Su Ciao 2001 del dicembre 1977, articolo dedicato a “Le Orme”, per l’uscita del loro nuovo album “Storia o Leggenda”.
La diramazione del web magazine MAT2020, per una nuova informazione musicale quotidiana
lunedì 29 dicembre 2025
domenica 28 dicembre 2025
John Peel Carol Concert nel dicembre del 1970
This performance by an aggregation labelled "The Top Gear Carol Singers" featured Marc Bolan, John Peel & Sheila, Robert Wyatt, Mike Ratledge, Rod Stewart, Kenny Jones, Pete Buckland, Romie Young, Sonja Krystina, Ian McLagan, Ronnie Lane, Ronnie Wood, Ivor Cutler - David Bedford
WK
sabato 27 dicembre 2025
Il compleanno di Gianni Nocenzi
“I migliori anni di una vita sono
quelli che non si sono ancora vissuti"
(Victor Hugo)
Compie gli anni oggi, 27
dicembre, Gianni Nocenzi, "l'altra
mano" del Banco del Mutuo Soccorso.
Sceglie un percorso di ricerca,
avanguardia e studi.
Incide due album avanti anni luce rispetto allo standard discografico degli anni ‘80/’90, "Empusa" e "Soft songs".
Dopo 23 anni di silenzio voluto è tornato con un grande album di piano-solo, "Miniature", considerato a ragione una delle più importanti e inattese sorprese del 2016.
Uno dei pochi geni del panorama musicale.
Avanti così "brother"
Gianni, raggio di sole in questo grigiore musicale!
Buon compleanno!
Wazza
Pianista e compositore iconico della
scena contemporanea.
Leggendaria la sua partecipazione al
Banco del Mutuo Soccorso, da lui fondato con il fratello Vittorio, e con il
quale ha realizzato 15 album, dal mitico ‘Salvadanaio’ del 1972 a ‘Moby Dick’.
Dal 1985 inizia un suo personale percorso di ricerca e sperimentazione sul suono diventando influente Sound Designer, grazie alla sua pionieristica collaborazione con AKAI Professional, azienda leader nella tecnologia del digital sampling, per la quale realizza la serie di pianoforti digitali PG, realizzazione acclamata negli anni ’90 a livello mondiale.
Parallelamente realizza ‘Empusa’,
Virgin 1988, (‘The best stereo sound recording since Dark side of the moon' –
Sound on Sound), ‘Soft Songs’, Virgin 1992, con la partecipazione di Ryuichi
Sakamoto, Sarah Jane Morris e Andrea Parodi tra gli altri.
A sorpresa nel 2016 esce ‘Miniature’,
album di solo piano con composizioni inedite, registrato con tecniche
innovative e salutato coralmente da stampa e media come vero e proprio evento
discografico dell’anno.
venerdì 26 dicembre 2025
I Traffic nel dicembre 1967
Nel dicembre 1967 esce “Mr. Fantasy”, primo
album dei Traffic.
La band - composta da Steve Winwood,
Jim Capaldi, Chris Wood e Dave Mason - avrà un inizio turbulento, visto il
confronto di forti personalità come quelle di Winwood e Mason.
Il disco è una specie di raccolta di singoli, più uno dei brani simbolo della band, e della generazione anni ’60, “Dear Mr.Fantasy”… sarà l’inizio della storia di una delle band più importati del rock!
Di
tutto un Pop…
Wazza
Aphrodite's Child: accadde nel dicembre del 1970
Played by Aphrodite's Child:
Vangelis Papathanassiou: Organ, piano, flute, percussion, Vibes; various others vocal backing.
Demis Roussos:Bass, some lead vocal and vocal backings.
Lucas Sideras: Drums, some lead vocal and vocal backings.
Silver Koulouris: Guitars, percussion.
Guest musicians:
Harris Halikitis: Bass, tenor sax, conga drums, backing vocal.
Michel Ripoche:Trombone, tenor sax.
John Forst: Narration.
Yannis Tsarouchis: Greek text.
