Non è colpa mia se la tua realtà, mi costringe a fare guerra all'
umanità!
(Demetrio Stratos)
(Demetrio Stratos)
Usciva il
15 settembre 1973 "Arbeit Macht Frei", primo album degli Area.
Il nome dell’album
è preso in prestito dalla scritta che campeggiava sui campi di concentramento
nazisti, "Il lavoro rende liberi".
Capolavoro
assoluto, fusione tra rock progressivo, jazz-rock, elettronica, avanguardia e
influenze medio-orientali (!!!).
Un disco
dal grande valore storico e culturale, visto l'anno in cui è uscito, musicisti
eccezionali, sopra tutti la straordinaria voce di Demetrio
Stratos. “Luglio, agosto settembre nero” diverrà
il "manifesto" del gruppo.
Oggi sono
tutti filo Area-Stratos, ma non erano di facile fruizione, difficili a
volte "capirli" dal vivo, e furono anche fischiati come ricorda lo
stesso Demetrio...
"Grazie veramente... grazie
perchè... vi spieghiamo anche perchè GRAZIE... perchè sono due giorni che ci
fischiano... a Roma, a Milano... abbiamo fatto Roma e Milano... e pensiamo che
questa città forse è quella... che musicalmente è più AVANTI... GRAZIE!"
(Demetrio Stratos al pubblico di Vicenza dopo l'esecuzione del brano "Le labbra del tempo" (5.1.1973)
(Demetrio Stratos al pubblico di Vicenza dopo l'esecuzione del brano "Le labbra del tempo" (5.1.1973)
… di
tutto un Pop
Wazza
Il
movimentato ‘68 era passato da poco quando si stagliavano all’orizzonte
gli Anni di Piombo e nel pieno di quel periodo di incredibile fervore, non solo
politico, ma anche musicale e artistico, nel 1973 venne alla luce uno dei
più grandi capolavori che la musica italiana abbia prodotto: “Arbeit Macht
Frei”, album d’esordio
degli Area che, nati solo un anno prima con la formazione che li consacrerà, si
apprestavano a diventare uno dei gruppi più significativi del periodo.
In piena corrente progressive, ma spaziando in più generi d’avanguardia, gli Area proposero un sound personale ed elaborato, mai banale e ripetitivo, rifuggendo il concetto di canzone come siamo abituati a concepirla, essenzialmente mettendo nei propri brani la musica come elemento centrale. Inoltre li distingueva la forte matrice politico-sociale presente nei testi, il loro costante tentativo di creare una rivoluzione che prendesse forma inizialmente in ambito culturale, inseguendo il sogno di un mondo nuovo tanto presente nelle menti di quei ragazzi che manifestavano giorno dopo giorno nelle piazze.
In piena corrente progressive, ma spaziando in più generi d’avanguardia, gli Area proposero un sound personale ed elaborato, mai banale e ripetitivo, rifuggendo il concetto di canzone come siamo abituati a concepirla, essenzialmente mettendo nei propri brani la musica come elemento centrale. Inoltre li distingueva la forte matrice politico-sociale presente nei testi, il loro costante tentativo di creare una rivoluzione che prendesse forma inizialmente in ambito culturale, inseguendo il sogno di un mondo nuovo tanto presente nelle menti di quei ragazzi che manifestavano giorno dopo giorno nelle piazze.
Prima
ancora di uscire sugli scaffali, il disco fece scalpore per via della copertina
su cui campeggiava unopera di Edoardo Sivelli rappresentante delle statuine
incatenate con una chiave in mano, immagine di forte allusione politica a cui
si aggiunse, oltre al titolo, la provocazione di collocare nel disco
una pistola di cartone.
Il
progetto si apre con “Luglio, agosto,
settembre (nero)”, brano tra i più celebri del gruppo, che si scaglia
contro la borghesia benpensante e falsa, figlia di un tempo intento a
distruggere le singolarità in favore di una totale omologazione. Un testo in
arabo schiude il brano, costituendo un incipit storico, a cui fa seguito la
voce inconfondibile di Demetrio Stratos che danza su un sound spaziante dal prog alle canzoni popolari gitane. Ad impreziosire il brano
già si aggiunge una sezione ispirata al free-jazz, con il sax di Busnello a fare da padrone sui
continui cambi ritmici.
Il secondo brano, title track dell’album, lo apre un ispirato Giulio Capiozzo, batterista del gruppo, con poliritmie ricercate sempre più vicine al jazz che indicano la strada alla melodia principale, seguita nella seconda strofa da un riff di basso e chitarra degno di nota. La voce di Stratos si muove qui da potente a sinuosa raggiungendo livelli eccezionali su di un brano in continua evoluzione arrestata solo dalla sua conclusione.
“Consapevolezza” è l’emblema della fusione tra progressive e jazz-rock tanto ricercata dal gruppo, con un sound molto vicino agli anni ‘60 a fare da sfondo in un testo che incita sempre più chiaramente alla ribellione contro il sistema. Anche qui è chiara la fusione tra Occidente ed Oriente, soprattutto nell’arpeggio crescente su cui si incastrano le improvvisazioni di Fariselli.
Il Lato B
dell’album è affidato al capolavoro “Le labbra del Tempo”, una melodia vocale accompagnata dal sax tiene le fila del brano nella
prima parte, a cui si aggiunge una sezione ritmica che riesce a far convivere l’improvvisazione
di tutti gli strumenti in un continuo crescendo che, senza perdere coesione, ha
il suo apice nell’imperioso “IO HO” di Stratos, per poi viaggiare senza
più freni in una conclusione da brividi.
“250 Chilometri da Smirne”è senza dubbio il pezzo più tradizionale del progetto,
ma non per questo inferiore agli altri brani in esso contenuti. Un pezzo
interamente strumentale in cui, su una rete dal sound free-jazz, gli strumenti
si alternano in singoli soli.
Chiude l’album ”L’abbattimento dello Zeppelin”, brano di
pura sperimentazione in cui Stratos dà degna prova di sè, con un canto a tratti
nervoso e sincopato, su continue fughe strumentali.
Tracce:
Lato A
Luglio, agosto, settembre (nero) 4:27
Arbeit Macht Frei 7:56
Consapevolezza 6:06
Lato A
Luglio, agosto, settembre (nero) 4:27
Arbeit Macht Frei 7:56
Consapevolezza 6:06
Lato B
Le labbra del tempo 6:00
240 chilometri da Smirne 5:10
L’abbattimento dello Zeppelin 6:4
Formazione:
Demetrio Stratos - voce, organo Hammond, steel drum
Victor Edouard Busnello - sassofono, clarinetto basso
Giulio Capiozzo - batteria, percussioni
Yan Patrick Erard Djivas - basso elettrico, contrabbasso
Patrizio Fariselli - pianoforte, piano elettrico
Paolo Tofani - chitarra elettrica, EMS VCS3, flauto
Demetrio Stratos - voce, organo Hammond, steel drum
Victor Edouard Busnello - sassofono, clarinetto basso
Giulio Capiozzo - batteria, percussioni
Yan Patrick Erard Djivas - basso elettrico, contrabbasso
Patrizio Fariselli - pianoforte, piano elettrico
Paolo Tofani - chitarra elettrica, EMS VCS3, flauto
articolo
Ciao 2001 "agosto 1973"
1973"
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