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mercoledì 17 dicembre 2025

Era il 17 dicembre del 1976: "Wind and Wuthering" vedeva la luce...


Usciva il 17 dicembre 1976 "Wind and Wuthering", ultimo album dei Genesis con Steve Hackett. Il titolo sembra che sia stato preso da un brano di Hackett, "The house of four wind", e dal titolo del romanzo "Wuthering Heights".

Registrato nei Paesi Bassi, per problemi di defiscalizzazione, nonostante fosse uscito in pieno periodo "punk" superò le vendite del precedente.
La copertina disegnata da Colin Elgie rimarrà l'ultima in stile nostalgico e autunnale nella futura produzione della band.


All'epoca fu considerato un prodotto di secondo piano rispetto ai capolavori che lo avevano preceduto, maa distanza di anni rimane un grande e nostalgico lavoro… consapevole di quello che sarebbe accaduto dopo!
Wazza 

Riascoltiamolo...







David Bowie: il 17 dicembre 1971 usciva “Hunky Dory

Usciva il 17 dicembre 1971 Hunky Dory”, quarto album di David Bowie, il disco che l’ha fatto conoscere in tutto il mondo. 

Di tutto un Pop!

Wazza

David Bowie photographed by Brian Ward, London, 1971

“Hunky Dory” sta per “Tutto OK” ed è il quarto album di un allora ventitreenne David Robert Jones, in arte Bowie, in cerca di celebrazione, ma anche di primo affrancamento, dalla Swinging London e i suoi eroi vicini e lontani (Syd Barrett, Bob Dylan, Iggy Pop, Velvet Underground…), nonché ancora alle prese con giovanili sfoggi di ambiguità sessuale (lui che è già padre di famiglia e futuro, ben corrisposto donnaiolo, altro che la posa da bionda Greta Garbo che ci ammannisce in copertina…). Vi riuscirà compiutamente nell’album successivo, il suo capolavoro “Ziggy Stardust”, sdoganando appieno un nuovo genere di rock, il glam, pregno di tutte le influenze di cui sopra, eppure brillantemente nuovo di zecca.

Ma se quest’opera non gode ancora della compattezza, della personalità, dell’alchimia perfetta di quella che seguirà, risulta essere per certo un’esimia raccolta di canzoni molto varie, quasi uniche nella loro incisiva profondità, talvolta imbellettata di lustrini e talvolta no, coniuganti il pop più esuberante e scintillante ad alcune tematiche urticanti e drammatiche, omaggianti Dylan, Reed, Warhol in una forma che brilla di luce propria e di sostanza musicale che travalicano gli stessi ispiratori, ancora senza un vero approdo autonomo, ma in ogni caso pregna di sostanza musicale e lirica.

La deviazione dal precedente lavoro “The Man Who Sold The World” è decisa. Le stesse tematiche, spesso e volentieri claustrofobiche ed oscure in quel disco, gli stessi disagi allora resi attraverso un chitarrismo elettroacustico asciutto e violento, qui vengono rivestiti di una irresistibile ed intelligente patina poppettara, che ha nel pianoforte di un versatile e agile Rick Wakeman lo strumento base. Il chitarrista di Bowie Mick Ronson, dominante e massimamente rumoroso nel precedente disco, è qui “retrocesso” ad interventi misurati e secondari, ma si rifà ampiamente grazie alla sua versatilità e preparazione musicale, curando i magniloquenti arrangiamenti orchestrali che forniscono un tocco unico e fondamentale all’opera. Un grande musicista, il compianto e mai abbastanza riconosciuto Ronson, in grado qui di scrivere partiture di intensità wagneriana e caricare il disco di decadente e intensa musicalità.

Il nascente gusto glam si avverte già nel timbro alterato della voce di David (filtri equalizzatori…o magari il nastro rallentato in fase di incisione…), assai più acuta e chioccia che nella realtà. E’ già la voce del futuro Ziggy Stardust, alle prese con una scaletta quasi tutta di ballate, per lo più pianistiche, di grande e variegata ispirazione, talché agli episodi molto spumeggianti e teatrali (“Oh You Pretty Things”, “Changes”, però sempre con testi tutt’altro che leggeri, e la cover “Fill Your Heart”) vengono intercalati a rancorose tiritere iperdylaniane (“Song For Bob Dylan” un vero e proprio omaggio, al di là della critica alle ultime cose del menestrello americano) oppure ad abissali sprofondamenti nel malessere personale (“The Bewlay Brothers”, riferita al fratello di Bowie ed ai suoi problemi psichici e allora magari anche a Syd Barrett, tesa e drammatica, vera superstite delle atmosfere del disco precedente… e bellissima).