Irene Papas: Vocal on "Infinity"
giovedì 25 dicembre 2025
Compie gli anni Jacqui Mc Shee
mercoledì 24 dicembre 2025
RocKalendario del secolo scorso – Dicembre-Di Riccardo Storti
RocKalendario del
secolo scorso – Dicembre
Di Riccardo Storti
1955 – 9 dicembre: Elvis Presley appare al B&I Club di Swifton, in Arkansas ed esegue il suo nuovo brano, Heartbreak Hotel. Annuncia al pubblico: «Sarà il mio primo successo». Dopo averlo registrato il 10 gennaio 1956, il singolo rimarrà al primo posto della Billboard Top 100 per sette settimane, nella classifica Country and Western per diciassette settimane e nella Cashbox Best Sellers per sei settimane.
Alla fine venderà oltre due milioni di copie e verrà inserito nella Grammy Hall of Fame nel 1995; nel 2004 sarà inoltre nominato uno dei “500 brani che hanno plasmato il rock and roll” dalla Rock and Roll Hall of Fame. A proposito della galassia Elvis, dieci giorni dopo Carl Perkins registra la sua Blue Suede Shoes: peccato che molti siano ancora convinti che questa canzone sia solo di Presley (ma quanto è stato sottovalutato Carl Perkins?).
1965 – Dal 3 al 6 si assiste ad una tripletta di uscite a dir poco rivoluzionarie. Partono i Beatles con Rubber Soul: non è ancora la svolta, ma dalla copertina “dilatata” si capisce lontano un miglio che i Fab Four si sono messi in marcia verso ampi orizzonti (pensiamo solo al sitar di Harrison in Norwegian Wood). Seconda botta: sempre il 3, l’esordio a 33 giri degli Who con My Generation: l’album, oltre alla già abbastanza nota (e provocatoria) title track, offre alcune rivisitazioni di song di James Brown e Bo Diddley, oltre a gemme di produzione propria, tra cui lo strampalato strumentale The Ox. In terza battuta, superiamo l’oceano e zompiamo in California, dove i The Byrds il 6 dicembre danno alle stampe Turn! Turn! Turn!, vero e proprio manifesto del nascente country-rock pre-psichedelico: tra Dylan, tradizione e scrittura musicale – per i tempi – coraggiosa e avveniristica (quelle Rickenbaker che si avvicinavano ai distorsori).
1975 – L’avvocato di Asti ci ha preso gusto, così, dopo l’esordio omonimo dell’anno precedente, ritorna con un nuovo album, sempre omonimo ma per nulla anonimo. Questo è il disco di Genova per noi (già interpretata in precedenza da Bruno Lauzi), di La topolino amaranto e di Avanti bionda; ma c’è pure la ricostruzione del Mocambo, il seguito di Sono qui con te sempre più solo (tanto che si parla di una vera e propria saga del Mocambo).
Paolo Conte ci racconta un mondo che non esiste più, affondato nei primi anni del dopoguerra o ancora prima, tra ritmi latini, suggestioni locali e immagini surreali. Quanto a (apparente) nostalgia, non è un caso che vi sia un cameo del Duo Fasano. Un LP di fattura molto scarna con strumentazione essenziale, eppure si sente la mano del musicista che, per il momento, sembra avere abbandonato la penna per gli altri al fine di dedicare un po’ di tempo a sé.
1985 – Sotto Natale e per almeno due settimane, risulta l’album più venduto in Italia. Mi riferisco a So Red the Rose, unico album degli Arcadia. Loro, non sono altro che tre Duran in pausa di riflessione (ma non di creatività) ovvero Simon Le Bon, Roger Taylor e Nick Rhodes. Il disco, in realtà, era uscito alla fine di novembre, ma il boom si fece sentire dopo, tanto che vendette quasi un milione e mezzo di copie nel giro di poco tempo.
Qualcuno – con un briciolo di cattiveria critica - lo giudica il migliore album dei Duran Duran, (proprio perché quella sigla non c’è). Si trattò comunque di un album pop corazzato e ben pianificato, visto che Le Bon e compagni erano ormai famosissimi. L’investimento fu notevole, tenuto conto dei musici che ci girano dentro (Sting, Hancock, Gilmour, Grace Jones e i turnisti Carlos Alomar e Mark Egan); quanto alla qualità, restiamo nel mainstream: c’è qualche ambizione, che poi concretizzerà in Notorious. Se lo paragoniamo all’altro coevo spin-off duraniano (l’ottimo one shot dei Power Station), So Red the Rose non regge il confronto, ma resta un prodotto assai rifinito. Un prodotto da vendere. L’hit Election Day fu un successone, come testimonia anche il video tratto da una serata di Fantastico di 40 anni fa.
