Compositore e docente di estrazione classica, il musicista
pugliese da grande amante del rock debutta con un travolgente album strumentale
a cavallo tra prog-rock, prog metal ed elementi colti
The Circle: l'esordio rock di Dante Roberto!
DANTE ROBERTO
The Circle
7 tracce | 42.57 minuti
BTF
«Gli appunti che nel tempo si
sedimentano, le idee che si modellano e si trasformano, cellule musicali che si
ritrovano e dopo anni e anni si assemblano in composizioni solo immaginate e
mai scritte... Il tempo che fermava spunti musicali sembra non essere trascorso
e si mostra come un unico attimo eterno e ciclico, l'eterno ritorno
dell'analogo! Tutto vive come in un solo unico momento infinito e
circolare... Questo è The Circle: il
passato che vive nel presente e nel futuro già trascorso si racconta». Una
presentazione tanto impegnativa quanto affascinante, quella che Dante Roberto usa per introdurre
l'ascoltatore al viaggio di The Circle:
un magnetico concept strumentale che
affronta uno dei temi classici del rock
progressivo, cioè il tempo, in una prospettiva nuova, nel dialogo tra passato e presente, nello s cambio tra gli elementi storici del prog e
il contributo più attuale del prog-metal.
Distribuito da Btf, interamente
composto da Dante Roberto e suonato da un
keyboard power-trio di volta in volta arricchito da chitarristi, The Circle è un debutto importante che
proviene da un musicista anomalo, di
estrazione colta, compositore e docente, ma instancabile ascoltatore e amante
della tradizione progressive, quella che
va da Keith Emerson a Jordan Rudess.
Docente al Conservatorio Paisiello della sua Taranto, concertista classico in
Italia e all'estero, autore di testi didattici e compositore, Roberto non ha
mai nascosto il suo interesse per i rapporti tra rock e classica, guardando con
particolare attenzione alla cultura progressive. «L’esperienza del prog
rappresenta un momento straordinario di contaminazione tra generi musicali, e
anche un momento di grande libertà espressiva in cui il mondo classico
ottocentesco e dei primi del ‘900 è stato ripreso, più che nei suoi contenuti
linguistici, soprattutto nel tentativo di uscire dallo schema canzonettistico
degli anni ’60. E tuttavia la sintassi del progressive rock, metal, e tutto ciò
che dagli anni ’70 è nato, è profondamente diversa da quella della cosiddetta
musica colta. Nel mondo della musica di tradizione le mie influenze vanno
piuttosto indietro nel tempo, per quanto riguarda il prog ancora oggi mi capita
di ascoltare con un certo gradevole stupore alcuni lavori di Emerson, Lake and
Palmer, o pianisti come Chick Corea. Ma non posso negare che gruppi come i Dream Theater abbiano avuto il merito di
aggiornare il progressive con sonorità nuove provenienti dal metal».
Nel corso degli anni ha scritto
idee, spunti e frammenti, finalmente ricomposti in questo suo lavoro d'esordio:
«Inizialmente i brani di The Circle sono nati collegati come in un viaggio
iniziatico. Successivamente ho rivolto l’attenzione al concetto del tempo circolare contrapposto a quello
lineare. Partendo dalla constatazione che alcune idee musicali del passato che
sono in The Circle non si sono rivelate superate ma assolutamente vive e
meritevoli di sviluppo, ho ragionato su aspetti filosofici e di fisica
attinenti, sul tempo rituale, sulla rinascita del pensiero armonico. In fondo
la musica se non è legata a fenomeni di moda è “musica” in ogni tempo». I sette
brani che compongono The Circle, aperti dalla maestosa Dante Suite, sono come
tasselli di una sequenza immaginifica in cui sul rock sinfonico alla Emerson Lake & Palmer
o Banco del Mutuo Soccorso si innestano
elementi neoclassici e prog metal, con soluzioni spesso sorprendenti e di
notevole caratura tecnica. Merito di un affiatato trio di base (accanto
all'autore la coppia ritmica Salvatore
Amati e
Alessandro Napolitano ) arricchito di volta in volta dalle chitarre
di Luca Nappo , Salvatore Russo e Alex Milella, in una dimensione cangiante e
versatile ricca di spunti .
Un eccellente lavoro d'esordio, che
catturerà l'attenzione di fan storici del prog-rock e dei cultori del
prog-metal.
The
Circle:
1-3.
