Il 18 settembre 1970 moriva Jimi
Hendrix, l’uomo che rivoluzionò il modo di suonare la chitarra. Un’icona
del nostro secolo (sotto riportato un aneddoto della sua data romana)
Wazza
Roma, 25 maggio 1968.
Jimi Hendrix ha appena jammato al
Titan, dopo aver cantato e fatto impallidire tutti al Brancaccio, in un
concerto aperto dal balletto di Franco Estill, con un giovanissimo Renato Zero.
Hendrix entra al Piper, va a sedersi
vicino a Patty Pravo e Alberto Marozzi. Dopo un po’, chiede di andare a fare un
giro per Roma.
I tre procedono verso la Fiat 500
bianca di Patty. Hendrix si mette dietro. Si accende un cannone così grande che
la macchina si riempie di fumo. Girano per Roma, senza una meta. Ad un certo
punto, polizia e posto di blocco. Stanno cercando Renato Vallanzasca. In alto
la paletta. Chiaro: una 500 bianca avvolta da una gigantesca nube di fumo...
Patty Pravo, la ragazza del Piper,
tira giù il finestrino, butta fuori la testa con il suo cappello di piume viola
e, con aria serafica e innocente, chiede: “Ragazzi, è successo qualcosa?”.
I poliziotti, per fortuna, la
riconoscono. È pur sempre Patty Pravo, la ragazza del Piper. Scambiano due
parole, poi li fanno passare, senza controllare.
In tutto quel tempo, Hendrix non
aveva mai smesso di fumare erba italiana. Seduto sul sedile posteriore di una
Fiat 500, con le sue lunghissime gambe che a momenti uscivano dal finestrino.
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