Steve Rothery
(Marillion guitarist) + RanesTrane @ Crossroads 27 11 2015
Live Report a cura di Donald McHeyre
Articolo già apparso sul portale Rock by Wild:
RanesTrane e Steve
Rothery: Classico e Nuovo si incontrano sul palco del CROSSroads…
molto vicino a Roma… attraverso la rappresentazione live di due album completi,
“HAL“, nuova fatica della band capitolina ed il classicissimo “Misplaced Childhood” dei Marillion.
Hogarth di qua, Rothery di là. Ormai per vedere i Marillion dal vivo bisogna farlo in maniera fraKCturalizzata
(neanche fossero i King Crimson dei ProjeKCt). L’occasione poteva anche essere
propizia per avere due Marillion contemporaneamente, quelli con Hogarth e
quelli con Fish. Purtroppo quest’ultima occasione è sfumata per l’impossibilità di adattare la tonalità dei brani dell’era Fish con la voce attuale di Derek
William Dick, a detta dello stesso Rothery.
A fare da unione tra i “vari marillion” ci sono i romani Rane Strane… no scusate, RanesTrane,
gruppo che ha già collaborato molto con i due Steve nei rispettivi album (e
i due Steve nei loro) e su vari palchi – avevamo già avuto il piacere di ascoltarli il 12 di settembre all’Auditorium
per accompagnare Steve Hogarth.
Qualche maligno potrebbe dire, una cover band di una cover band
(RaneStrane-Marillion-Genesis) e l’altra sera al CROSSroads per metà concerto lo sono stati, ma i RanesTrane in realtà non hanno mai indossato questo scomodo mantello dal
momento che la loro produzione fin dal 2009 presenta materiale originale. Vero
che questo materiale attinge molto per ispirazione al prog classico degli anni ’70,
ma quale gruppo di new prog dagli anni ’80 in poi non deve riconoscere le
proprie influenze da Genesis, YES, Emerson, Lake & Palmer, Gentle Giant,
King Crimson, etc.?
E poi questo discorso delle cover band suona come un falso problema. La
maggior parte delle band storiche, nasce come cover band di qualcun’altro e poi
col tempo se ne discosta.
Caso mai il problema si trova nel sapere abbandonare “progressivamente” nel corso della propria carriera queste
influenze iniziali e usarle come base per creare una musica nuova e personale e
questo purtroppo in pochi tra le cover band lo fanno.
Gli stessi Genesis (che arrivano ai RanesTrane, attraverso i Marillion),
sono partiti come cover band e se non si fossero evoluti sarebbero ricordati
solo come un gruppo di soul bianco. O meglio: non sarebbero ricordati.
RanesTrane
Iniziato puntualmente alle 22:00, davanti ad un pubblico che non ha
lasciato nemmeno una sedia libera al vostro umile estensore, il concerto, come
da programma, si è diviso in due parti.
Nella prima parte i RanesTrane hanno eseguito per intero il loro nuovissimo
album, “HAL“. Come già si evince dal titolo, proseguono il loro concept
kubrikiano e in generale, cinematografico, iniziato con il precedente lavoro “A Space Odyssey Part One – Monolith” del 2012, con la
partecipazione dei due Steve (Hogart e Rothery).
Il loro progetto, come spiegato nel loro profilo biografico è un “cineconcerto”, con vario footage e sonoro dei film in “oggetto al concetto” ad accompagnare e integrarsi, più che
da mero sottofondo scenografico, alla musica suonata. Rothery ha fatto capolino
in alcune parti del concept album concert. In commistioni multimediali del
genere il gruppo ci si era già cimentato con il suo primo album, ispirato al Nosferatu di Herzog e con il
suo secondo lavoro, Shining di Kubrick (e vabbeh… anche di Stephen King).
