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mercoledì 19 luglio 2023

Quando Mauro Costa incontrò in sogno Alan Sorrenti!

 


Sogno di una notte di mezza estate.

Il vento che soffiava da sud est, caldo e secco qui da noi acquistava umidità; era sicuramente vento di Scirocco e ci scioglieva anima e pensieri.

È una strada tortuosa ed in salita quella che sto percorrendo a passo spedito finché non mi appare una figura che dinanzi a me percorre il medesimo cammino, solo a passo “un poco più piano”.

"Ciao Alan!"

Il tipo si volta, non avevo dubbi; non ha più barba e capelli fluenti, ma lo riconosco, non sono passati poi molti anni.

È Alan Sorrenti che un tempo, dopo essersi ripetutamente nutrito di Tim Buckley, usava la sua voce come strumento su arditi tappeti sonori, mentre oggi, non affrancatosi completamente dal suo amore per 'Starsailor', ricorda comunque agli imberbi discotecari che in fondo siamo tutti “figli delle stelle, eroi di un sogno”.

Già, “eroi di un sogno”.

Ah, sì, non vi ho detto che siamo anche nel 1977, anche se le mani sul fuoco non le metterei.

"Ciao, mi fa piacere incontrare qualcuno!" risponde sereno

"Sto camminando da un po' e il pulmino che mi aspetta con il resto del gruppo e tutta l'attrezzatura pare ancora piuttosto distante. Vai anche tu da quella parte?"

"", gli rispondo "possiamo fare un po' di strada insieme".

Parliamo dei suoi esordi, delle ispirazioni, delle aspirazioni e relative delusioni, di cambiamenti e di concerti imminenti.

Il vento non accenna a placarsi mi pare anche di notare molto in lontananza dei diavoli di sabbia che si sollevano dalla terra.

Mi piacerebbe in realtà sapere dove mi trovo, e soprattutto perché sto passeggiando e amabilmente conversando con Alan Sorrenti, poi improvvisamente tutto mi è chiaro.

Non sono lì per caso e lui non è lì per caso.

Finalmente trovo il coraggio a quattro mani e cambio discorso..."Alan posso farti la madre di tutte le domande?"

"Spara pure tanto, se è imbarazzante, resterà tra noi, giusto?" "Giusto! Dunque, Alan è da quando ho l'età della ragione che prendendo in mano il tuo secondo Lp, dalla magnifica copertina fustellata, leggo il titolo 'Come un Vecchio Incensiere all'alba di un villaggio deserto...'"

M'interrompe con stampato in faccia un sorriso d'approvazione "Sono contento che ti piaccia anche la copertina, ci abbiamo studiato tanto, sono molto orgoglioso di quel lavoro".

Faccio finta di non ascoltarlo per non lasciarmi distrarre altrimenti poi finisce che non glielo chiedo più...

Poi di getto: "Alan, leggendo e rileggendo quel titolo sto fantasticando di tutto e di più. Cosa rappresenta l'incensiere in mezzo al villaggio deserto?"

Avevo appena rivisto per l'ennesima volta il capolavoro di Kubrick “2001 Odissea nello spazio”, e immaginavo quell'incensiere forse testimonianza aliena, come un monolito nero pece alla ricerca di una spiegazione esistenziale, oppure simbolo di un orientamento religioso che partiva dal cristianesimo e si perpetrava ai giorni nostri, oppure...

"Insomma Alan che ci fa quel turibolo di prima mattina in mezzo al villaggio deserto?"

Mi guarda stupito.

Per un attimo sembra non comprendere "Turibolo? Quale turibolo?"

"Come quale turibolo? L'hai scritto tu, mica io! L'incensiere no? Quello del titolo, quello che "da il La" a tutto il tuo "concept" album"…

Il vento adesso è sferzante e quasi mi ferisce in volto, ma osservo Alan senza abbassare lo sguardo.

"No guarda, forse c'è un malinteso perché io non volevo indicare nessun turibolo in mezzo al villaggio deserto..." fa una pausa e smettiamo di camminare.

Lui si volta e mi guarda dritto negli occhi, io reggo lo sguardo come fossimo piombati nella scena madre di un western di Sergio Leone.

"Spiegati meglio" gli dico fissandolo con due occhi ridotti a fessura.

Alan raccoglie le idee per qualche secondo e poi spiega.

"L'incensiere è quel tizio che arriva con un carrettino pieno di boccette di vetro con dentro acqua di fiume e, una volta in mezzo alla gente, comincia a imbonire i presenti adulando la loro intelligenza per reclamare un concreto interesse ai propri unguenti finto miracolosi e chiedendo sonante denaro in cambio.

Uno che incensando falsamente le persone le manipola "costringendole" a comperare la sua mercanzia affinché dimostrino il loro giudizio, altrimenti si sentirebbero stupidi per non averne approfittato.

Arriva in questo villaggio appena spunta il sole ma lo trova deserto, e questo mancato incontro con la gente rappresenta il fallimento di un adulatore, di un imbonitore... di un incensiere"…

"Alan vorresti dire che il titolo del tuo disco dovrebbe intendersi 'Come un vecchio incensatore (nel senso di dispensatore servile e seriale di lodi “pro domo sua”) all'alba di un villaggio deserto'?"

"Ah, si dice incensatore? Ma sai che ero un pochino indeciso... si dice incensatore dunque, buono a sapersi, ma guarda che scherzi che fa la lingua italiana; amico mio, la prossima volta prometto di stare più attento, magari in una futura ristampa modifico il titolo."

Mi sveglio di colpo! Ma chi me lo ha fatto fare di accendere il ventilatore prima di coricarmi? In fondo siamo appena a inizio luglio.

Premo il tasto "off" e finalmente il vento si placa. Almeno quello.

Mi alzo un poco intontito e ben presto raggiungo la sala dove, sul tavolino di fronte allo stereo, c'è in bella mostra il secondo album di Alan Sorrenti, quello dalla copertina fustellata, quello che ho ascoltato per ultimo ieri notte prima di decidere che forse era arrivata l'ora di riposare un po'.




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