Dante Suite:
Preludio
Processionale
Speedy
4.
All Change
5.
Tra Fuoco e Fiamme
6. Open Your Heart
7. Lisea
8. Funky disco
9.
Toccata
Dante
Roberto: piano & keyboards
Salvatore
Amati: bass guitar
Alessandro
Napolitano: drums & percussion
Luca
Nappo: guitars (3, 5, 6, 7, 9)
Salvatore
Russo: guitars (1, 2)
Alex
Milella: guitars (4, 8)
Dante
Roberto Facebook:
BTF:
Synpress44
ufficio stampa:
Dante Roberto - Biografia
Figura eclettica, di provenienza
classica che convive con gusti e pratiche popular, Dante Roberto è docente di Accompagnamento Pianistico, Lettura
della Partitura, Lettura dello Spartito e Pratica del Repertorio Vocale presso
l’Istituto Musicale di Alta Cultura G. Paisiello di Taranto.
Ha studiato pianoforte sotto la guida di Cesare Campanelli, diplomandosi
brillantemente al Conservatorio Giordano di Foggia, ha compiuto approfondimenti
e perfezionamenti con personalità del calibro di Hector Pell, Maria Lucrezia
Pedote, Aquiles Delle Vigne e Franco Scala.
Nel suo curriculum spiccano numerose collaborazioni, dall'Orchestra
Scarlatti di Napoli all’Orchestra sinfonica della Provincia di Taranto,
alternando lavori teatrali e commedie musicali. In veste di concertista si esibito in importanti
manifestazioni, dinanzi a presenze istituzionali come Scalfaro e Ciampi, a
Genova, Venezia, Roma e Torino, ma anche negli Stati Uniti. Ha anche pubblicato
due testi di sostegno alla didattica
(Ricordi), un testo ad uso delle scuole medie ad indirizzo musicale
(Mondadori-Pearson) e due testi per Sedamusica.
All’attività di docente e
concertista affianca quella di compositore,
avviata sotto la guida di Riccardo Saracino e proseguita presso il Conservatorio
Santa Cecilia di Roma. Tra concerti dedicati a Gershwin, recital lirici e opere
di Stravinskji e Kurt Weill, Roberto non disperde il suo amore per il progressive-rock e il metal. A diciotto anni aveva fondato
una band di prog-metal nella sua Taranto, trasferitosi a Roma ha collaborato
con Simone Sello, Rodolfo Maltese, Manuela Villa e Gerardina Trovato, poi coi
il flautista classico/jazz Maurizio Orefice.
Rituffatosi nella classica come
docente e compositore, ritorna alla sua passione rock assemblando spunti
giovanili del periodo romano e nuove idee, che hanno dato vita al suo esordio
da solista The Circle, uscito nel mese di giugno 2017 e distribuito da
BTF.
Dante Roberto:
BTF:
The Circle: una conversazione con Dante Roberto
La circolarità, il tempo, la ciclicità. The Circle sembra voler alludere a un eterno ritorno che riguarda
anche la tua storia di compositore, visto che questo tuo album torna a idee e
spunti del passato, tradotti alla luce della tua maturità…
Inizialmente i brani nascono
collegati come in un viaggio iniziatico. Successivamente l’attenzione si è
rivolta al concetto del tempo circolare contrapposto a quello lineare. Partendo
dalla constatazione che alcune idee musicali del passato che sono in THE CIRCLE
non si sono rivelate superate ma assolutamente vive e meritevoli di sviluppo,
si è ragionato su aspetti filosofici e di fisica attinenti, sul tempo rituale,
sulla rinascita del pensiero armonico. In fondo la musica se non è legata a
fenomeni di moda è “musica” in ogni tempo.
Una delle cose che più stupiscono è questa tua capacità di far
convivere il tuo lungo percorso classico con gli amori rock, prog e metal. È
una connessione stridente o esiste un modo perché sia naturale?
Tutta la musica
Classica Prog Jazz Metal convive in me da sempre anche se non si era, fino a
THE CIRCLE, ancora espressa. La caratteristica di THE CIRCLE è non essere stato
scritto in uno stile definito per una destinazione precisa. E’ pura esplosione
di musica senza barriere di genere.
In base ai tuoi studi, alle tue pratiche e alla tua sensibilità,
che cosa pensi abbiano in comune la musica colta e l’esperienza progressive
rock?