Ci si stupisce ancora con tante altre e diverse cose, a cominciare da una bella presa in giro di Andy Warhol, con una ballata a lui intitolata e solcata dalla potente chitarra acustica a 12 corde del fido Ronson, e poi lo schizzo newyorkese di “Queen Bitch”, assolutamente a’la Velvet Underground, ma con a stretto seguito la tenerissima “Kooks”, una ninnananna dedicata al figlioletto, nella quale la fantastica voce di David assume convincenti toni paterni e protettivi.

Ed a proposito di voce, vi sono alfine in questo disco due fulgidi capolavori che dispiegano a tutta forza il grande talento esecutivo, oltre che compositivo, dell’artista. Il primo è celeberrimo e s’intitola “Life On Mars?”: molto di diverso che un episodio di fantascienza, è invece una straziante messa in scena di un’ordinaria fuga dalla realtà di una persona, che preferisce rifugiarsi in mondi paralleli e fittizi. La melodia è indimenticabile, Bowie la canta da padreterno, Ronson ci mette un’orchestra bella pesante, che comunque si ferma un attimo prima di risultare ridondante, ed insomma siamo al cospetto di quello che, per parecchia gente, è il suo capolavoro assoluto.

Il secondo gioiello è molto meno noto, ma ugualmente sfavillante. “Quicksand” possiede la perfezione formale e l’intensità ispirativa delle grandi e migliori ballate, con Bowie alle prese con le proprie incertezze e paure, con il suo/nostro inquietante lato oscuro.

Un’opera intensa e scorrevole, leggera e inquietante, ispirata, simbolo di un periodo in cui a Bowie riusciva proprio tutto, stava sbocciando compiutamente a livello artistico e si avviava a non avere rivali nel genere. Lo dimostrerà definitivamente col disco seguente, ma anche quest’album è fra gli indispensabili del rock, manifesto musicale di un artista fuoriclasse, in piena fase di messa a fuoco delle sue voglie e delle sue possibilità.

di Pier Paolo Farina










martedì 16 dicembre 2025

AREA ad Avellino il 16 dicembre del 1975...


Il 16 dicembre 1975 gli Area in tour approdano ad Avellino... ricordarli è un dovere!
Di tutto un Pop…
Wazza



Yes- Rainbow Theatre 14-16 dicembre 1972

Rick Wakeman-Keyboard player Rick Wakeman performing with English progressive rock group Yes at the Rainbow Theatre, London, 17th December 1972

Dal 14 al 16 dicembre 1972 gli Yes tengono tre concerti al Raimbow Theatre di Londra, dopo l’uscita di “Close to the Edge” e l’abbandono di Bill Bruford, sostituito da Alan White. Le date del 15 e 16 furono registrate. Fu realizzato un film che usci molti anni dopo, prima in VHS e poi in DVD, intitolato “Yessongs”.

Il gruppo “spalla” erano i “Badger”, capitanati dall’ex tastierista Tony Kaye e da David Foster (ex bassista del gruppo Tomorrow dove suonava anche Jon Anderson...). Anche loro registrarono un album live in quelle date, “One Live Badger”, prodotto dall’amico Jon Anderson.

Di tutto un Pop

Wazza



Badger

Roy Dyke - drums

Dave Foster - bass, vocals

Tony Kaye - keyboards, Mellotron (YES)

Brian Parrish - electric guitar, vocals

Kim Gardner - bass

Jackie Lomax - rhythm guitar, vocals

Paul Pilnick - lead guitar

Fu registrato al mitico London Rainbow Theatre il 15 e 16 dicembre 1972 durante il tour del non meno leggendario "Close to the Edge".

