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domenica 27 settembre 2015

La PFM di Giuseppe Scaravilli


La Premiata Forneria Marconi (PFM) aveva mosso i suoi primi passi già negli anni ’60, con il nome di “I Quelli”, suonando nei brani di grande successo di Mina e Battisti, ma ottenendone molto poco a proprio nome. Curiosamente, anche il futuro comico Teo Teocoli fu per un breve periodo il loro cantante. E furono sempre loro (non ancora PFM) a suonare su “La Buona Novella” di Fabrizio De Andrè, nel 1970 (prima del loro rinnovato connubio per il tour a cavallo tra ’78 e ’79, di enorme successo (così come il disco dal vivo che ne sarebbe stato tratto). Con l’ingresso di Mauro Pagani (flauto e violino), e l’esplosione del nuovo “verbo” musicale (in seguito denominato “Prog”), la band prese il nome di “Forneria Marconi”, con l’aggiunta di “Premiata” (quella forneria esisteva davvero, tra l’altro) e cominciò ad aprire i concerti dei grossi gruppi stranieri di passaggio in Italia (Yes, Deep Purple, ecc.). Erano soliti suonare pezzi famosi di gruppi stranieri quali King Crimson e Jethro Tull, più loro improvvisazioni strumentali. Quando finalmente eseguivano il loro unico pezzo cantato in italiano, e dalla struttura ben definita (“La Carrozza Di Hans), il pubblico capiva che non si trattava di una band inglese, ma milanese!
Nel 1971 quel pezzo sarebbe uscito come lato B del loro primo singolo: il lato A conteneva invece quello che si sarebbe rivelato il loro più grande successo di sempre: quella “Impressioni di Settembre” che, con il suo celebre motivo di “Moog” al posto di un più canonico “ritornello”, ed il bellissimo testo di Mogol, sarebbe diventata il simbolo stesso di un’epoca irripetibile. Nel 1972 sarebbe uscito il loro primo disco, contenente entrambi i titoli del singolo, ma anche “E’ festa” (più nota nella versione inglese, ribattezzata “Celebration”), vale a dire l’altro inno immortale (una sorta di trascinante tarantella prog-rock) della PFM. Era ancora il 1972 quando uscì anche il secondo lavoro, “Per un amico”, altrettanto bello. Ed anche il gruppo romano Banco del Mutuo Soccorso, nel corso di quello stesso 1972, riuscì a pubblicare entrambi i suoi capolavori: “B.M.S.” (con la famosa copertina a forma di salvadanaio) e “Darwin”: un periodo di creatività veramente incredibile!
Per il tema “chiave” di “Impressioni di Settembre” quelli della PFM cercavano uno strumento adatto, che non poteva essere né la chitarra, né il flauto o il violino. Trovarono questo strumento appunto nel neo-nato “Moog” (dal cognome del suo inventore), un piccolo strumento con tastiera e manopole varie, in grado di creare anche questo suono arioso, sintetico, eppure ricco di vivacità e gioia. Lo scoprirono ascoltando “Lucky Man” degli ELP, ma non avevano i soldi per acquistarlo.
Proposero dunque al rivenditore di farglielo utilizzare per il brano: se dopo la pubblicazione del singolo il tipo fosse riuscito a venderne almeno dieci esemplari, avrebbero potuto tenere lo strumento. E così fu. Anche il mellotron, che, viceversa, simulava soprattutto “tappeti” d’archi o di ottoni (una sorta di orchestra simulata, tutta dentro una tastiera molto pesante da portarsi dietro in tour) fu utilizzata in Italia dalla PFM “in anteprima”, rispetto agli altri gruppi. Anche se poteva già ascoltarsi sui primi lavori di King Crimson e Genesis. Ad ogni modo, con “Photos of Ghosts” la band milanese cominciò ad acquisire la sua “statura internazionale”, con la versione inglese di alcuni brani dei primi dischi. A quel punto Patrick Djivas, bassista del primo disco degli Area, rimpiazzò Giorgio Piazza: durante una jam session all’Altro Mondo di Rimini, infatti, Franz Di Cioccio si trovò talmente bene con lui sul palco, da proporgli su due piedi di passare armi e bagagli con loro. E Djivas, più interessato alla musica (e al crescente successo della PFM) che all’impegno politico degli Area, accettò, suonando su “l’Isola di Niente”, del 1974, e andando con loro in tour negli Stati Uniti quello stesso anno. Il disco “Live in USA” documentò questa esperienza incredibile, con un gruppo italiano, che, senza pizza e mandolini, era in grado di fare bene quanto gli artisti coi quali si ritrovò a confrontarsi nel corso di vari festival americani.
Diversi pezzi di quel disco dal vivo furono registrati al Central Park di New York, proprio durante il festival che vide anche l’ultimo concerto dei King Crimson degli anni ’70. Già nel 1973 la PFM aveva partecipato al noto festival di Reading, in Inghilterra (coi Genesis in cartellone): ma quella volta “sforarono” coi tempi, e la corrente elettrica venne staccata dal palco senza tanti complimenti,  prima che il gruppo riuscisse a portare a termine il proprio show (!).
Oltre che in Italia continuarono a suonare all’Estero (Giappone compreso) fino al 1977. E, tra il 1975 (con l’album “Chocolate Kings”) e i primi giorni del 1979 ebbero Bernardo Lanzetti (già vocalist degli Acqua Fragile) come cantante “di ruolo”. Viceversa, Mauro Pagani lasciò la PFM senza astio nel 1976 (per inciso l’astio ci fu invece con Lanzetti), sostituito prima da Greg Bloch (solo per l’album “Jet Lag” e relativo tour, nel 1977), e in seguito da Lucio Fabbri (dal 1979 in avanti). Furono quasi sempre presenti ai vari festival che si svolsero in Italia in quegli anni: uno dei più noti fu quello del Parco Lambro, tenutosi dal 1974 al 1976.


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