Farò una piccola
premessa. La musica colta dell’800 oggi non può essere imitata e scritta in
modo credibile, la musica del ‘900 da un certo momento in poi ha seguito un
percorso razionalista che l’ha allontanata dal pubblico. Cosi la musica di
tradizione, intendendo con essa quel filone che dalle esperienze di Satie e
Debussy vicine ad una sensibilità antica
medievale e proseguita attraverso il blues negli USA e tutta la musica popolare
in Europa, ha sempre più rimpiazzato un vuoto lasciato da una deriva
razionalista del ‘900 musicale. L’esperienza del progressive rappresenta un momento
straordinario di contaminazione tra generi musicali, e anche un momento di
grande libertà espressiva in cui il mondo classico ottocentesco e dei primi del
‘900 è stato ripreso, più che nei suoi contenuti linguistici, soprattutto nel
tentativo di uscire dallo schema canzonettistico degli anni ’60. E tuttavia la
sintassi del progressive rock, metal, e tutto ciò che dagli anni ’70 è nato, è
profondamente diversa da quella della cosiddetta musica colta.
Quali sono gli artisti, sia rock che classici, che consideri i più
influenti sulla tua scrittura?
E’ difficile per me rispondere
a questa domanda, il mondo classico fa parte di me al punto che non sarei in
grado di dire quale autore sia più importante. Nel mondo della musica di
tradizione le mie influenze vanno piuttosto indietro nel tempo. Diciamo che
ancora oggi mi capita di ascoltare con un certo gradevole stupore alcuni lavori
di Emerson, Lake and Palmer, o pianisti come Chick Corea. Ma non posso negare
che gruppi come i Dream Theater abbiano avuto il merito di aggiornare il
progressive con sonorità nuove provenienti dal metal.
Dunque sei un amante del prog-metal, genere che da sempre divide i
puristi dell’uno e dell’altro versante. Quali sono i pregi e quali i difetti di
questa corrente?
Uscirei dalle
classificazioni, parlerei di musica che cerca più insistentemente risultati
commerciali di vendite e musica che prova a cercare situazioni meno prevedibili
e che provi a rapire l’ascoltatore. Ci può essere buona o cattiva musica del
primo o del secondo genere, ognuno scelga a seconda del proprio momento emotivo
quale ascoltare.
Torniamo a The Circle.
sette brani, compresa una suite d’apertura, che spaziano tra prog, rock, metal
e fusion. Qual è il filo conduttore di questo ampio e sfaccettato “cerchio
musicale”?
Il filo conduttore è
la musica senza barriere e preconcetti, senza percorsi preordinati o
confezionati. Se esiste un filo conduttore lo potrei ricondurre ad un certo
power-sound presente in tutto il disco. In realtà salvo TOCCATA tutti i brani hanno
una ricca presenza di guitar power che ovviamente irrobustisce notevolmente il
suono.
The Circle ti vede alla guida di una band
ristretta, con bassista e batterista, coadiuvata poi da vari chitarristi
La scelta di vari
chitarristi è legata alle necessità stilistiche di ciascun brano difficilmente
riducibili a un solo chitarrista. Pur essendo un pianista ho sempre avuto un occhio
particolare per la chitarra e per le sue peculiarità melodiche. Per cui ho
avuto grande attenzione alla scelta dei musicisti, scelta ripagata con uno
lavoro straordinario dal punto di vista della professionalità e
dell’ispirazione trasfusa. Salvatore Amati al basso è stato un caposaldo del
progetto sin dal suo inizio pur essendo impegnato in suoi progetti paralleli.
Alessandro Napolitano lo conoscevo da tanto e quando ha preso forma il progetto
non ho potuto che pensare a lui per la sua versatilità e il suo eclettismo.
Quali sono le differenze tra il Roberto compositore classico o per
il teatro e il Roberto autore rock? Approccio, sviluppi e risultati sono
imparagonabili o pensi ci sia un elemento comune?
Sono mondi abbastanza
diversi e lontani che comportano un approccio e tecnicalità differenti.
L’ideale sarebbe farli convergere in un prodotto che ne sintetizzi il
linguaggio, ma non mettiamo limiti… chissà.
The Circle avrà anche un’estensione live o
lo hai concepito esclusivamente come esperimento di studio?
Ci sarà il live di THE
CIRCLE, del resto per me la musica si è sempre espressa nella situazione live e
credo che THE CIRCLE non farà eccezione.
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