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domenica 22 ottobre 2023

Valeria Caputo – “Habitat” - Commento di Alberto Sgarlato

 



Valeria Caputo – “Habitat” (2023) 

di Alberto Sgarlato


La cantautrice tarantina Valeria Caputo gode di un curriculum di tutto rispetto. Laureata in un percorso di studi legato alla musica elettronica al Conservatorio di Bologna e diplomata in musica interattiva per arti digitali al Centro di Alto Perfezionamento Musicale di Saluzzo (Cuneo), ha già esplorato nel suo passato i percorsi musicali più eclettici ed imprevedibili, spaziando dal folk della West Coast statunitense fino a tributare il songwriting raffinato di una artista come Joni Mitchell.

Con questo suo nuovo “Habitat”, terzo album in studio (oltre a un paio di colonne sonore e sonorizzazioni) e primo in lingua italiana, Valeria Caputo (che sovente si firma soltanto come Caputo) esplora molti dei territori suddetti e numerosi altri. In circa mezz’ora di ascolto, infatti la musicista di Taranto “sballotta” l’ascoltatore da situazioni più “convenzionali”, legate alla melodia e all’immediatezza del cantautorato, ad altre invece assolutamente spiazzanti, a base di ricerca sonora elettronica e di free-jazz.

Habitat” non è un concept-album, ma è piuttosto un disco con un fil rouge. Tema ricorrente è infatti quello della “casa”, ma casa può voler dire tantissime cose. E, infatti, le varie declinazioni di questo tema scorrono tra i vari brani dell’album.

Casa come oggetto-simbolo in una società capitalista, casa come appartenenza, casa come dolore nell’essere strappati talvolta dalle proprie radici (all’inizio di queste righe sono stati menzionati Taranto, Bologna, Cuneo, oggi Valeria vive da tempo a Forlì, quindi questi brani sono narrazioni di storie altrui ma anche proiezioni di un vissuto interiore).

Il nostro corpo è il “Tempio della nostra anima, ed ecco che quindi casa siamo noi stessi: il corpo raccontato dal punto di vista della donna, come in “La mia città che sull’acqua brucia”, o “Mel”, brano dedicato alla compositrice Mélanie-Hélène Bonis, costretta nella sua vita artistica a cavallo tra Ottocento e Novecento a ricorrere a pseudonimi pur di far conoscere le proprie composizioni in un ambiente decisamente maschilista. Il nostro pianeta è la nostra casa, quindi non mancano chiari riferimenti ambientalisti.

Circa mezz’ora di musica, dicevamo, che si apre con “Ma quale casa?” e la memoria vola subito al Franco Battiato degli esordi o al Claudio Rocchi del suo periodo meno acustico e più sperimentale: effetti sonori di cicale e di passi, legno e cigolii ci accompagnano verso ronzii cupi di sintetizzatore. Voci recitate dal tono rassicurante leggono annunci immobiliari o testi di spot pubblicitari di prodotti igienici; le voci e i loro campionamenti “rimbalzano” da una parte all’altra dello spettro audio, da destra a sinistra delle vostre casse o cuffie, mentre in lontananza si percepisce appena per un secondo la melodia di “Era una casa molto carina…”

Meno di due minuti per “Vieni”, delizioso acquerello acustico affidato a una chitarra fingerpicking e al pianoforte, tra atmosfere quasi brasiliane, ma anche in parte assimilabile ai linguaggi di artiste come Cat Power o Cocorosie.

La “malinconia brasiliana” della traccia precedente diventa ancora più forte in “La mia città che sull’acqua brucia”; le strofe “se avessi saputo di questo grembo vuoto…” pongono l’accento su un tema ancora oggi visto come un tabù nella società, quello della non fertilità della donna, al punto che il coro conclusivo si trasforma in una dolorosa ninna nanna, con la chitarra che si “sporca”, distorce il suo suono e “ruggisce” sempre di più.

Dopo due brani in sequenza dominati dalle chitarre è il momento di una traccia dove invece è il pianoforte il re della scena. Non a caso è il brano “Mel”, dedicato a Mélanie-Hélène Bonis, che era proprio una pianista. E c’è un pizzico di Wim Mertens nelle trame minimaliste e nei rarefatti tappeti quasi ambient del brano.

Con “Taras”, un’altra delle tracce più sperimentali del disco assieme a quella d’apertura, la parola recitata, il rumorismo, l’elettronica, un massiccio uso del sax totalmente free-jazz e un testo che unisce i temi delle migrazioni, del territorio, del rilancio economico e culturale e dell’inquinamento ci portano verso un risultato finale che fa pensare agli Area e al movimento Rock in Opposition.

Altro brano, altre situazioni, altre atmosfere: a dimostrazione dell’eclettismo dell’artista ecco che “Sulla Strada Statale” è un tango in piena regola, con tanto di fisarmonica e tempo di tre quarti. Cambiano i suoni, cambiano le atmosfere, ma ritornano i temi della traccia precedente: il viaggio, la difesa del territorio, l’inquinamento; “Cade ruggine tossica anche su Gesù Bambino / è a Sud dello Stivale che si è posata quella nuvola / si posa piano sul futuro / si riflette nel mare”, sono alcune delle strofe cariche di dolore di questo testo.

Dopo la profonda amarezza di questi brani, invece “Riconoscersi” è una ventata di allegria e di positività, sia nelle musiche dal sapore quasi afro-caraibico, sia nel testo che comunque, pur in tono diverso rispetto alle canzoni, prosegue nel suo messaggio sociale: “La mia casa è dove c’è attenzione / il rispetto, la comprensione / la mia casa è fatta di empatia / se mi dici ‘ciao’ allora sei a casa mia / la mia casa è anche la tua / io sono a poppa, tu sei a prua / siamo tutti nella stessa barca / non c’è padrone o patriarca”.

Speranza, energia, positività per un brano che regala un sorriso dopo l’oscurità. Un brano sull’amicizia tra le singole persone ma anche tra i popoli.

Dove finisco io” è in realtà anche dove finisce l’album. E dopo aver sentito un tripudio di strumenti che impreziosivano le varie tracce, per salutare l’ascoltatore diventano protagoniste le voci, tra armonizzazioni e cori che custodiscono persino un qualcosa di mistico e sacrale.

Le registrazioni sono iniziate nell’estate del 2022 e il mixaggio finale si è concluso nell’estate del 2023. Un anno di lavoro per portare a termine un album che si afferma come una gemma non incastonabile in generi o stili ma totalmente libera e cangiante.





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