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mercoledì 24 dicembre 2025

Il compleanno di Jan Akkerman

Compie gli anni oggi, 24 dicembre, Jan Akkerman, chitarrista olandese di estrazione jazz/fusion, fondatore insieme a Thijs Van Leer dei Focus.

Il suo micidiale attacco su “Hocus Pocus” è entrato nella storia del rock.

Happy Birthday Jan!

Wazza

Iniziò a suonare nei tardi anni Sessanta con il gruppo Brainbox, poi nel 1969 fu uno dei fondatori dei Focus, guidati dal tastierista-compositore Thijs van Leer, con cui realizzò due dischi. Scrisse il famoso brano strumentale "House of the king", che arrivò in testa alle classifiche di vendita in Europa e Stati Uniti. Seguì un tour mondiale che portò i Focus a grande notorietà e Jan Akkerman venne premiato come miglior chitarrista del mondo, nell'anno 1973.

Seguirono altri dischi e altri tour, fino al termine del 1975, quando Akkerman intraprese la carriera solista, lasciando i Focus, che dopo un anno si sciolsero.

Dal 1976 si esibì "unplugged" (solo con la chitarra) e anche con il suo gruppo, in un genere che possiamo definire "fusion", ma con molte venature melodiche e anche sinfoniche. Attualmente Jan Akkerman non fa mancare la sua presenza nei vari Jazz Festival di Belgio, Paesi Bassi e Germania Settentrionale.

Comunque, nel 1990, per la televisione olandese, Akkerman, Van Leer e gli altri Focus si riunirono e suonarono alcune canzoni, ma l'episodio fu isolato. Nel 1990 un suo disco venne prodotto da Miles Copeland, e ne venne tratto un singolo intitolato "Prima Donna", che ebbe un discreto successo. Dopodiché la sua fama declinò, ma restò a un buon livello quantomeno nei Paesi Bassi.

Nel 2002, alla ricostituzione dei Focus, Jan Akkerman decise di non farne parte.






martedì 23 dicembre 2025

Uriah Heep nel dicembre del 1972

Uriah Heep article from issue 52 of Bravo Magazine published 
20th December 1972


Con due album usciti nello stesso anno - “Demons & Wizards” e “The Magical Birthday”-, gli Uriah Heep vivono il loro periodo d’oro nel 1972.

Sul numero del magazine tedesco “Bravo” di dicembre 1972, articolo dedicato alla band di Ken Hensley.

Di tutto un Pop
Wazza





Il compleanno di Anthony Phillips

Compie gli anni oggi, 23 dicembre, Anthony Phillips, chitarrista del primo nucleo dei Genesis, che lasciò nel 1970.

Ha pubblicato molti album solisti ed è stato coinvolto spesso in differenti progetti musicali, soprattutto colonne sonore.

Happy Birthday Anthony!

Wazza

Genesis, "Trespass" era, with guitarist Anthony Phillips, Peter Gabriel, and drummer John Mayhew! Surrey Free Festival, University Campus, June 27, 1970










Nel dicembre del 1969 i Fairport Convention pubblicavano “Liege & Lief”



Magical Fairport Convention 1969, backstage at Top Of The Pops. Dave Swarbrick, RT, Dave Mattacks, Ashley Hutchings, Simon Nicol, Sandy Denny.

 

Nel dicembre del 1969 usciva uno dei capolavori del folk-rock inglese, “Liege & Lief” dei Fairport Convention.

Ascoltare per credere…

Wazza


Il folk revival inglese fu un movimento che ebbe un breve periodo di luce tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio del decennio successivo; un periodo breve ma che brillò di una luce fulgida.

Come per il blues – che prendeva le mosse dalla musica rurale degli afroamericani rielaborata con gli strumenti urbani inglesi –, il fenomeno si basava sul folk tradizionale celtico, attualizzato con l’introduzione della tipica sezione ritmica del rock e facendo convivere strumenti classici come flauto e violino con la chitarra elettrica.

