E venne la serata degli Osanna in quel del Club Il Giardino, sempre per la rassegna di musica progressiva.
Doverosa citazione a chi li ha preceduti sul proscenio del
locale di Lugagnano, ai "locali" Astrolabio. Nati dalle ceneri dei vecchi
Elettrosmog, fecero parlare di sé e ricevettero ottimi riscontri dalla critica con
un album autoprodotto pubblicato nel 2006 dal titolo Monologando. Tre membri di quella formazione -Michele Antonelli (voce,
chitarra e flauto), Massimo Babbi (tastiere) e Alessandro Pontone (batteria), aggiungendo
Paolo Iemmi (basso)- hanno pubblicato recentemente un album dal titolo L'isolamento Dei Numeri Pari. Forti del loro sound essenziale e immediato, hanno
degnamente preceduto il, sestetto napoletano suonando alcuni pezzi dal loro
lavoro, tra cui spiccano E' Stato Detto
Tutto e Sono Io O Sono Te?. Propongono un paio di brani inediti e una loro
reinterpretazione di una vecchia hit dei Ribelli, Pugni Chiusi. Applausi finali meritati.
Il tempo di sgombrare il palco ed entrano in scena gli Osanna
del carismatico Lino Vairetti (voce e chitarra), con Gennaro Barba (batteria),
Sasà Priore (tastiere), Nello D'Anna (basso), Pasquale Capobianco (chitarra) e
Irvin Luca Vairetti (voce e sinth). E' inutile dire che quando sono di scena al
Giardino (ormai sono di casa, visti i concerti degli anni scorsi), riscuotono
calore ed entusiasmo, ogni volta di più, dal folto pubblico presente in sala.
La loro verve, il loro miscuglio di progressive e napoletanità in un sound
sempre tirato, fa di loro una delle migliori band del panorama nazionale. Il
loro é un concerto antologico senza soluzione di continuità, suonato ai
consueti volumi, senza che il suono ne risulti penalizzato. Mirror Train, Oro Caldo, L'Amore Vincerà Di
Nuovo suonate in un medley in cui risalta lo straordinario sincronismo del
sestetto, con Capobianco che dà saggio della sua maestria negli assoli con la
sei corde. Vairetti non ha perso nulla dal passato, anzi, con la sua voce calda
e mai tentennante per tutto il concerto, supportato a dovere dal figlio Irvin.
Barba e D'Anna sono degli autentici martelli nella "zona" ritmica,
mentre Priore ci delizia coi suoi tappeti di note. Vado Verso Una Meta precede i due pezzi cantati in napoletano, Ce Vulesse e A Zingara, dall'album del 1978,
molto bello e anche molto sottovalutato nel recente passato, con potenti
e melodiose timbriche jazz rock. Santa
Lucia, Anni Di Piombo e Palepolitana, brani recentissimi
chiudono la prima parte del concerto. Dopo una breve pausa si riprende con un
doveroso tributo ai vecchi componenti della band, citati da Vairetti. Alle
spalle della band, un vecchio filmato risalente agli anni '70, ci porta
indietro nel tempo, con Arbore che chiede delucidazioni sul particolare modo di
suonare il flauto di Elio D'Anna, e sul vecchio riff di chitarra di Rustici
parte Non Sei Vissuto Mai. Preludio, Variazioni e la fantastica There
Will Be Time, scatenano l'entusiasmo in sala dove gli applausi si sprecano.
Tiratissima Everybody's Gonna See You Die.
Fuje A' Chistu Paese dà l'opportunità
a Lino Vairetti di presentare al pubblico la band per ulteriori e scroscianti
applausi, con un accenno di blues. Data l'ora, ci sarà un solo bis, ma
significativo. Una dedica ricordo a Francesco Di Giacomo, con la celeberrima Non Mi Rompete, con un breve accenno sulle
stesse note de Il Banchetto della
PFM. Tutti in piedi ad osannare, é il caso di dirlo, la band napoletana, con la
promessa di ritornare a fine anno per presentare in anteprima il previsto
doppio album che uscirà probabilmente in autunno. Una grande serata di musica.
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