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martedì 1 agosto 2023

Nick Mason all'Arena della Regina di Cattolica-Commento e reportage di Valerio Gabrielli

 


Quando ero adolescente 100 lire erano spesso una costante delle mie giornate.

100 lire erano l'incessante richiesta di giovani squattrinati che ti avvicinavano ai concerti con aria compassionevole dicendoti..."C'hai cento lire?"

100 lire nel 1972 erano però anche il mio quasi quotidiano investimento per ascoltare tre dischi nel juke-box della pizzeria Claudio di Castel Maggiore e le mie personali selezioni cadevano quasi sempre su Imagine di Lennon, Emozioni di Battisti, Gioco di bimba de Le Orme e l'immancabile One of these days dei Pink Floyd. Allora ero abbastanza acerbo per quanto riguarda la musica (e non solo) ma quest'ultimo pezzo aveva il potere di rapirmi ogni volta: con il suo ritmo ossessivo e ripetitivo, era al di fuori da tutto quello che avevo ascoltato fino a quel momento.

Un salto temporale di oltre cinquant'anni mi vede ora seduto su di una poltroncina all'Arena della Regina di Cattolica, da solo e senza amici al seguito per la prima volta nella storia delle mie esperienze di concerti. Sono le 21,10 e la prima nota violentissima del basso con eco mi colpisce dritto al cuore e da lì comincia quel pezzo che mi porto dentro da cinquant'anni e che non mi stanca mai. Con passo lento ma deciso conquistano il palco i vari musicisti e per ultimo Nick Mason, un quasi ottantenne che ha ancora una gran spinta. Guy Pratt, già bassista live dei Pink Floyd dopo l'abbandono di Waters ci dà dentro come un martello, Gary Kemp voce e chitarra, Lee Harris chitarra e Dom Beken alle tastiere completano la line-up.

Sound perfetto e impeccabile, con una lieve sovra-amplificazione della batteria, ma ci sta, Mason è la star della serata.

I pezzi che si susseguono sono un mix tra i primi Barrettiani Floyd non sempre travolgenti e alcuni masterpiece di incancellabile potenza emotiva. If, Atom Heart Mother, Set the controls for the heart of the sun, Astronomy domine ci fanno volare alto ma la mazzata finale arriva nella seconda parte del concerto con il ping di Echoes. Le mani si spelano, la pelle si fa d'oca e gli occhi si inumidiscono. Un capolavoro assoluto e Meedle rimane per me uno dei tre migliori dischi dei Floyd.

Il bis prevede See Emily Play, A Saucerful of Secrets e infine Bike, che non è propriamente un pezzo da tramandare ai nipotini, tanto che preferisco ascoltarlo mentre esco dall'Arena un po' in anticipo per evitare la calca e il traffico.

Tutto sommato un gran bello spettacolo che rivedrei di nuovo qualora ce ne fosse l'occasione. Avevo già visto due volte i Pink Floyd a Modena nel 1988 e nel 1994 ma sono concerti che non possono assolutamente essere paragonati. Produzioni mastodontiche ma soprattutto musiche di periodi diversi.

Mason & co bravi, bravissimi.




REPORTAGE FOTOGRAFICO













































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