Non conoscendo (ancora) i brani dell’album “HAL” non mi è possibile fare un raffronto tra le versioni
di riferimento, quelle congelate nella versione studio-album, e la loro resa
dal vivo. Posso raffrontare però l’esecuzione del gruppo con il materiale
suonato insieme a Steve Hogarth all’Auditorium, nel quale dimostravano, in
quella sede, la capacità di adattarsi ad
una situazione più intima. Con il materiale propriamente loro, i RanesTrane
mostrano un rock prog di evidenti reminiscenze classiche del genere, sia nel
gusto degli arrangiamenti, molto pinkfloydiani (e non a caso, la suite “ECHOES” è costruita basandosi sui tempi della terza parte di “2001” di Kubrik), ma anche con il rock progressivo
italiano, specialmente nel cantato. Momenti soffusi costruiti intorno alla voce
del cantante (che è anche il batterista), si alternano a momenti epici e molto
ben strutturati. I singoli componenti del gruppo non indulgono mai in solismi
fini a se stessi ma seguono il copione (presumo) dell’album, in una amalgama
ben proporzionata e con sonorità ricercate e ben scelte nei momenti di tensione narrativa.
I RanesTrane continueranno a portare il loro “HAL” sui palchi della nostra traballante Europa. Dopo,
torneranno in studio, per la terza parte della loro trilogia Kubrik/Clarke con
quello che facilmente possiamo immaginare sarà da “Giove all’infinito”.
Steve Rothery e la “sua” Band.
Dopo una brevissima pausa, (ri)entra Steve Rothery con la sua band solista
(curiosamente somigliano tutti ai RanesTrane ma… sono i RanesTrane!) e il suo “fratello in carne” Martin Jakubsky, il cantante scozzese
(ma dal cognome polacco), già membro della cover band (della cover band) StillMarillion e di altri
progetti.
Jakubsky condivide lo stesso fortunato destino di Benoit David, il cantante
canadese dei Mystery, entrato poi negli YES. Entrambi sono grandi fan dei
gruppi nei quali son riusciti a farsi arruolare come cantanti ufficiali. (Così Arnel
Pineda, con i Journey ed altri – ndr).
La seconda parte del concerto è dedicata interamente a riproporre per
intero l’album “Misplaced Childhood”, sicuramente il più amato dai fan
dell’era Fish e il più noto al grande pubblico e di cui proprio in questo 2015
ricorrono i 30 anni, essendo uscito nell’ormai lontano (per noi attempati) giugno
del 1985, in piena epoca, Duran Duran, Spanda Ballet, Wham ecc. Un faro, all’epoca,
in mezzo a tanta desolazione.
Erano un bel po’ di anni, invero, che non ascoltavo l’album e sono voluto
arrivare vergine a questo evento. La prima impressione, positiva, viene dalla
voce di Martin Jakubsky, perfetta interpretazione (chi ha detto imitazione?) di
quella di Fish (che a sua volta lo è di quella di Peter Gabriel). Potente,
evocativa e supportata da una discreta presenza scenica del suo proprietario.
La seconda impressione, riguarda i RanesTrane in “incognito”. Calati egregiamente nella parte e
avvantaggiati di conoscer già molto bene il repertorio, non hanno sfigurato rispetto alle loro
controparti, Pete Trewaves, Mark Kelly e il raffinato veterano Ian Mosley.
Personalmente la mia esperienza con i passati concerti dei Marillion e l’ascolto
dei vari (numerosi) album dal vivo, non mi aveva mai lasciato un giudizio
totalmente favorevole. Capaci di eseguire bene il loro repertorio (e ci
mancherebbe), ma in modo alquanto freddo e senza quel caldo guizzo semi
improvvisato/semi occasionale all’atmosfera della serata, che ci si aspetta da
una performance su un palco, davanti ad un pubblico.
I RanesTrane dimostrano quell’elemento in più di “ferocia da palco” che mancava ai singoli Marillion
storici. Il risultato è stata una delle migliori rappresentazioni dal vivo,
lungo e tutto intero, dell’album storico “Misplaced Childhood“… un pensierino finale: in fondo, i Marillion in
passato hanno già cambiato diverse volte i loro componenti…
Doveroso ringraziamento all’organizzazione della EProd. e allo staff del
CROSSroads per la consueta gentilezza e professionalità e per aver ospitato questo meraviglioso concerto ben
ripagato dalle oceaniche presenze del pubblico in sala… e questa volta,
ovviamente, c’è stata “doremembe“.
Steve Rothery
(Marillion guitarist) + RanesTrane – Line Up
Steve Rothery:
Guitar
Martin Jakubsky:
vocals
I RanesTrane:
Daniele Pomo: Drums, Vocals
Massimo Pomo: Guitar
Riccardo Romano: Keyboards
Maurizio Meo: Bass
Maurizio Meo: Bass
Nessun commento:
Posta un commento