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lunedì 3 dicembre 2018

Ricordando Rodolfo Maltese, di Wazza


Non camminare dietro a me, potrei non condurti. Non camminarmi davanti, potrei non seguirti. Cammina soltanto accanto a me e sii mio amico.
(Albert Camus)

Sempre con noi... ciao Rudy
Wazza

Robustiano 'Roby' Pellegrini (Homo Sapiens) ricorda Rodolfo Maltese
Intervista di Ignazio Gulotta

I.Gulotta (Distorsioni)Come è entrato a far parte del vostro gruppo Rodolfo?
Roby Pellegrini: A quel tempo ci chiamavamo I Tarli, il nome ci sarà poi cambiato in Homo Sapiens da Enzo Leoni allora direttore artistico della Rifi, casa con cui firmammo il nostro contratto, e stavamo cercando un chitarrista, spargendo la voce nell'ambiente musicale pisano, finché ci fu segnalato il nome di Rodolfo Maltese, che all'epoca viveva a Pisa perché il padre era un paracadutista della Caserma Folgore.
Già alla prima audizione ci rendemmo conto di trovarci davanti a un talento non comune: Rodolfo non sapeva leggere la musica, ma aveva un orecchio straordinario, gli bastava ascoltare un brano per rifarlo, non solo, lo reinterpretava anche in modo personale, così entrò in pianta stabile nei Tarli, il gruppo si esibiva principalmente nei locali della zona e della Versilia.

Come avvenne la separazione?
Noi suonavamo spesso in un bel locale di Città di Castello, Il Gattopardo, dove si esibivano molti dei gruppi italiani, fra cui anche il Banco. Lì Vittorio Nocenzi, ascoltandolo, fu colpito dallo stile e dalla tecnica di Rodolfo e iniziarono i primi contatti, che poi giunsero a conclusione durante il Festival Pop di Caracalla nel maggio 1971, dove ci esibimmo anche noi. Per noi non fu certo facile sostituirlo.

Già con voi aveva iniziato a suonare la tromba?
Aveva davvero la musica nel sangue, sempre alla ricerca di novità e di perfezionamento, così iniziò anche a suonare, sempre da autodidatta, la tromba, con una tale abilità che sembrava l'avesse studiata da tempo e che si esprimerà compiutamente nella sua attività artistica col Banco. Nella musica era estremamente esigente, non tollerava gli sbagli, a volte si arrabbiava con qualcuno di noi che aveva commesso errori, salvo poi scusarsi. Era anche un bravo pittore, si dilettava soprattutto nel ritratto, ne fece uno anche a me che purtroppo è andato perduto.
Ma i suoi interessi erano davvero ampi: gli piaceva la storia antica, e quando veniva a casa mia a mangiare lodava il vino che bevevamo - si trattava di un rosso forte e asprigno della vigna di mio padre - definendolo il vino di Ulisse. Era anche un gran mangiatore, soprattutto di pesce.

C'è qualche altro aneddoto o ricordo particolare che hai di lui?
Era un tipo estroso e a volte imprevedibile. Ricordo una sera, eravamo di ritorno da un'audizione in un noto locale della Versilia andata male perché eravamo reduci da una cena abbondantemente innaffiata di vino.
Lungo la strada del ritorno, depressi e scoraggiati per l'insuccesso, fummo fermati dalla polizia, e mentre noi altri cercavamo, invano, di ottenere clemenza, presentandoci come musicisti squattrinati, dall'interno dell'auto si sentirono uscire le note malinconiche di unatromba che suonava Summertime. Era Rodolfo che si era completamente astratto da quel che stava accadendo, fu un momento molto intenso, che spesso ricordiamo, ma non riuscì a impietosire la forza pubblica.

Rodolfo poi era anche un grande sportivo, teneva moltissimo alla cura del suo corpo, era un eccellente nuotatore; ricordo una volta a Marina di Pisa ci prendemmo un grande spavento, lui si tuffò malgrado il mare fosse molto mosso e ben presto sparì alla nostra vista, riapparve dopo più di un'ora, sano e salvo, a diverse centinaia di metri di distanza. In quegli anni eravamo inseparabili, poi col suo trasferimento a Roma i nostri contatti si sono fatti più sporadici. Quando ne ho avuto la possibilità sono andato ai suoi concerti, l'ultima volta ci siamo sentiti quando gli ho telefonato avendo saputo della sua malattia.



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