1995 – 4 dicembre. In occasione dell’uscita del documentario e del cofanetto Anthology, i Beatles ritornano in classifica con un “nuovo” singolo, Free as a Bird. In realtà, la canzone venne registrata tra le mura domestiche da John Lennon nel 1977: questo brano venne ceduto da Yoko Ono a Paul McCartney che, con la promozione dell’Anthology, pensò bene di chiamare Harrison e Starr per arrangiarla e dare vita ad un’incisione inedita partendo dalla voce – isolata – di Lennon.
La traccia, nel corso degli anni, ha subito ulteriori remix, l’ultimo proprio nel 2025, quando Jeff Lynne (ELO, già coinvolto nella produzione del 1995) ha provveduto ad un ulteriore restauro. Bellissimo il video che cita la storia dei Beatles – è proprio il caso di dirlo – a volo d’uccello.
Il compleanno di Jan Akkerman
Compie gli anni oggi, 24 dicembre, Jan Akkerman, chitarrista olandese di estrazione jazz/fusion, fondatore insieme a Thijs Van Leer dei Focus.
Il suo micidiale attacco su “Hocus Pocus” è entrato nella storia del rock.
Happy Birthday Jan!
Wazza
Iniziò a suonare nei tardi anni Sessanta con il gruppo Brainbox, poi nel 1969 fu uno dei fondatori dei Focus, guidati dal tastierista-compositore Thijs van Leer, con cui realizzò due dischi. Scrisse il famoso brano strumentale "House of the king", che arrivò in testa alle classifiche di vendita in Europa e Stati Uniti. Seguì un tour mondiale che portò i Focus a grande notorietà e Jan Akkerman venne premiato come miglior chitarrista del mondo, nell'anno 1973.
Seguirono altri dischi e altri tour,
fino al termine del 1975, quando Akkerman intraprese la carriera solista,
lasciando i Focus, che dopo un anno si sciolsero.
Dal 1976 si esibì
"unplugged" (solo con la chitarra) e anche con il suo gruppo, in un
genere che possiamo definire "fusion", ma con molte venature melodiche
e anche sinfoniche. Attualmente Jan Akkerman non fa mancare la sua presenza nei
vari Jazz Festival di Belgio, Paesi Bassi e Germania Settentrionale.
Comunque, nel 1990, per la televisione olandese, Akkerman, Van Leer e gli altri Focus si riunirono e suonarono alcune canzoni, ma l'episodio fu isolato. Nel 1990 un suo disco venne prodotto da Miles Copeland, e ne venne tratto un singolo intitolato "Prima Donna", che ebbe un discreto successo. Dopodiché la sua fama declinò, ma restò a un buon livello quantomeno nei Paesi Bassi.
Nel 2002, alla ricostituzione dei Focus, Jan Akkerman decise di non farne parte.
martedì 23 dicembre 2025
Uriah Heep nel dicembre del 1972
20th December 1972
Il compleanno di Anthony Phillips
Compie gli anni oggi, 23 dicembre,
Anthony Phillips, chitarrista del primo
nucleo dei Genesis, che lasciò nel 1970.
Ha pubblicato molti album solisti ed è stato coinvolto spesso in differenti progetti musicali, soprattutto colonne sonore.
Happy Birthday Anthony!
Wazza
Nel dicembre del 1969 i Fairport Convention pubblicavano “Liege & Lief”
Magical Fairport Convention 1969, backstage at Top Of The Pops. Dave
Swarbrick, RT, Dave Mattacks, Ashley Hutchings, Simon Nicol, Sandy Denny.
Nel dicembre del 1969 usciva uno dei capolavori del folk-rock inglese, “Liege & Lief” dei Fairport Convention.
Ascoltare per credere…
Wazza
Il folk revival inglese fu un movimento che ebbe un breve periodo di luce tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio del decennio successivo; un periodo breve ma che brillò di una luce fulgida.
Come per il blues – che prendeva le mosse dalla musica rurale degli afroamericani rielaborata con gli strumenti urbani inglesi –, il fenomeno si basava sul folk tradizionale celtico, attualizzato con l’introduzione della tipica sezione ritmica del rock e facendo convivere strumenti classici come flauto e violino con la chitarra elettrica.
