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lunedì 10 aprile 2017

Astrolabio - "I paralumi della ragione", di Evandro Piantelli


ASTROLABIO – I PARALUMI DELLA RAGIONE (2017)
di Evandro Piantelli



Mi sono accostato a questo lavoro con molta curiosità perché il nome di questo gruppo ridesta in me il piacevolissimo ricordo di Bambi Fossati e i Garybaldi, di un palco montato vicino alla spiaggia e di un concerto indimenticabile che è cominciato, appunto, con il brano che occupa l'intera prima facciata di “Astrolabio” (Madre di cose perdute).
Ma bando alle emozioni personali che affiorano dal passato, siamo qui per parlare di un gruppo e di un album fortemente inseriti nel presente musicale e sociale.
Gli Astrolabio sono nati a Verona nel 2009 e nel corso degli ultimi anni hanno avuto un'intensa attività concertistica a cui si è affiancata la pubblicazione di due lavori dal vivo, di un'autoproduzione (Temperato Demo(dè) del 2012) e di un album d'esordio, L'isolamento dei numeri pari, uscito nel 2014).
All'inizio del 2017 la band ha pubblicato per la Lizard Records I paralumi della ragione, un lavoro interessante sotto diversi punti di vista. Infatti il disco, pur inserendosi senza problemi nel filone del rock progressivo, non si adagia su sonorità già sentite, ma cerca nuove strade e, soprattutto, propone testi fortemente legati all'attualità. Ma andiamo con ordine.
Il primo brano, Dormiveglia #1 (Black), è un'introduzione di chitarra acustica di 45” che ci fa entrare nell'atmosfera del disco e costituisce il preludio al brano successivo, Nuovo evo. Qui le cose si fanno decisamente elettriche e progressive, con un testo che è una feroce critica dell'attuale società, senza risparmiare nessuno (politici, sindacati, banche, istituzioni europee, ecc.)
Si prosegue con le atmosfere jazz rock di Una cosa, un pezzo difficilmente catalogabile, nel quale musica e parole cercano di raccontare, non senza ironia, di un artista in cerca di ispirazione e, soprattutto, di collocazione. La canzone è collegata alla seguente, che si intitola Pubblico impiego, forse il brano più “politico” dell'album. Infatti qui si narra della metamorfosi di un uomo che il lavoro routinario al servizio dello Stato ha trasformato in un burocrate, un essere informe incapace di pensare con la propria testa. Il testo del brano è forte e, anche se non troverà consensi unanimi tra chi lavora per la P.A., ci fa comunque riflettere (e non è poco). La musica del brano è ossessiva, dominata dalle tastiere in cui si inseriscono il flauto e la chitarra elettrica.
La successiva Arte (fatto) è un pezzo dolce che ci parla dei dubbi di un artista, sospeso tra creatività e profitto economico. Un brano dal gusto amaro, in cui sicuramente si riconosceranno molti musicisti, non solo del circuito prog.
Otto oche ottuse è un brano strumentale con dei vocalizzi che mi ricordano certe cose degli Area e con un flauto che piacerebbe al buon Andy Latimer.
Con La Casa di Davide si torna a parlare della realtà, questa volta internazionale. Infatti il pezzo, di oltre dieci minuti di durata, ci descrive la Palestina e la guerra infinita che affligge da tanti anni quella terra bella e sfortunata (definita “... Avamposto finanziario nella terra del petrolio...”). Il brano è vario e articolato, con il basso sempre in bella evidenza, un grande lavoro di tastiere e un testo azzeccato che descrive benissimo quella situazione. In poche parole uno dei momenti più alti in un lavoro, comunque, ottimo.
Sui muri descrive la quotidianità vista con gli occhi di un ragno. In questo brano le tastiere hanno un grande rilievo, ma anche il cantato non è da meno. Un pezzo dal grande impatto sonoro e sicuramente uno dei brani che dal vivo risulteranno più coinvolgenti.
Dormiveglia #2 (Bird) è un altro breve brano acustico che conclude il disco e che, accoppiato al pezzo di apertura, offre un omaggio ad un gruppo storico del rock, cioè The Beatles (Black+Bird risulta infatti Blackbird, uno dei brani più famosi dei Fab Four).
Alla fine dell'ascolto di “I paralumi della ragione”, si può solo dire bene del lavoro degli Astrolabio. Si tratta di un disco di rock progressivo moderno, dove i musicisti sono alla continua ricerca di nuove sonorità, con testi quanto mai attuali, che fanno riflettere l'ascoltatore.
Mi piacerebbe vederli dal vivo, per testare se riescono a fornire lo stesso impatto sonoro e le stesse emozioni.
Terminiamo questa recensione con i nomi dei componenti degli Astrolabio: Michele Antonelli – voce, chitarra e flauto traverso, Alessandro Pontone – batteria, Paolo Iemmi – voce e basso e Massimo Babbi - tastiere.




1 commento:

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