(2016)
di Alberto Sgarlato
Recensione già presente su MAT2020 di febbraio
È uscito da poco Creature selvagge, l’album di esordio di La Stanza di Greta, un nome che in realtà da
diverso tempo sta animando la cultura musicale soprattutto del Nord-Ovest
italiano. Questi quattro torinesi sono davvero fuori dagli schemi: impossibile
ingabbiarli in un genere, ma persino in un concetto stesso di band. A
cominciare dal fatto che loro, appunto, non si definiscono un gruppo ma un
“collettivo musicale”. Anche i ruoli sono in continua evoluzione: i musicisti
de La Stanza di Greta rifuggono i canoni del classico gruppo rock
chitarra/tastiere/basso/batteria per cimentarsi invece, a rotazione, su
percussioni intonate, strumenti a corde inconsueti, attrezzi industriali…
Da tutta questa indomabile
creatività nasce questo album, altrettanto imprevedibile: la title-track ha un
incedere che potrebbe quasi sembrare la base strumentale di una versione
alternativa di “Heroes” di Bowie, sulla quale però si innesca un cantato che fa
pensare alla musica di protesta di personaggi ormai leggendari come Paolo
Pietrangeli o Pierangelo Bertoli, ma filtrato attraverso una voce soave che
evoca persino Aldo Tagliapietra in certe sfumature. “4-4-2” è una toccante
filastrocca dolceamara dedicata ai ricordi di infanzia, che potrebbe essere “il
lato oscuro” di “Odore di colla bianca” de la Locanda delle Fate. Le atmosfere
quasi western di “Lisa” descrivono una persona decisamente fuori dagli schemi
usando metafore musicali, solo da alcune strofe (il riferimento al fratello
Bart) capiamo che la protagonista della canzone è la bambina de “I Simpson”! I
testi de La Stanza di Greta son così, sono spiazzanti, e valgono, se possibile,
ancor più della musica: mischiano cultura e sottocultura, politica e
letteratura, poesia del quotidiano e cartoni animati, ma spesso lo fanno in
modo estremamente criptico, non basta interpretarli, bisogna proprio entrarci
dentro. Come “Erri”, brano dedicato allo scrittore Erri De Luca (che ha
collaborato anche con la band). Brani come “Camarade Gagarine” o “Vita di
Galileo” rivelano fin dal titolo che qui non siamo di fronte alla classica
iconografia pop di “Sole/cuore/amore”, qui c’è qualcosa di più.
La Stanza di Greta è veramente
una band senza compromessi, è un “prendere o lasciare” molto esplicito: o
accettate di affrontare questi arpeggi di corde ostinati, percussivi,
corrosivi, i contrabbassi stridenti, le melodie sgangherate di certe
fisarmoniche, la prepotenza di questi supporti ritmici così penetranti, questi
testi così imprevedibili, o li respingerete. Ma se accettate di entrare in
questa Stanza ne verrete irrimediabilmente fagocitati.
Lastanzadigreta nasce per caso nel 2009, in occasione di un’iniziativa di
solidarietà, dall’incontro di cinque musicisti torinesi già attivi con diverse
formazioni.
Il primo risultato
tangibile è un pugno di canzoni originali. Una delle prime uscite pubbliche è
del 2010: il gruppo partecipa al Greenage Festival alla Maison Musique di
Rivoli (TO), ottenendo una menzione speciale per “l’originalità dell’organico
strumentale”. Seguono concerti in moltissimi festival e locali del nord Italia,
fra cui due inviti al MEI. Nel settembre 2013 arriva la vittoria al premio
nazionale Lanterne Rock per la canzone d’autore.
Il primo EP, del 2012,
si intitola Lato a e contiene
cinque canzoni registrate in proprio. Esce in tiratura limitata di 300 copie
numerate. Segue nel 2014 Lato b,
registrato dal vivo al Diavolo Rosso di Asti, pubblicato da Tam Tam Production
in digitale e – ancora – in 300 copie numerate. La copertina di entrambi i
dischi è frutto della collaborazione con l’illustratrice Cinzia Ghigliano.
Nel frattempo, lastanzadigreta si esibisce su numerosi palchi, in apertura a diversi artisti e con serate proprie. Comincia la collaborazione con gli Yo Yo Mundi, che culmina con la decisione da parte del gruppo di produrre, attraverso la propria etichetta – la storica Sciopero Records – il disco d’esordio del collettivo torinese. Il lavoro su Creature selvagge, avviato nel 2014, giunge a termine nell’autunno del 2016 con la pubblicazione del disco, distribuito in Italia da Self. Negli stessi mesi, lastanzadigreta è finalista al premio L’artista che non c’era.
Nel frattempo, lastanzadigreta si esibisce su numerosi palchi, in apertura a diversi artisti e con serate proprie. Comincia la collaborazione con gli Yo Yo Mundi, che culmina con la decisione da parte del gruppo di produrre, attraverso la propria etichetta – la storica Sciopero Records – il disco d’esordio del collettivo torinese. Il lavoro su Creature selvagge, avviato nel 2014, giunge a termine nell’autunno del 2016 con la pubblicazione del disco, distribuito in Italia da Self. Negli stessi mesi, lastanzadigreta è finalista al premio L’artista che non c’era.
Da sempre
lastanzadigreta alterna i concerti all’attività teatrale, in collaborazione con
la compagnia Arno Klein e l’attrice Marlen Pizzo: vengono prodotti, fra gli
altri, gli spettacoli Già l’ora suonò,
commissionato dal Comune di San Mauro Torinese per i 150 anni dell’Unità
d’Italia; Come l’allodola, basato sul
romanzo di Marco Tomatis e Loredana Frescura Ho attraversato il mare a piedi (Mondadori), sulla vita di Anita
Garibaldi; e Se mancasse la corrente,
spettacolo unplugged di soli strumenti giocattolo e autocostruiti, e altri
ancora.
Grazie al lavoro del
marimbista e percussionista Alan Brunetta, lastanzadigreta arriva anche al
cinema, con la colonna sonora del film The
Repairman, opera prima del regista Paolo Mitton, che gira i festival di
tutto il mondo viene distribuito nei cinema italiani nel 2015.
Dal 2011, lastanzadigreta affianca l’attività musicale con
la didattica, attraverso l’associazione culturale altreArti e il suo progetto JAM: una concezione didattica
diversa, “leggera” e rock, che mette al centro la pratica strumentale e
l’esperienza della musica d’assieme come percorso di crescita artistica e
personale.
lastanzadigreta
[canzoni pop in metallo e legno massello]
è
Leonardo Laviano: voce, chitarra acustica
e classica
Alan Brunetta: marimba, bidoni,
percussioni, piano rhodes
Jacopo Tomatis: mandolino elettrico,
banjolino, clavietta basso, glockenspiel, synth, harmonium
Flavio Rubatto: percussioni,
didjeridoo, farfisa, piano rhodes, theremin
+ Dario Mecca Aleina:
produzione e fonica
Viva la musica bambina e democratica!
Nessun commento:
Posta un commento