Ecco il datasheet: 

Dal vivo al Rainbow Theatre, Londra, Regno Unito

15-16 dicembre 1972 (tour "Close to the Edge")

Regista: Peter Neal

Produttori: Brian Lane e David Speechley

Editore: Philip Howe 

Musicisti: 

Jon Anderson - Voce principale e percussioni

Chris Squire - Basso e cori

Steve Howe - Chitarre e cori

Rick Wakeman - Tastiere, sintetizzatore, organo

Alan White – Batteria





Il compleanno di Billy Gibbons

Compie gli anni il 16 dicembre, Billy Gibbons, chitarrista, cantante, compositore, noto soprattutto per essere la chitarra solista dei ZZ Top, micidiale trio texano, rock-blues...

Un predestinato: nel 1969 Hendrix, intuendo la sua bravura, gli regalò la chitarra; un'altra se la fece costruire con il legno della casa di Muddy Waters perché, a suo dire, era "impregnata di blues"!

Spesso appare come attore: oltre che su "Ritorno al futuro III", ha partecipato ad alcuni episodi del telefim "Bones".

Se non avete la "puzza sotto al naso" ascoltatelo, è veramente un gran chitarrista.

Happy Birthday Billy!

Wazza








lunedì 15 dicembre 2025

Cavern, Maltese e Di Giacomo: era il 15 dicembre del 1990


Era il 15 dicembre 1990 quando il duo Maltese/Di Giacomo ospiti dei Cavern (Beatles Tribute Band) si esibirono a Torino, in un concerto dedicato ai Fab Four…

Per non dimenticare!
Wazza




domenica 14 dicembre 2025

Il compleanno di Pierluigi Calderoni

Rarissima" foto del 1973 - Calderoni si improvvisa bassista, vicino Vittorio. Sul palco, presi al montaggio strumenti, Marcello Todaro (di spalle), Renato D'Angelo, e "Pallino" tecnico da poco scomparso...


Compie gli anni oggi, 14 dicembre, Pierluigi Calderoni (er secco), mitico batterista del Banco del Mutuo Soccorso, nel periodo migliore…
Mancino, con una tecnica particolarissima, a 17 anni, era già uno dei batteristi più richiesti nel circuito romano.

Pierluigi Calderoni "er secco" in azione! 

Suona con i "Dannati", "Le Esperienze",  "Banco del Mutuo Soccorso", "Riccardo Cocciante", "Pierangelo Bertoli", "Indaco", "Bermuda", "Samadhi"... centinaia di collaborazioni!
Ancora oggi un metronomo, tecnica, dinamica, forza e sentimento... si è dedicato all'insegnamento della batteria.
Buon Compleanno, secco!
Wazza


 Pierluigi "intervista" Francesco







sabato 13 dicembre 2025

Nuova Idea: era il 13 dicembre 1971


Il 13 dicembre 1971 Ciao 2001 dedica la copertina al gruppo genovese Nuova Idea.
Anno importante il 1971 per la band… oltre a registrare il loro primo album, "In the Beginning", partecipano al Festival Pop di Viareggio facendosi conoscere dal grande pubblico. 
Sempre nello stesso anno il chitarrista Marco Zoccheddu lascia la band per formare gli Osage Tribe.
Dopo qualche anno il gruppo si sciolse.
Da riascoltare.
Wazza









venerdì 12 dicembre 2025

ELP: Montreal, 9 dicembre 1973 (By kind permission of Wazza)


Una Serata nella storia del Prog:

ELP a Montreal, 9 dicembre 1973

 

Immaginiamo di essere all'interno del Montreal Forum la sera del 9 dicembre 1973. Non un concerto qualunque, ma il fulcro del leggendario Brain Salad Surgery Tour degli Emerson, Lake & Palmer (ELP), un tour che molti considerano il culmine assoluto della loro carriera.

Gli ELP, all'epoca, erano la band progressive rock più sfarzosa e tecnologicamente avanzata del mondo. Il palco era uno spettacolo a sé stante, e la musica che ne scaturiva era un torrente di virtuosismo.

Questa particolare performance, pur essendo tecnicamente una registrazione "non ufficiale" (un bootleg), è incredibilmente cara ai fan perché cattura la band al massimo della sua potenza, spesso con una qualità sonora sorprendentemente nitida.