Il folk rock ebbe inizialmente grande successo oltreoceano, con gli esperimenti dei Byrds che – riarrangiando i successi di Bob Dylan in chiave elettrica – aprirono la strada allo stesso folksinger di Duluth che, dal 1965 in poi, passò alla strumentazione più moderna, scioccando i puristi del genere. Va tuttavia fatta una distinzione tra il folk rock americano e quello inglese; se il fil rouge che lega il primo alla tradizione passa attraverso il country di Woody Guhtrie, il bluegrass e la musica degli hobo e dei cowboy in generale, il folk rock inglese affonda le radici molto più in profondità, nelle canzoni e musiche tradizionali celtiche e nelle ataviche gighe suonate con la cornamusa e altri strumenti antichi. Siamo quindi in presenza di una musica basata su ancestrali melodie e su tematiche spesso esoteriche e inerenti a fatti di sangue o storie soprannaturali legate alle leggende del piccolo popolo.

Due furono le figure che inizialmente si distinsero nel movimento e che diedero vita ad altrettanti gruppi: Richard Thompson coi suoi Fairport Convention e John Renbourn coi Pentangle. Le due band rimangono a tutt’oggi i più fulgidi esempi di folk revival inglese, autrici di alcuni capolavori che resero il movimento leggendario; le radici del folk celtico, tuttavia, hanno influenzato e dato grande lustro anche a molte opere di solisti come Nick Drake e John Martyn e di band come Jethro Tull, Led Zeppelin e Traffic, oltre ad aver influenzato – per musica e tematiche – molti complessi di rock progressivo.

I Fairport Convention si formarono inizialmente nel 1967, esibendosi per la prima volta in una chiesa del nord di Londra; ne fanno parte Asheley Hutchings, bassista e cantante, Richard Thompson alla chitarra solista e Simon Nicol a quella ritmica, e il batterista Shaun Frater, presto sostituito da Martin Lamble. Il nome della band nasce dalla casa di Nicol – Fairport, appunto – dove i quattro si incontrano per provare. Al principio i ragazzi suonano cover della west coast americana, da Dylan a Joni Mitchell; una volta messi sotto contratto dalla Island e aggiunte le voci di Judy Dyble e Iain Matthews, i Fairport Convention esordiscono con l’opera prima, che porta il loro nome come titolo.


La band viene subito etichettata come una sorta di clone inglese dei Jefferson Airplane, band di folk rock psichedelico allora di gran voga a San Francisco; il 1969 è l’anno della svolta per la band, nel bene e nel male, con l’ingresso in formazione della portentosa vocalist Sandy Denny che esordisce in “What We Did on Our Holidays”. La Denny porta in dotazione la sua voce, dal timbro peculiare e assai suggestivo, dalla grana nebbiosa, quasi a evocare la brughiera e i tipici paesaggi britannici, e la propria passione per le radici del folk tradizionale; sicuramente debitrice al folklore e alla grande lezione di Shirley Collins, Sandy Denny riesce comunque a lasciare la sua impronta personale e a diventare il personaggio più iconico del folk revival. L’album, molto buono, si pone a metà tra le derivazioni west coast e i primi aneliti celtici.

Matthews abbandona, lasciando a Sandy campo libero come vocalist e si aggiunge Dave Swarbrick, mandolinista e soprattutto violinista di limpida classe. Esce “Unhalfbricking”, secondo dei tre album dell’anno e primo capolavoro folk del gruppo. Purtroppo – come si dice in questi casi – il destino è in agguato: un terribile incidente del pullman su cui la band si sposta, costa la vita a Lamble e a Jeannie Franklyn, la fidanzata di Richard Thompson. Gli altri componenti si feriscono in modo più o meno grave e meditano di abbandonare le scene, svuotati dalla drammatica vicenda. Il manager Joe Boyd, che crede molto nel progetto, invita i giovani a non prendere decisioni a caldo, e affitta loro una dimora vittoriana nelle campagne dell’Hampshire, nei pressi di Winchester. La quiete del luogo, l’immersione nella vita della campagna e degli splendidi boschi locali, unità al consolidamento dei rapporti e all’ispirazione quasi trascendentale di Sandy Denny verso la musica tradizionale fanno il miracolo. Il compless Pin on ROCK MUSIC SOLDIERSo ne esce rinfrancato e, in preda a un sentimento quasi mistico, registra il capolavoro della propria discografia: “Liege & Liefe”.

