" Ricordare è facile per chi ha memoria, dimenticare è
difficile per chi ha cuore"
(Gabriel Garcia Marquez)
Ovunque sei… noi ci siamo
Aldo
Intervista di Andrea
Caovini (per sentirlo ancora vicino)
UN CAFFE’ CON RODOLFO
Sarebbe facile e banale rifarsi solo alla storia, ma è da questa che
dobbiamo partire. Ho l’onore in questo primo
appuntamento di potermi confrontare con uno dei musicisti più di rilievo tra i nati dal movimento dei castelli romani
(anche se originario di Orvieto): il Big che si è concesso a questo incontro è
Rodolfo Maltese. Chitarrista storico del Banco del Mutuo Soccorso, band che da
ormai quarant’anni (la fondazione risale
proprio al ‘69) esporta il rock italiano nel
mondo. Nati praticamente in una cantina di Marino grazie ad un’idea dei fratelli Nocenzi, la band è
tuttora operativa nonostante la scelta di non apparire in tv da ormai diverso
tempo. Non sottostando alla regola dello “scarrafone” è all’estero
che i Banco godono di un successo straordinario, memorabile la loro ultima
esibizione di Montreal dello scorso settembre, non da meno le loro ormai
innumerevoli uscite tra il Giappone ed il Sudamerica. Per avere ragguagli vi
consiglio di visitare il loro sito internet ufficiale.
Io: Intanto grazie per la disponibilità ed il tempo messo a disposizione
di Piazza Nova, Rodolfo. Vorrei cominciare a parlare con te persona e musicista
più che in voce di chitarrista del Banco, visto che hai partecipato a tanti
altri progetti musicali, dagli Homo Sapiens agli Indaco, hai spaziato anche in
altri mondi studiando la tromba, e viaggiato in altre arti diplomandoti all’Accademia
delle Belle Arti di Firenze(?) in scenografia, quindi ti chiedo: cosa sarebbe
stato Rodolfo Maltese se non fosse diventato il chitarrista del BMS?
R. Maltese: Probabilmente
avrei trovato comunque una mia dimensione musicale, anche se all’epoca avrei comunque lasciato il percorso intrapreso con gli
Homo Sapiens, che ormai non mi stimolava più.
Per un periodo avevo smesso di suonare per dedicarmi a tempo pieno alle arti
figurative, magari avrei insegnato pittura, ma ad un certo punto la musica mi è
mancata troppo.
Io: Hai esordito giovanissimo, collaborando sempre con formazioni di
successo, cosa oggi sicuramente irripetibile, a parte la tua bravura, credi sia
stata una questione di diverse opportunità in quegli anni? O erano diverse le
persone?
R. Maltese: Un po’ tutte e due.
Nonostante una mancanza generale di mezzi data dalla scarsa tecnologia c’era tra i ragazzi uno spirito di sacrificio diverso, cosa che
oggi non è frequente come all’epoca
trovare. Noi provavamo dalla mattina
alle dieci fino a sera, nella consapevolezza che una schiera di persone
ci avrebbe ascoltato, cercando di apprendere qualcosa, sia dai testi, sia dalla
musica, noi oltre che musica facevamo politica.
Io: Col BMS avete girato il mondo, cosa hai avuto modo di notare?
R. Maltese: In Giappone,
come in Messico del resto, ho potuto notare oltre ad un grande amore per la
lingua italiana, una altrettanto forte propensione all’ascolto
dei testi, al contenuto. Tant’è che ogni
viaggio è stato una sfida a dover dare il meglio
di noi, cercando di meritarci tutto quell’affetto.
Io: Cosa pensi del panorama musicale che ci circonda? Anche propriamente
dei Castelli Romani se ti viene in mente qualcosa.
R. Maltese: E’ da un pò che manco dai Castelli, ma di recente ho avuto un
avvicinamento dall’organizzazione di una rassegna a Lanuvio, e ho visto che cè ancora un grosso movimento, che culmina con la festa della
musica di Giugno.
Io: Cosa pensi dei Talent Show come X-factor e Amici?
R. Maltese: Ben vengano,
sono comunque uno spazio per la musica, anche se ad Amici obietto la scelta di
voler contrapporre i ragazzi, creando competizione col pettegolezzo. In tutti e due i format manca però
uno spazio per l’originalità,
si bada più alla ricerca del clone, ognuno
canta come sosia di qualcun altro, bravissimo ma già
esistente. I nostri poeti dove sono finiti? A livello compositivo, creativo, un
nuovo Tenco, un nuovo De Andrè, un
Endrigo, quando li riavremo se nessuno si impegna per cercarli?
Io: Internet, il computer, la tecnologia hanno ucciso o salvato la musica?
R. Maltese: Sicuramente
salvata come possibilità di informare, per esempio noi Banco saremmo finiti,
avendo scelto di non fare televisione, se non ci fosse stato internet. Lo
stesso dal punto di vista pratico, la tecnologia attuale permette per esempio
registrazioni accessibili a tutti in quanto a costi.
Io: Cosa bolle in pentola?
R. Maltese: Sto partendo
con dei lavori con unetichetta indipendente che è Terre Sommerse con la quale ho la
possibilità di registrare miei tre progetti, un primo che è un duo chitarristico
con Massimo Alviti, il secondo è una collaborazione col pianista Andrea Alberti
nella quale mi cimento anche con la tromba, e dulcis in fundo un lavoro sempre
di mie musiche originali che vorrei poter dire che potrebbe piacere a Luigi
Tenco, sono delle composizioni jazz a lui ispirate, in chiave fine anni
sessanta. Il progetto si chiama per l’appunto Ten
& Co. e devo dire che ha già avuto un discreto successo dal vivo, dovremmo
mantenere lo stesso sestetto anche per il disco, con i fratelli Jodice, Claudio
Corvini, Max Ionata e Luca Pirozzi, con una partecipazione di Andrea Satta dei
Tete de bois.
Io: Chiudiamo questo primo appuntamento con un consiglio ai giovani
musicisti.
R. Maltese: Ai giovani
vorrei dire di sentirsi “gruppo”, sapere che questa è una filosofia di vita, deve esserci il gusto di vivere
insieme, creare insieme. Perché l’arte va condivisa
e vissuta insieme.
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