SAMURAI
OF PROG: The time machine
Seacrest Oy-2024-Multinazionale
Di Valentino
Butti
Il viaggio nel tempo ha
affascinato non solo scrittori di fantascienza ma anche musicisti che, in
singoli brani o in album interi, hanno affrontato questo argomento. Dopo
essersi dedicati ai racconti di Grimm, ai viaggi di Gulliver, a Robinson
Crusoe, alla maschera di ferro ed altro ancora, i Samurai
of Prog si confrontano pure loro con questo tema con “The time machine”. Per la seconda volta, dopo
“A quiet town” (sempre uscito nel 2024), i due fondatori del progetto, Kimmo
Pörsti e Marco Bernard, “consegnano” le chiavi di musica e testi a Marco
Grieco, promosso ormai a membro fisso della band.
“The time machine” si
sviluppa su otto tracce e, come da precisa scelta, prevede innumerevoli
musicisti ospiti, tra i quali spiccano, per l’occasione, Roine Stolt (chitarra
solista in “Apes”) e Christina Booth (voce in “Future”).
Attraverso la macchina del tempo il protagonista “vive” periodi fondamentali
della storia dell’umanità: dal “nostro” essere “scimmioni” (senza ragione?)
passando per gli orrori della guerra con gli occhi di un legionario romano o,
ancora, incontrando la genialità di Leonardo da Vinci oppure di Albert
Einstein. Senza dimenticare l’epocale sbarco sulla Luna, le battaglie di Nelson
Mandela e, per finire, uno sguardo speranzoso, di una donna in dolce attesa,
rivolto al futuro. L’album, il cui ricavato dalle vendite sarà destinato ai
bambini ucraini, si apra con i dieci minuti della title track. Ben interpretata
dal cantante ucraino Serge Tiagniryadno, è un bel pezzo sinfonico ingentilito
dal flauto di Giovanni Mazzotti e dal violino di Maria Kovalenko (altra artista
ucraina). “Apes” si contraddistingue per la chitarra di Stolt e per il refrain
di facile presa, vede protagonista le tastiere di Marco Grieco, sia quando
lavoro di cesello, quasi sottotraccia, sia quando si lascia andare ad un
funambolico “solo” che fa molto new- prog. “The last legionary” (con cambio di
cantante, ora il microfono è affidato a Bo- Anders Sandström), oltre al
notevole “solo” di synth, propone un’aria “marziale” conferita dalla tromba e
dal corno francese a ricordare proprio una battaglia campale. L’incontro con
Leonardo in “Painting Monna Lisa” è in pieno stile rinascimentale o, meglio,
“rock rinascimentale”, con tanto di accenno della “Bourrée” di J.S. Bach. Un
balzo in avanti di cinque secoli ed è la volta di “E=mc2” ed incontro con
Einstein. Alla voce, questa volta, è Clive Nolan, autore di una performance
molto sentita e sofferta. Seguono due brani strumentali: “Moon” e “Madiba’s
life”. Notevole il crescendo emotivo del primo, tra timore, ansia, speranza ed
infine appagamento. Un bell’esercizio per solo pianoforte il secondo.
Christina Booth dona la sua voce nella conclusiva “Future”. Saliscendi sonori
che assecondano il cantato ed un finale veramente emozionante con le tastiere
di Grieco in grande spolvero unitamente alla chitarra elettrica di Tony
Riveryman. Si chiude qui, dopo quasi un’ora, questo “the time machine” che va
annoverato tra le migliori produzioni dei “Samurai” degli ultimi anni.
Nell’attesa, che non sarà certamente lunga, di un nuovo interessante capitolo.
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