L’Album si compone di otto brani, di cui ben cinque sono riarrangiamenti di canzoni folk le cui origini si perdono tra le pieghe del tempo. Non basta, i tre pezzi originali suonano ancora più attinenti alle regole del genere rispetto alle cover, a testimonianza del genuino trasporto dei musicisti verso quelle musiche. Il disco si apre con “Come all ye”, pezzo originale composto in collaborazione dalla Denny e dal bassista Ashely Hutchings; siamo subito di fronte a una sarabanda di suoni e atmosfere fiabesche, rotte da un ritornello che contiene ancora qualche assonanza col country rock americano. Un brano travolgente che oltre a mettere in luce le straordinarie qualità vocali di Sandy Denny, offre un assaggio dei duelli tra chitarra e violino che caratterizzeranno il suono dei “nuovi” Fairport Convention.

“Reynardine” offre subito un cambio di registro importante; la voce di Sandy si fa solenne, da vera sacerdotessa del folk rock, declamando i versi sul bordone di viola di Swarbrick, solo a tratti punteggiato dagli altri strumenti. L’atmosfera è quella di un qualche rito druidico, magari tra le rovine di Stonehenge all’alba; lo sappiamo, sono stereotipi del genere, eppure è difficile non abbandonarsi alle suggestioni fiabesche dei Fairport Convention, e l’ispirazione di Sandy Denny in questo lavoro ha davvero contorni mistici. Quattro minuti di pura magia.

“Matty Groves”, a seguire, è forse il pezzo più celebre della band e quasi un manifesto programmatico dell’intero movimento. Il brano, un tipico traditional sul tema dell’adulterio, affonda le radici forse nella Scozia del ‘600 e fu importato negli Stati Uniti proprio dagli immigrati scozzesi in USA e in Canada, dove è conosciuto anche col titolo di “Little Musgrave and the Lady Barnard”. La versione che ne danno i Fairport Convention è archetipica del loro approccio al folk e di come riuscivano a portare nella realtà evoluta del 1969 le antiche radici musicali di cui erano appassionati: la base è fortemente ritmica, col basso e la batteria di Dave Mattacks che pompano come uno stantuffo; i cambi di registro vocale di Sandy Denny sono impressionanti nel rendere la drammaticità della storia, mentre il violino di Swarbrick e la chitarra di Richard Thompson si prendono a turno la scena. La durata di otto minuti permette una serie di evoluzioni strumentali che paiono quasi anticipare i cambi di ritmo che saranno tipici del prog; a un certo punto l’incedere si fa più veloce e, su quella che sembra quasi una giga scozzese, Thompson e Swarbrick si producono in una serie di fraseggi che allora erano qualcosa di totalmente nuovo. Nessuna assonanza né col jazz e tantomeno col blues, all’epoca fonti uniche di ispirazione degli assoli rock. La chitarra di Thompson a tratti anticipa quasi – in modo molto più pulito e ortodosso – lo stile di Ritchie Blackmore, peraltro a sua volta grande cultore della tradizione celtica. Un incredibile tour de force che riesce nel miracolo di far sposare rock e folk celtico.

Con la successiva “Farewell, Farewell” si tira un po’ il fiato. Il brano – quasi una ninna nanna – è un originale di Richard Thompson, condotto dal dolce arpeggio della sua sei corde elettrica e dalla voce mai così estatica e improntata ai registri più alti di Sandy Denny. Una splendida melodia completa il bozzetto: un brano molto più breve degli altri ma perfetto nel rendere ulteriormente le atmosfere fiabesche del lavoro. La successiva “Deserter” prosegue sulle stesse suggestioni degli altri brani, anche se, in mezzo a un tale numero di brani capolavoro, risulta forse leggermente più evanescente; non è così di certo per la successiva “Medley”. Come da titolo, il brano è una sorta di minisuite che unisce quattro melodie tradizionali, partendo da una scatenata giga guidata dal violino di Swarbrick; ed è proprio il nobile strumento del buon Dave a menare le danze per i quattro minuti del medley – totalmente strumentale – rendendo bene l’idea di quanto le radici folk britanniche fossero rispettate dal complesso.

