Jenny Sorrenti - Prog
explosion and other stories
Di Max
Rock Polis
Per
capire di chi stiamo parlano, mettiamo subito i puntini sulle i, anzi sulle j: Jenny Sorrenti
è considerata, a ragione, una delle voci più belle del panorama canoro italiano
tout court.
Se
per questo vi sta venendo in mente di fare un raffronto di popolarità tra lei e
le prime 4-5 pop star che conoscete, vi faccio notare che vi siete già risposti
da soli: Jenny non fa musica Pop, o per lo meno non la fa da quando il suo
genere, il Progressive, non è più chiamato semplicemente “Pop”.
Per
gli appassionati di certa musica, ma non solo, sentirla e vederla cantare sono
dei semplici e naturali motivi che
portano ad innamorarsi di lei e delle sue canzoni. La sua è una miscela di
potenza vocale, lirica, teatralità e sensualità, unita ad una musica suonata
veramente con maestria dal quartetto napoletano dei Saint Just che la
accompagna fedelmente, composto da Giuseppe Spinelli alla chitarra, Dario
Spinelli al basso, Davide Ferrante alla batteria e Giuseppe Mazzillo
alle tastiere. Ma vederla dal vivo, nonostante tutto, purtroppo rimane quasi un
privilegio destinato a pochi. Invece sentirla sul suo ultimo CD è facilmente
accessibile a chiunque.
Non
faremo molti discorsi sulla lunga, sofferta e articolata carriera della Dama
del Prog anglo napoletana. Dopo essersi occupata anche di musica celtica e
medievale, negli anni '10 ha rifondato i Saint Just con persone diverse
rispetto agli esordi e nel 2011 ha fatto uscire con loro l'ottimo “Prog explosion”,
solo in vinile, in qualche centinaio di copie.
Per
arrivare ai giorni nostri per lei c'è ancora una piccola rivoluzione, perché
altri giovani validissimi musicisti napoletani le si sono uniti per questo
album del 2018, “Prog explosion and other stories”, che è un'opera
di quattro pezzi arricchita dalla riedizione in CD del suo album precedente.
“Il
fiume inondò” è una sorta di poesia apocalittica, scritta da Jenny quando
aveva appena 15 anni e si faceva chiamare Jane, che parla del nostro pianeta
che smette di essere nostra madre, ci rinnega come figli e ci elimina, facendo
poi rinascere tutte le altre creature che noi abbiamo sottomesso. Quel destino
è forse meritato, ma è apocalittica, terribile e mette i brividi , anche perché
la canzone è composta e suonata benissimo nei suoi oltre 8 minuti di durata.
“Sienteme”
colpisce forte dal primo ascolto, e non solo per il duetto di vera classe col
fratello Alan Sorrenti, originario autore della canzone, quanto per quelle 11
note del refrain: ta-na ta-na ta-na ta-nananana... È davvero facile
ritrovarsele che girano in testa e cantarle.
“E
poi d'inverno” è intensa, sofferta, emozionale, emozionante, poesia
sognante ottimamente suonata e cantata. È stata dedicata a Frieda Kahlo, la
famosa artista messicana dalla vita sfortunata, la cui vita si intreccia
benissimo con il mood del brano.
“Vorrei
incontrarti” è l'ultima delle quattro, anche questa scritta da Alan, un bel
duetto romantico, ancora di classe e di qualità, ancora una chicca da gustare
prima di “Prog explosion”.
Le
altre tracce del disco del 2011 sono tutte ben curate, molto sentite e
ispirate, dove la voce di Jenny ha modo di spaziare su registri e melodie che
non lasciano mai indifferenti, tra continue variazioni di ritmo e atmosfera,
quasi a sottolineare l'irrequietezza d'animo dell'artista. La band, i Saint
Just di 7 anni fa in formazione completamente diversa (Elio Cassarà
chitarra, Ernesto Vitolo tastiere, Vittorio Pepe basso e Marcello Vento
batteria), la segue sempre con attenzione, capacità e grinta.
“Il
cercatore” fa subito capire cosa ci aspetterà nel resto del CD: energia,
poesia, dinamismo e la voce della Sorrenti alta e lirica, imperdibile nel
duetto quasi scat col chitarrista. A dire il vero si sentono anche le influenze
celtiche degli studi di lei.
“Depressione
cosciente” è un'altra piccola opera sospesa nell'aria trattenuta sulle
corde vocali di Jenny, che spazia altissima tra chitarra e tastiera alternando
abilmente testi in inglese, italiano e napoletano. Sono altri sette minuti e
oltre di convincente varietà Progressiva.
Dopo
una piccola perla “Ad occhi aperti” ci sono “Ai bordi” e “Giganti”,
di diverse atmosfere ma sempre ricercate e in linea con le sonorità fin qui
apprezzate.
Alla
fine troviamo “Fuga da ogni gabbia”, che dopo un'introduzione
orientaleggiante e percussiva e i vocalizzi di Jenny parte decisa per regalarci
gli ultimi otto minuti di incroci strumentali e vocali, con la presenza in
multi traccia stereo della Dama inframmezzata dalla voce inconfondibile di
Francesco Di Giacomo. In fondo sembra quasi un brano che voglia continuare
all'infinito, sospeso tra i piatti della batteria, le risate di lei e le parole
di lui.
Questa
che hanno fin qui percorso Jenny Sorrenti e i Saint Just per noi
è un'ottima strada per l'evoluzione del Prog italiano, che si svincola dagli
stilemi classici anglosassoni degli anni '70 con la commistione, la
contaminazione tra Prog, Cantautorato, Rock e Folk. C'è anche un certo lirismo,
viste le grandissime, sorprendenti capacità di Jenny, che dopo oltre 45 anni di
carriera ci regala ancora queste architetture sonore. Potete pensarla come
volete sulle canzoni, ma sulla potenza, bellezza e versatilità della sua
vocalità non si può non essere d'accordo.
Sorrenti
è tornata decisamente al suo primo amore, dopo essersi arricchita di altri
colori, e il nostro migliore augurio è che sappia e possa proseguire su questa
strada, dipingendola con tutta la tavolozza oggi a sua disposizione.
Jenny Sorrenti - Prog explosion and other stories
01 Il Fiume Inondò
02 Sienteme
03 E poi d'inverno… ( a Frida Kahlo)
04 Vorrei Incontrarti
05 Il Cercatore
06 Depressione Cosciente
07 Ad Occhi Aperti (dopo Morfeo)
08 Ai Bordi
09 Giganti
10 Fuga Da Ogni Gabbia/Prog Explosion
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