GOBLIN-"FOUR OF A KIND"
(Black Widow Records)
Di Luca Nappo
Articolo già apparso sul numero di dicembre di MAT2020
La storia dei Goblin è ricca di grandi album che ne hanno fatto uno dei gruppi
più amati nel nostro paese ma ancora di più all'estero.
Il mondo delle colonne sonore legate
principalmente all'opera del maestro del brivido Dario Argento li ha resi
famosi ma anche un pò ghettizzati nel genere, rimanendo ai margini di quel
filone del nostro progressive in cui meritano, in realtà, un posto di sicuro
rilievo, tanto quanto altri gruppi storici.
Purtroppo la loro storia è anche
contraddistinta da scioglimenti, reunion e divisioni in varie formazioni
(sopratutto negli ultimi anni) che hanno spiazzato e confuso gli stessi fans
devoti.
“Four
Of A Kind” è un nuovo capitolo della storia dei Goblin, originariamente
pubblicato dalla label indipendente BackToTheFudda nel 2015 ma ristampato in
questo 2017 dalla nostra attenta etichetta Black Widow in cd ed impreziosito da
una bonus track (l'esecuzione di "Goblin" da Roller tratta dal tour
in USA nel 2014).
Per evitare equivoci, questo lavoro vede
protagonisti in pratica tutti i Goblin storici ad esclusione di Claudio
Simonetti (impegnato già da tempo con i Claudio Simonetti’s Goblin e in
altri progetti) e quindi presenta la line-up con Massimo Morante (chitarra), Agostino
Marangolo (batteria), Fabio Pignatelli (basso e autore di buona parte dei
brani) e Maurizio Guarini (tastiere) con l'espediente
del numero 4 nel logo per evitare problemi
legali sul marchio usato.
A nove anni di distanza dal precedente
“Back To The Goblin”, la stessa formazione prosegue un discorso musicale che
sicuramente recupera le sinistre caratteristiche del Goblin sound ma gli otto
brani in scaletta mostrano anche elementi peculiari, esaltati dagli ottimi
musicisti presenti.
Esempi evidenti sono l'iniziale
"Uneven Times", dominata delle tastiere di Guarini e dal basso
pulsante di Pignatelli su un tappeto sonoro che non sfigurerebbe in un thriller
della nostra tradizione cinematografica, il tutto impreziosito del sax di
Antonio Marangolo, presente come special guest
mentre la celebrativa "In The Name Of
Goblin" e "Mousse Roll" (con l'inquietante uso del
bouzouki) ci riportano alle atmosfere di lavori seminali come "Profondo
Rosso" e "Suspiria" sia per la scelta dei suoni che per le
atmosfere create.
L'album prosegue con ottimi brani quali
"Bon Ton" e "Kingdom", quest'ultimo dall'incedere epico e
maestoso, ma è con "Dark blue(s)" che diventa assoluto protagonista
Morante, grazie al suo tocco delicato di chitarra che lo ha contraddistinto in
tutte le sue composizioni, relegando i suoi compagni di viaggio a momentanei
spettatori.
Con la successiva "Love &
Hate" ricompaiono sonorità più serrate (con un incipit che ricorda lo
strumentale YYZ del trio canadese dei Rush) per evolversi in atmosfere soffuse
ed intime in cui Guarini torna protagonista con il suo hammond ed un
tappeto di synth per terminare in passaggi meno rassicuranti.
L'album si conclude con 008, forse il
passaggio più prevedibile con il suo ritmo circolare condotto dalla sezione
ritmica Pignatelli-Marangolo e da un sostenuto e ripetuto riff di chitarra.
Impreziosito dall'affascinante cover art di
Sean Chappell, artista fantasioso che è riuscito perfettamente a ricreare il
messaggio dell’album, l'ascolto di questo nuovo capitolo della famiglia Goblin
è risultato molto convincente.
Sicuramente lontano dai capolavori del
passato, “Four Of A Kind” dimostra in ogni caso l'elevato livello compositivo
ed esecutivo dei musicisti presenti e sarebbe un peccato che passasse
inosservato.
Consigliato non solo ai Goblin fans.
Consigliato non solo ai Goblin fans.
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