La successiva “Tam Lin” è di nuovo un brano tradizionale che riporta però alla guida la chitarra di Richard Thompson. Il chitarrista si prende la scena con un arrangiamento ai limiti dell’hard rock, il più duro della raccolta, e un assolo che riprende le radici psichedeliche da west coast della band. Anche la parte vocale di Sandy Denny non sfigurerebbe a confronto con la migliore Grace Slick, a testimonianza di una duttilità del suo timbro vocale che avrà pochi eguali. La storia narra le peripezie di Janet a Carterhaugh, una fiaba che coinvolge il mondo delle fate e che deriva dalla tradizione scozzese.

A un album come “Liege & Lief” manca solo una degna conclusione, e “Crazy Man Michael” è in questo senso perfetta. Il brano è originale, composto da Swarbrick e Thompson, ma sembra quasi impossibile credere che non sia un pezzo tradizionale. L’arrangiamento, l’andamento e la melodia sembrano uscire dall’ennesima leggenda medievale narrata da qualche trovatore, eppure la canzone è stata scritta nel 1969.

Si giunge alla fine dell’album quasi trasalendo; la sensazione è quella di essere stati immersi in una realtà parallela per i quaranta minuti del disco: una realtà fatata che è quasi difficile abbandonare.

“Liege & Lief” è uno di quei piccoli miracoli della musica rock, l’espressione perfetta di una band in stato di grazia. Un equilibrio trovato per qualche mese tra una tragedia che aveva scosso e – paradossalmente – legato i giovani musicisti, prima che il successo e le ambizioni personali portassero all’inevitabile divisione. Hutchings abbandona la formazione per formare gli Steeleye Span, e Sandy Denny fa lo stesso per dare vita ai Fotheringay prima e per dedicarsi alla carriera solista poi (celebre il duetto con Robert Plant in “The Battle Of Evermore”, da “Led Zeppelin IV”); di lì a poco anche Thompson lascerà e, nel giro di qualche album, rimarrà il solo Swarbrick.

Tra alti e bassi la storia dei Fairport Convention va avanti ancora oggi, con uno zoccolo duro di appassionati che li segue quasi maniacalmente e con periodiche impennate d’interesse verso una sorta di revival del revival. Attorno al 2010, bande come Circulus, Espers, Eralnd & The Carnival e Midlake, ebbero una breve stagione di gloria rifacendosi a quei suoni.

Diversa e tragica la sorte di Sandy Denny, che morirà nel 1978 dopo una caduta dalle scale; ma questa – come sempre – è un’altra storia.

Andrea La Rovere





lunedì 22 dicembre 2025

Ricordando Joe Cocker che ci lasciava il 22 dicembre del 2014


Il 22 dicembre del 2014 ci lasciava Joe Cocker per un cancro ai polmoni: aveva 70 anni.

È noto in particolar modo per le sue rivisitazioni di canzoni già famose e per le sue esibizioni dal vivo, nonché per il virtuoso utilizzo del falsettone unito a una voce graffiante e profonda.

Ma la sua fama prende il via al festival di Woodstock, nel 1969, quando propone la sua versione di “With a Little Help from My Friends”, cover beatlesiana tratta dall'album “Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band”.

Nel 1983 vinse il Grammy Award come «miglior interpretazione pop di un duo o un gruppo» per Up Where We Belong, brano cantato con Jennifer Warnes. La rivista statunitense Rolling Stone nel 2008 lo collocò al 97º posto della classifica dei cento migliori cantanti di tutti i tempi.






domenica 21 dicembre 2025

Wazza ricorda Francesco Di Giacomo


21 dicembre

Ci sarai sempre.

Buon viaggio capitano!

Wazza

 

Vi ringrazio de core,brava gente

pe' sti' presepi che me preparate

ma che li fate a fa'?

Si poi v'odiate si de st'amore nun capite gnente

Pe' st'amore so nato e ce so morto

da secoli lo spargo da sta croce

ma la parola mia pare 'na voce sperduta

nel deserto senza ascolto

La gente fa er presepe e nun se sente

cerca sempre de fallo più sfarzoso

però cia' er core freddo e indifferente

e nun capisce che senza l'amore

è cinfrusaja che num cia' valore

Trilussa





Greg Lake e PFM, 20 dicembre 1972

 PFM e Greg Lake in occasione della presentazione live di "Per un Amico" al Palasport di Roma (EUR) il 20 Dicembre 1972. Foto tratta da SuperSound.