Il folk rock ebbe inizialmente grande successo oltreoceano, con gli esperimenti dei Byrds che – riarrangiando i successi di Bob Dylan in chiave elettrica – aprirono la strada allo stesso folksinger di Duluth che, dal 1965 in poi, passò alla strumentazione più moderna, scioccando i puristi del genere. Va tuttavia fatta una distinzione tra il folk rock americano e quello inglese; se il fil rouge che lega il primo alla tradizione passa attraverso il country di Woody Guhtrie, il bluegrass e la musica degli hobo e dei cowboy in generale, il folk rock inglese affonda le radici molto più in profondità, nelle canzoni e musiche tradizionali celtiche e nelle ataviche gighe suonate con la cornamusa e altri strumenti antichi. Siamo quindi in presenza di una musica basata su ancestrali melodie e su tematiche spesso esoteriche e inerenti a fatti di sangue o storie soprannaturali legate alle leggende del piccolo popolo.
Due furono le figure che inizialmente si distinsero nel movimento e che diedero vita ad altrettanti gruppi: Richard Thompson coi suoi Fairport Convention e John Renbourn coi Pentangle. Le due band rimangono a tutt’oggi i più fulgidi esempi di folk revival inglese, autrici di alcuni capolavori che resero il movimento leggendario; le radici del folk celtico, tuttavia, hanno influenzato e dato grande lustro anche a molte opere di solisti come Nick Drake e John Martyn e di band come Jethro Tull, Led Zeppelin e Traffic, oltre ad aver influenzato – per musica e tematiche – molti complessi di rock progressivo.
I Fairport Convention si formarono
inizialmente nel 1967, esibendosi per la prima volta in una chiesa del nord di
Londra; ne fanno parte Asheley Hutchings, bassista e cantante, Richard Thompson
alla chitarra solista e Simon Nicol a quella ritmica, e il batterista Shaun
Frater, presto sostituito da Martin Lamble. Il nome della band nasce dalla casa
di Nicol – Fairport, appunto – dove i quattro si incontrano per provare. Al
principio i ragazzi suonano cover della west coast americana, da Dylan a Joni
Mitchell; una volta messi sotto contratto dalla Island e aggiunte le voci di
Judy Dyble e Iain Matthews, i Fairport Convention esordiscono con l’opera
prima, che porta il loro nome come titolo.
La band viene subito etichettata come una sorta di clone inglese dei Jefferson Airplane, band di folk rock psichedelico allora di gran voga a San Francisco; il 1969 è l’anno della svolta per la band, nel bene e nel male, con l’ingresso in formazione della portentosa vocalist Sandy Denny che esordisce in “What We Did on Our Holidays”. La Denny porta in dotazione la sua voce, dal timbro peculiare e assai suggestivo, dalla grana nebbiosa, quasi a evocare la brughiera e i tipici paesaggi britannici, e la propria passione per le radici del folk tradizionale; sicuramente debitrice al folklore e alla grande lezione di Shirley Collins, Sandy Denny riesce comunque a lasciare la sua impronta personale e a diventare il personaggio più iconico del folk revival. L’album, molto buono, si pone a metà tra le derivazioni west coast e i primi aneliti celtici.
Matthews abbandona, lasciando a Sandy campo libero come vocalist e si aggiunge Dave Swarbrick, mandolinista e soprattutto violinista di limpida classe. Esce “Unhalfbricking”, secondo dei tre album dell’anno e primo capolavoro folk del gruppo. Purtroppo – come si dice in questi casi – il destino è in agguato: un terribile incidente del pullman su cui la band si sposta, costa la vita a Lamble e a Jeannie Franklyn, la fidanzata di Richard Thompson. Gli altri componenti si feriscono in modo più o meno grave e meditano di abbandonare le scene, svuotati dalla drammatica vicenda. Il manager Joe Boyd, che crede molto nel progetto, invita i giovani a non prendere decisioni a caldo, e affitta loro una dimora vittoriana nelle campagne dell’Hampshire, nei pressi di Winchester. La quiete del luogo, l’immersione nella vita della campagna e degli splendidi boschi locali, unità al consolidamento dei rapporti e all’ispirazione quasi trascendentale di Sandy Denny verso la musica tradizionale fanno il miracolo. Il compless Pin on ROCK MUSIC SOLDIERSo ne esce rinfrancato e, in preda a un sentimento quasi mistico, registra il capolavoro della propria discografia: “Liege & Liefe”.