Quella sera, Keith Emerson si esibì in modo mozzafiato, affrontando le sue tastiere e sintetizzatori con l'energia di un direttore d'orchestra impazzito, soprattutto durante l'epica suite di venti minuti, "Karn Evil 9". L'esecuzione di Montreal di questa traccia, con la sua iniezione di fantascienza distopica, è considerata una delle migliori mai registrate dal vivo.

Greg Lake, il cuore melodico del trio, forniva l'ancora necessaria tra la complessità di Emerson e il dinamismo di Carl Palmer. Durante il concerto, si prendeva i suoi momenti di tranquillità, scambiando le immense pile di strumenti elettronici con una chitarra acustica per emozionare il pubblico con ballate come "Lucky Man", offrendo un gradito respiro prima che la tempesta prog riprendesse.

Infine, Carl Palmer cementava il tutto con una potenza e una precisione quasi meccaniche, regalando al pubblico l'immancabile e travolgente assolo di batteria, a dimostrazione che gli ELP non erano solo composizione cerebrale, ma anche puro rock and roll muscolare.

Insomma, il concerto di Montreal del 1973 è una finestra sonora su una band al culmine del proprio successo e della propria ambizione creativa, un must per chiunque voglia capire il vero significato del rock progressivo di quell'epoca.


IMMAGINI VIDEO DI REPERTORIO 





giovedì 11 dicembre 2025

Generazioni in rivolta: il cammino che portò a Woodstock, di Antonella Oliveri

 


La strada verso Woodstock

Di Antonella Oliveri

 

Il cambiamento è una caratteristica specifica della vita sociale e, se è vero che tutte le società sono soggette a dinamiche di mutamento in qualunque momento della loro storia, è altrettanto vero che esiste un nesso molto stretto tra le generazioni e i processi di cambiamento. Per comprendere quale processo di mutamento sociale abbia portato al festival di Woodstock e ai “three days of peace and music” dell’agosto 1969, è necessario partire dalla generazione che ne è stata protagonista.

Quando si parla di generazioni occorre distinguere tra quelle in senso biologico e demografico, definite coorti, e il concetto di generazioni intese come insieme di coetanei che condividono determinate esperienze storiche, le quali si traducono nella nascita di particolari stili di pensiero, nello sviluppo di uno specifico lessico generazionale e in un insieme di esperienze e valori condivisi. Su questo significato di generazione si concentra l’opera del sociologo Karl Mannheim, che affronta l’argomento nel saggio Il problema delle generazioni (1928). Per Mannheim il dato biologico, cioè nascere, crescere e invecchiare, non è sufficiente per un’analisi: essa può essere condotta solo prestando attenzione ai processi storico-sociali entro i quali le generazioni nascono e si succedono. Egli individua tre strutture fondamentali: la collocazione generazionale, che riguarda individui che hanno condiviso lo stesso periodo storico e fatto esperienza degli stessi eventi; il legame generazionale, che indica la possibilità di partecipare attivamente ai destini e ai problemi comuni del proprio tempo; e l’unità di generazione, che si manifesta come risposta unitaria, determinata da affinità e esperienze condivise. Si è parte di una stessa generazione perché si partecipa a un destino comune: “Ogni generazione condivide il destino del proprio tempo, recupera il passato e si proietta nel futuro”.

La generazione che ha condiviso il grande mutamento sociale degli anni Sessanta e Settanta, opponendosi alla cultura e al sistema dominante e animata da un forte spirito di contestazione, è quella dei Baby Boomer, i nati tra il 1946 e il 1964. In particolare, i nati nella prima decade, dal 1946 al 1955, furono protagonisti delle grandi trasformazioni sociali e culturali di quegli anni. Essi rappresentavano una generazione numerosissima, frutto del boom demografico seguito alla fine della guerra, e beneficiarono anche del boom economico che garantì alle famiglie maggiori possibilità di istruzione per i figli. A metà degli anni Sessanta il numero di giovani studenti con accesso all’università era molto più elevato rispetto alle generazioni precedenti, e ciò contribuì a plasmare un contesto fertile per i movimenti giovanili.

