Mi
sono accostato a questo lavoro con molta curiosità perché il nome
di questo gruppo ridesta in me il piacevolissimo ricordo di Bambi
Fossati e i Garybaldi, di un palco montato vicino alla spiaggia e
di un concerto indimenticabile che è cominciato, appunto, con il
brano che occupa l'intera prima facciata di “Astrolabio” (Madre
di cose perdute).
Ma
bando alle emozioni personali che affiorano dal passato, siamo qui
per parlare di un gruppo e di un album fortemente inseriti nel
presente musicale e sociale.
Gli
Astrolabio sono nati a Verona nel
2009 e nel corso degli ultimi anni hanno avuto un'intensa attività
concertistica a cui si è affiancata la pubblicazione di due lavori
dal vivo, di un'autoproduzione (Temperato Demo(dè) del 2012)
e di un album d'esordio, L'isolamento dei numeri pari, uscito
nel 2014).
All'inizio
del 2017 la band ha pubblicato per la Lizard Records “I
paralumi della ragione”, un lavoro
interessante sotto diversi punti di vista. Infatti il disco, pur
inserendosi senza problemi nel filone del rock progressivo, non si
adagia su sonorità già sentite, ma cerca nuove strade e,
soprattutto, propone testi fortemente legati all'attualità. Ma
andiamo con ordine.
Il
primo brano, Dormiveglia #1 (Black),
è un'introduzione di chitarra acustica di 45” che ci fa entrare
nell'atmosfera del disco e costituisce il preludio al brano
successivo, Nuovo evo. Qui le cose si fanno decisamente
elettriche e progressive, con un testo che è una feroce critica
dell'attuale società, senza risparmiare nessuno (politici,
sindacati, banche, istituzioni europee, ecc.)
Si
prosegue con le atmosfere jazz rock di Una cosa, un
pezzo difficilmente catalogabile, nel quale musica e parole cercano
di raccontare, non senza ironia, di un artista in cerca di
ispirazione e, soprattutto, di collocazione. La canzone è collegata
alla seguente, che si intitola Pubblico impiego,
forse il brano più “politico”
dell'album. Infatti qui si narra della metamorfosi di un uomo che il
lavoro routinario al servizio dello Stato ha trasformato in un
burocrate, un essere informe incapace di pensare con la propria
testa. Il testo del brano è forte e, anche se non troverà consensi
unanimi tra chi lavora per la P.A., ci fa comunque riflettere (e non
è poco). La musica del brano è ossessiva, dominata dalle tastiere
in cui si inseriscono il flauto e la chitarra elettrica.
La
successiva Arte (fatto)
è un pezzo dolce che ci parla dei dubbi di un artista, sospeso tra
creatività e profitto economico. Un brano dal gusto amaro, in cui
sicuramente si riconosceranno molti musicisti, non solo del circuito
prog.
Otto
oche ottuse è un brano
strumentale con dei vocalizzi che mi ricordano certe cose degli Area
e con un flauto che piacerebbe al buon Andy Latimer.
Con
La Casa di Davide
si torna a parlare della realtà, questa volta internazionale.
Infatti il pezzo, di oltre dieci minuti di durata, ci descrive la
Palestina e la guerra infinita che affligge da tanti anni quella
terra bella e sfortunata (definita “...
Avamposto finanziario nella terra del petrolio...”).
Il brano è vario e articolato, con il basso sempre in bella
evidenza, un grande lavoro di tastiere e un testo azzeccato che
descrive benissimo quella situazione. In poche parole uno dei momenti
più alti in un lavoro, comunque, ottimo.
Sui
muri descrive la
quotidianità vista con gli occhi di un ragno. In questo brano le
tastiere hanno un grande rilievo, ma anche il cantato non è da meno.
Un pezzo dal grande impatto sonoro e sicuramente uno dei brani che
dal vivo risulteranno più coinvolgenti.
Dormiveglia
#2 (Bird) è un altro breve
brano acustico che conclude
il disco e che, accoppiato al pezzo di apertura, offre un omaggio ad
un gruppo storico del rock, cioè The
Beatles (Black+Bird
risulta infatti Blackbird,
uno dei brani più famosi dei Fab Four).
Alla
fine dell'ascolto di “I
paralumi della ragione”,
si può solo dire bene del lavoro degli Astrolabio. Si tratta di un
disco di rock progressivo moderno, dove i musicisti sono alla
continua ricerca di nuove sonorità, con testi quanto mai attuali, che
fanno riflettere l'ascoltatore.
Mi
piacerebbe vederli dal vivo, per testare se riescono a fornire lo
stesso impatto sonoro e le stesse emozioni.
Terminiamo
questa recensione con i nomi dei componenti degli Astrolabio:
Michele Antonelli –
voce, chitarra e flauto traverso, Alessandro Pontone –
batteria, Paolo Iemmi
– voce e basso e Massimo Babbi
- tastiere.
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