L’Album si compone di otto brani, di cui ben cinque sono riarrangiamenti di canzoni folk le cui origini si perdono tra le pieghe del tempo. Non basta, i tre pezzi originali suonano ancora più attinenti alle regole del genere rispetto alle cover, a testimonianza del genuino trasporto dei musicisti verso quelle musiche. Il disco si apre con “Come all ye”, pezzo originale composto in collaborazione dalla Denny e dal bassista Ashely Hutchings; siamo subito di fronte a una sarabanda di suoni e atmosfere fiabesche, rotte da un ritornello che contiene ancora qualche assonanza col country rock americano. Un brano travolgente che oltre a mettere in luce le straordinarie qualità vocali di Sandy Denny, offre un assaggio dei duelli tra chitarra e violino che caratterizzeranno il suono dei “nuovi” Fairport Convention.
“Reynardine” offre subito un cambio di registro importante; la voce di Sandy si fa solenne, da vera sacerdotessa del folk rock, declamando i versi sul bordone di viola di Swarbrick, solo a tratti punteggiato dagli altri strumenti. L’atmosfera è quella di un qualche rito druidico, magari tra le rovine di Stonehenge all’alba; lo sappiamo, sono stereotipi del genere, eppure è difficile non abbandonarsi alle suggestioni fiabesche dei Fairport Convention, e l’ispirazione di Sandy Denny in questo lavoro ha davvero contorni mistici. Quattro minuti di pura magia.
“Matty Groves”, a seguire, è forse il pezzo più celebre della band e quasi un manifesto programmatico dell’intero movimento. Il brano, un tipico traditional sul tema dell’adulterio, affonda le radici forse nella Scozia del ‘600 e fu importato negli Stati Uniti proprio dagli immigrati scozzesi in USA e in Canada, dove è conosciuto anche col titolo di “Little Musgrave and the Lady Barnard”. La versione che ne danno i Fairport Convention è archetipica del loro approccio al folk e di come riuscivano a portare nella realtà evoluta del 1969 le antiche radici musicali di cui erano appassionati: la base è fortemente ritmica, col basso e la batteria di Dave Mattacks che pompano come uno stantuffo; i cambi di registro vocale di Sandy Denny sono impressionanti nel rendere la drammaticità della storia, mentre il violino di Swarbrick e la chitarra di Richard Thompson si prendono a turno la scena. La durata di otto minuti permette una serie di evoluzioni strumentali che paiono quasi anticipare i cambi di ritmo che saranno tipici del prog; a un certo punto l’incedere si fa più veloce e, su quella che sembra quasi una giga scozzese, Thompson e Swarbrick si producono in una serie di fraseggi che allora erano qualcosa di totalmente nuovo. Nessuna assonanza né col jazz e tantomeno col blues, all’epoca fonti uniche di ispirazione degli assoli rock. La chitarra di Thompson a tratti anticipa quasi – in modo molto più pulito e ortodosso – lo stile di Ritchie Blackmore, peraltro a sua volta grande cultore della tradizione celtica. Un incredibile tour de force che riesce nel miracolo di far sposare rock e folk celtico.
Con la successiva “Farewell, Farewell” si tira un po’ il fiato. Il brano – quasi una ninna nanna – è un originale di Richard Thompson, condotto dal dolce arpeggio della sua sei corde elettrica e dalla voce mai così estatica e improntata ai registri più alti di Sandy Denny. Una splendida melodia completa il bozzetto: un brano molto più breve degli altri ma perfetto nel rendere ulteriormente le atmosfere fiabesche del lavoro. La successiva “Deserter” prosegue sulle stesse suggestioni degli altri brani, anche se, in mezzo a un tale numero di brani capolavoro, risulta forse leggermente più evanescente; non è così di certo per la successiva “Medley”. Come da titolo, il brano è una sorta di minisuite che unisce quattro melodie tradizionali, partendo da una scatenata giga guidata dal violino di Swarbrick; ed è proprio il nobile strumento del buon Dave a menare le danze per i quattro minuti del medley – totalmente strumentale – rendendo bene l’idea di quanto le radici folk britanniche fossero rispettate dal complesso.