Negli Stati Uniti il catalizzatore più potente fu la Guerra del Vietnam, che con il coinvolgimento militare e la leva obbligatoria alimentò un grande movimento pacifista. Le università divennero il fulcro delle proteste, fino a episodi drammatici come il massacro della Kent State University nel 1970, quando la Guardia Nazionale sparò sugli studenti. Parallelamente si svilupparono i movimenti per i diritti civili, che portarono alla nascita di gruppi radicali come il Black Panther Party, oltre la non-violenza di Martin Luther King Jr., e la controcultura hippy, il Flower Power, che rifiutava i valori borghesi e il consumismo. La musica divenne il linguaggio comune di questa cultura, il centro intorno al quale si muoveva la generazione, con eventi simbolo come Woodstock. Nel negare i valori dei genitori, gli hippy proponevano comunitarismo, vita in comune lontana dai modelli familiari convenzionali, spiritualità con interesse per filosofie orientali e ambientalismo, liberazione sessuale favorita dalla diffusione della pillola anticoncezionale introdotta nel 1961, e psichedelia, con l’uso di droghe come l’LSD per espandere la coscienza e accompagnare il rock psichedelico.

In Gran Bretagna la contestazione giovanile si manifestò nella rivoluzione culturale della Swinging London, che passava dalla musica dei Beatles e dei Rolling Stones alla moda di Mary Quant e alla rivoluzione sessuale. Nel resto d’Europa il Maggio francese del 1968 fu animato da spirito antiautoritario e opposizione al Vietnam, mentre la Primavera di Praga e la successiva invasione della Cecoslovacchia alimentarono la disillusione verso il modello sovietico.

L’uso di sostanze psichedeliche ebbe grande rilevanza in questa esplorazione di nuovi modelli. L’LSD fu utilizzato per amplificare la creatività e molti artisti, scrittori e musicisti ne fecero esperienza. Nacque così il rock psichedelico, con i Grateful Dead, i Pink Floyd, Jimi Hendrix, i Doors, i Jefferson Airplane e persino i Beatles. Negli Stati Uniti Ken Kesey, autore di Qualcuno volò sul nido del cuculo, fondò i Merry Pranksters e diffuse l’LSD attraverso viaggi e performance improvvisate. A New York conobbe Timothy Leary, psicologo di Harvard, che divenne figura centrale nella diffusione della sostanza. Leary, convinto che gli psichedelici potessero elevare il livello spirituale degli americani, fondò una comunità a Millbrook e ordinò grandi quantità di LSD e psilocibina dalla Sandoz. Quando nel 1965 le spedizioni furono interrotte, la produzione passò a laboratori clandestini che sintetizzarono milioni di dosi di “Orange Sunshine”. San Francisco divenne il centro della diffusione, con matrimoni hippy celebrati nei parchi e l’LSD come sacramento.

Le esperienze transpersonali indotte dagli acidi mettevano gli individui in connessione con gli altri, con la natura e con gli animali, rendendo inaccettabile l’omicidio e alimentando le proteste contro la guerra. Centinaia di migliaia di dosi furono distribuite persino ai soldati al fronte. Le manifestazioni pacifiste si intensificarono e l’LSD divenne simbolo dei movimenti di protesta. Nel 1967 la Summer of Love portò a San Francisco migliaia di giovani in cerca di pace e libertà. Il presidente Nixon arrivò a definire Leary “l’uomo più pericoloso d’America” e lo condannò a vent’anni di carcere per possesso di marijuana.

Nonostante la messa al bando dell’LSD nel 1966, la diffusione non si arrestò. Woodstock fu il luogo in cui tutti questi filoni si incontrarono: mezzo milione di giovani vissero tre giorni in una vera e propria utopia di pace, amore e libertà, dimostrando che un’alternativa, per quanto effimera, era comunque possibile.





Il compleanno di Chester Thompson


Compie gli anni oggi, 11 dicembre, Chester Thompson, americano.
Batterista dei Weather Report, si fece le ossa suonando per due anni con Frank Zappa... poco dopo fu "assoldato" dai Genesis del dopo Gabriel per permettere a Collins di esibirsi come cantante. Una collaborazione durata quasi vent’anni, suonando anche in alcuni lavori solisti di Steve Hackett e Tony Banks.
Uno dei batteristi più apprezzati e richiesti al mondo!
Happy Birthday Chester…
Wazza