20 dicembre 1972. Concerto della PFM al Palasport di Roma, per la presentazione dell'album "Per un amico", Greg Lake è presente alla prima!
Di tutto un Pop...
Wazza







The Concert For Bangladesh



Usciva il 20 dicembre 1971  l'album triplo "The Concert For Bangladesh", registrazione live del concerto tenuto al Madison Square Garden di New York il 1 agosto 1971, per raccogliere i fondi da destinare alla popolazione asiatica flagellata da alluvioni e carestia.
Cast e disco monumentali. Poco dopo uscirà anche il film dell'evento.
Di tutto un Pop…
Wazza


Dalla rete...

Il Concerto Per Il Bangladesh, il progetto più ambizioso della carriera solista di George Harrison, realizzato quasi un anno dopo lo scioglimento dei Beatles, il primo di agosto del 1971, fece supporre ad una reunion del quartetto di Liverpool vista la straordinarietà dellevento, ma (purtroppo) non fu così.
Ravi Shankar, maestro di sitar e di cultura indiana di George, sconvolto dai terribili eventi che accadevano nel Suo Paese, si rivolse  al suo allievo per trovare un modo di aiutare i profughi. La guerra civile in Pakistan, con il settore occidentale che lottava contro quello orientale, che si era proclamato nazione del Bangladesh, aveva provocato lesodo di dieci milioni di profughi in India; un milione di persone erano morte di malattie o di fame e cerano innumerevoli bambini orfani. Ravi aveva in mente un concerto di dimensioni modeste, con il quale aveva sperato di raccogliere una cifra intorno alle 25.000 sterline. George ancora una volta dimostrò le Sue capacità imprenditoriali, mirando ad un concerto ambizioso e brillante, che avrebbe prodotto un set di tre album ricordo, uno special televisivo ed un film. Lidea era di ricavare quasi 15 milioni di sterline per il tormentato paese del Bangladesh.
George cominciò subito a contattare gli amici musicisti e passò tutto giugno e parte di luglio 1971 facendo telefonate. Durante una visita a Disneyland con Peter Seller e Ravi Shankar, propose a Peter Seller di fare il presentatore dellevento. Tuttavia, dal momento che lattore era impegnato nella fase di post-produzione di Oltre Il Giardino , fu lo stesso George ad assumere questo compito. Mick Jagger si era appena stabilito in Francia e non riusciva ad ottenere in tempo un visto. George decise di tenere il concerto in un posto che gli consentisse la massima esposizione e scelse il Madison Square Garden di New York e la data fu domenica 1°  agosto 1971. I Beatles avevano suonato insieme per lultima volta in pubblico al Candlestick Park di San Francisco il 29 agosto 1966 ed era possibile che George tentasse di riunirli per il concerto. Ringo, che stava girando Blindman in Spagna, fu uno dei primi ad essere contattato da George ed accettò subito di partecipare. Anche John Lennon accettò di prendere parte al concerto, ma, quando arrivò, al suo fianco cera lonnipresente Yoko Ono. Quando George cercò di spiegargli tranquillamente che sul palco era richiesta solo la presenza di John e non la sua, lei si infuriò. Yoko fece una tale scenata a John che si scatenò un violento litigio. Gli occhiali di John si ruppero, lui la piantò in asso e corse allaeroporto a prendere il primo volo per lEuropa: andò a finire a Parigi. Yoko aveva sognato di partecipare al concerto e voleva che New York diventasse la loro nuova residenza. Dopo pochi giorni si erano entrambi calmati; si trovarono a Tittenhurst Park, ma solo per lasciare lInghilterra il mese dopo e stabilirsi stabilmente in U.S.A..
Paul riteneva che i Beatles si erano separati da troppo poco tempo e pensò che non aveva senso che una delle loro prime mosse fosse tornare insieme di nuovo. Disse che avrebbe accettato soltanto se gli altri tre avessero ritirato la causa intenta contro di lui, provocata dalla sua intenzione di giungere ad una dissoluzione legale dei Beatles. Da parte loro, in quel momento, una simile richiesta era inaccettabile.

