spicco. Un omaggio alla Parigi degli anni folli, quando la vita veniva vissuta senza lasciare una briciola di tempo perso (o spazio vuoto). Anche Kiki avrebbe apprezzato. “Pluie en Bas” parte dal rumore dell’onda, per poi virare su registri più gravi, a rappresentare ambiti non sicuri, ma scrutabili per desiderio di comprensione. Avventurarsi nel proprio io, a volte, porta ad aprire cancelli che non avremmo mai più voluto varcare. Esistono i fiori, esistono le spine, e i ricordi possono essere schiaffi anche a distanza di anni. “Bones” è un racconto declamato dalla voce baritonale di Blaine, di sicura presa, di grande efficacia. Pianoforte minimalista a sottolineare la carica comunicativa che ne deriva, che si fa coro di sée stessa. Una meraviglia che come arriva, se ne va sui suoi stessi passi. “Incantations”, a dispetto del titolo del disco, è desertica. La chitarra vibrata non fa altro che donare incisività a quest’immagine, quasi fosse un quadro vivente. Non sempre l’avanguardia allontana l’armonia, talvolta l’abbraccia. “Slightly Rusted” sarebbe perfetta per un film noir in bianco e nero, tanto è enigmatica e oscura. Si dipana su più livelli, usando i chiaroscuri come fosse gioco. “Iris”, magnifica nella sua intollerabile claustrofobia, è innovativa e tremenda. Non lascia sereni, ma spinge a riflettere: o lo si fa, o non se ne esce. “Un Giro”, ultima traccia, o ultima immagine, chiude in maniera malinconicamente lirica questo lavoro, che è oggettivamente ispirato e fecondo, come tutta la carriera di Blaine L. Reininger. Lo attendiamo sui palchi italiani, speriamo presto, visto che siamo vicini di casa…


Tracklist:

01. Ocean Planet ‡

02. Obscured

03. Shelley Hellas*

04. Firefly

05. Bis Gems

06. Parc de la Villette (Another Fine Messiaen)

07. Pluie en Bas

08. Bones †

09. Incantations ‡

10. Slightly Rusty

11. Iris §

12. Un Giro


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