La successiva “Tam Lin” è di nuovo un brano tradizionale che riporta però alla guida la chitarra di Richard Thompson. Il chitarrista si prende la scena con un arrangiamento ai limiti dell’hard rock, il più duro della raccolta, e un assolo che riprende le radici psichedeliche da west coast della band. Anche la parte vocale di Sandy Denny non sfigurerebbe a confronto con la migliore Grace Slick, a testimonianza di una duttilità del suo timbro vocale che avrà pochi eguali. La storia narra le peripezie di Janet a Carterhaugh, una fiaba che coinvolge il mondo delle fate e che deriva dalla tradizione scozzese.
A un album come “Liege & Lief” manca solo una degna conclusione, e “Crazy Man Michael” è in questo senso perfetta. Il brano è originale, composto da Swarbrick e Thompson, ma sembra quasi impossibile credere che non sia un pezzo tradizionale. L’arrangiamento, l’andamento e la melodia sembrano uscire dall’ennesima leggenda medievale narrata da qualche trovatore, eppure la canzone è stata scritta nel 1969.
Si giunge alla fine dell’album quasi trasalendo; la sensazione è quella di essere stati immersi in una realtà parallela per i quaranta minuti del disco: una realtà fatata che è quasi difficile abbandonare.
“Liege & Lief” è uno di quei piccoli miracoli della musica rock, l’espressione perfetta di una band in stato di grazia. Un equilibrio trovato per qualche mese tra una tragedia che aveva scosso e – paradossalmente – legato i giovani musicisti, prima che il successo e le ambizioni personali portassero all’inevitabile divisione. Hutchings abbandona la formazione per formare gli Steeleye Span, e Sandy Denny fa lo stesso per dare vita ai Fotheringay prima e per dedicarsi alla carriera solista poi (celebre il duetto con Robert Plant in “The Battle Of Evermore”, da “Led Zeppelin IV”); di lì a poco anche Thompson lascerà e, nel giro di qualche album, rimarrà il solo Swarbrick.
Tra alti e bassi la storia dei Fairport Convention va avanti ancora oggi, con uno zoccolo duro di appassionati che li segue quasi maniacalmente e con periodiche impennate d’interesse verso una sorta di revival del revival. Attorno al 2010, bande come Circulus, Espers, Eralnd & The Carnival e Midlake, ebbero una breve stagione di gloria rifacendosi a quei suoni.
Diversa e tragica la sorte di Sandy Denny, che morirà nel 1978 dopo una caduta dalle scale; ma questa – come sempre – è un’altra storia.
Andrea La Rovere
lunedì 22 dicembre 2025
Ricordando Joe Cocker che ci lasciava il 22 dicembre del 2014
Il 22 dicembre del 2014 ci lasciava
Joe Cocker per un cancro ai polmoni: aveva 70 anni.
È noto in particolar modo per le sue rivisitazioni di canzoni già famose e per le sue esibizioni dal vivo, nonché per il virtuoso utilizzo del falsettone unito a una voce graffiante e profonda.
Ma la sua fama prende il via al festival di Woodstock, nel 1969, quando propone la sua versione di “With a Little Help from My Friends”, cover beatlesiana tratta dall'album “Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band”.
Nel 1983 vinse il Grammy Award come «miglior interpretazione pop di un duo o un gruppo» per Up Where We Belong, brano cantato con Jennifer Warnes. La rivista statunitense Rolling Stone nel 2008 lo collocò al 97º posto della classifica dei cento migliori cantanti di tutti i tempi.
domenica 21 dicembre 2025
Wazza ricorda Francesco Di Giacomo
21 dicembre
Ci sarai sempre.
Buon viaggio capitano!
Wazza
Vi ringrazio de core,brava gente
pe' sti' presepi che me preparate
ma che li fate a fa'?
Si poi v'odiate si de st'amore nun
capite gnente
Pe' st'amore so nato e ce so morto
da secoli lo spargo da sta croce
ma la parola mia pare 'na voce
sperduta
nel deserto senza ascolto
La gente fa er presepe e nun se sente
cerca sempre de fallo più sfarzoso
però cia' er core freddo e
indifferente
e nun capisce che senza l'amore
è cinfrusaja che num cia' valore
Trilussa









