Ci sarebbero stati due concerti quella sera di agosto nello stadio da 20.000 posti ed i biglietti furono esauriti sei ore dopo lapertura dei botteghini. Il Concert For Bangladesh fu lunica apparizione di Eric Clapton in un lungo periodo di assenza dalle scene. Aveva smesso di suonare in pubblico lanno precedente e non si sarebbe esibito di nuovo prima del 1973. Il problema, come noto, era la sua dipendenza dalle droghe pesanti. Quando arrivò a New York mandò la sua ragazza, Alice Ormsby-Gore, figlia dellex-ambasciatore britannico, in giro per la strada a cercargli delleroina. Eric stava veramente male la sera prima del concerto e non partecipò alle prove che si svolsero sulla 57 th Street West. Cera Jesse Ed Davis pronto, come sostituto di Clapton. Allen Klein fece in modo che il dottor William Zahm lo curasse e per quel giorno riuscì a salire sul palco.
Il concerto cominciò quando George presentò Ravi Shankar, il quale iniziò un entusiasmante set di musica indiana: Ravi al Sitar, accompagnato da Ali Akbar al Sorod, Alla Rakha al Taba e Kamala Chakravarty al Tamboura. Poi un barbuto George entrò in scena vestito di bianco, con una camicia arancione e cominciò con Wah Wah. Con lui cerano Ringo Starr alla batteria, Eric Clapton alla chitarra solista, Leon Russel al pianoforte, Billy Preston alle tastiere, Jesse Ed Davis alle chitarre elettriche, Jim Horn che dirigeva un gruppo di ottoni, Jim Keltner alla batteria. Klaus Voorman al basso, Claudia Linnear che dirigeva un coro gospel di nove elementi e tre elementi dei Badfinger alle chitarre acustiche. Lensemble suonò: My Sweet Lord, Awaiting On You All,Beware Of Darkness, Thats The Way God Planned It (con esibizione di Billy Preston), It DonT Come Easy (esibizione di Ringo), Jumpin Jack Flash/Young Blood (esibizione di Leon Russel), While My Guitar Gently Weeps   (con geniale assolo di Eric Clapton), Something, Here Comes The Sun. Poi George presentò Bob Dylan  dicendo: Vorrei presentarvi un amico di tutti noi: Bob Dylan!. Anche Dylan portava la barba, indossava i jeans ed un giacchetto di velluto.  Cominciò con A Hard RainS Gonna Fall e proseguì con Mr Tambourine Man,Blowin In The Wind, It Takes A Lot To Laugh,It Takes A Train To Cry e Just Like A Woman. Nellultimo brano si unirono George alla chitarra slide, Ringo al tamburello e Russel al basso. George terminò il set con unesecuzione del brano Bangladesh.
Ci fu una festa dopo il concerto, tra gli ospiti cerano gli Who ed i Grand Funk Railroad. Il canale televisivo Cbs mandò in onda un filmato del concerto, dal quale venne tratto anche un film diretto da Saul Swimmer e distribuito dalla  20 thCentury Fox. La première  di quest’ultimo avvenne lanno successivo, il 23 marzo del 1972 a New York. George aveva lavorato con il regista del film mettendo insieme i pezzi più belli di entrambi i concerti e lo stesso Bob Dylan era stato coinvolto nel montaggio, mediante il quale da quattro ore di riprese vennero tratti i 90 minuti del film. Inizialmente venne trasmesso nelle maggiori 13 città degli U.S.A. con una pellicola da 70mm ed il sonoro registrato su 6 piste. Ci fu anche una versione in pellicola da 35 mm ed il sonoro a 4 piste, approntata per una distribuzione più capillare. Il film venne proiettato in antemprima al DeMile Theatre di New York e tra gli invitati famosi cerano John e Yoko, Jerry Rubin e Nino Tempo; John uscì dal teatro a metà dellesibizione di Dylan.
Quello che può essere considerato il primo dei leggendari concerti rock di beneficienza, venne rovinato dallintransigenza degli addetti alle tasse che insistettero per avere il loro tornaconto, nonostante il valore della causa. Le case discografiche avevano rinunciato alle loro royalty, ma sia il governo britannico che quello americano tassarono pesantemente levento. George commentò: i responsabili della legge e del fisco non ci aiutano.  Fanno in modo che valga la pena di fare nulla di decente. George fece pressioni in Gran Bretagna ed ebbe anche un incontro di due ore, organizzato per lui dal ministro Jeffrey Archer, con Patrick Jenkins, un sottosegretario alle Finanze del Governo. Nonostante la sincerità con cui George presentò la situazione degli innocenti che soffrivano in Bangladesh e lurgenza del loro bisogno di aiuto, le sue argomentazioni si scontrarono con lottusa burocrazia. Jenkins fu irremovibile e rifiutò di ritirare la richiesta dimposta. Forse preferite che me ne vada dallInghilterra, come praticamente tutte le altre importanti pop star britanniche, portando i miei soldi con me?disse George. Questo signore è, naturalmente, a sua totale discrezione rispose Jenkins. Naturalmente amareggiato da questo  atteggiamento ostinato, George pagò personalmente un assegno di un milione di sterline alle autorità fiscali.
Nacquero delle difficoltà anche con lalbum triplo, perché i commercianti di dischi lo facevano pagare di più ed intascavano il denaro. LUnicef riuscì a ricevere un primo assegno di 243.418,50 sterline, i proventi del concerto stesso, ma ci vollero quasi dieci anni per raccogliere il resto dei soldi, che sarebbero stati necessari con urgenza; furono anche mosse delle accuse ad Allen Klein per la sua gestione finanziaria delloperazione, accuse contro le quali avviò una causa che poi ritirò.

CURIOSITA'
Essendo stato messo al corrente dallamico Ravi Shankar a proposito della gravità delle condizioni  delle popolazioni del Bangladesh, George Harrison organizzò in fretta un evento senza precedenti: un concerto di beneficenza con la partecipazione di varie rock star. L’impegno profuso da Harrison nellorganizzazione in prima persona dellevento fu enorme e frenetico;
Il concerto, lalbum e il film ricavato, furono un enorme successo. Bob Geldof ha dichiarato che il concerto per il Bangladesh fu il pioniere dei concerti di beneficenza, compreso il Live Aid da lui organizzato;
Nel tempo molti altri personaggi hanno elogiato il ruolo di George Harrison in questo progetto umanitario, primo tra tutti Kofi Annan, ex segretario generale delle Nazioni Unite;
Il Triplo Album, pubblicato il 20 dicembre 1971 (dalla durata di  1 h : 42 min : 57 s), vinse un Grammy Award  nel 1973 come miglior album dellanno.

Il Madison Square Garden di New York sede dellevento il 1° agosto 1971 nello stesso anno  (8 marzo) fu sede dello storico incontro di Boxe fra Joe Frazier  e Muhammad Ali (Cassius Clay) in quello che viene ricordato come lincontro del secolo. Negli anni seguenti ospitò leggendari concerti come quello di Elvis del 10  giugno 1972 e lultimo concerto di John Lennon (con Elton John) il 30 agosto 1974.

TRACCE DEL TRIPLO ALBUM
Il triplo album Concert For Bangladesh, composto da 19 tracce, dalla durata di 1 h 42 57, prodotto da George Harrison e Phil Spector per le etichette Apple Records/Sony Musica fu pubblicato il 20 dicembre 1971. (Tutte le canzoni sono interpretate da George Harrison, tranne dove indicato.)
LP 1
LATO A
1.      George Harrison/Ravi Shankar introduction  5:19
2.      Bangla Dhun (Ravi Shankar) 16:40
LATO B
1.      Wah-Wah  3:30
2.      My Sweet Lord  4:36
3.      Awaiting on You All  3:00
4.      Thats      The Way God Planned It (Billy      Preston) 4:20
LP 2
LATO C
1.      It Dont Come Easy (Ringo Starr) 2:38
2.      Beware Of Darkness  3:26
3.      Band introduction  2:39
4.      While My Guitar Gently Weeps  4:53
LATO D
1.      Medley: Jumpin Jack flash / Young Blood (Leon Russell / Leon Russell and Don Preston)- 9:27
2.      Here Comes The Sun  2:59
LP 3
LATO E
1.      A Hard Rains A-Gonna Fall (Bob Dylan) 5:44
2.      It Takes a Lot to Laugh, It Takes a Train to Cry (Bob Dylan) 3:07
3.      Blowin In The Wind (Bob Dylan) 4:07
4.      Mr. Tambourine Man (Bob Dylan) 4:45
5.      Just Like a Woman (Bob Dylan) 4:49
LATO F
1.      Something  3:42
2.      Bangla-Desh  4:55