LIVE AID
IL JUKE-BOX GLOBALE
COMPIE 40 ANNI
di Angelo De Negri e Aldo Pedron
Commento di Andrea Pintelli
Live Aid, ossia la storica e (per
forza di cose) irripetibile manifestazione musicale tenutasi il 13 luglio 1985,
in contemporanea a Londra e Philadelphia, atta a raccogliere fondi per
alleviare la carestia che colpì l’Etiopia nel 1984, la definirono “la Woodstock
degli anni Ottanta”, per portata e per la quantità/qualità dei musicisti che
aderirono. Ma, si sa, i due festival restano due mondi lontanissimi e si tratta
una dichiarazione di comodo partorita da una sbrigativa Joan Baez. Resta il
fatto che, oggettivamente ma con modalità differenti, entrambi fecero la storia.
Concetto spiegato bene da Ezio Guaitamacchi nella sua prefazione al libro “Live
Aid – il juke-box globale compie 40 anni” che, a distanza di quasi mezzo
secolo, gli stimati Aldo Pedron e Angelo De Negri (il primo tra i principali
giornalisti musicali italiani di sempre, il secondo tra i fondatori di MusicArtTeam
e quindi MAT2020, nonché mio amatissimo collega) hanno realizzato.
Pubblicato lo scorso maggio dalla Arcana
Edizioni, questo volume ha diversi pregi: contestualizzare l’evento
ponendolo al centro della musica di quegli anni (MTV compresa), raccontare
l’epopea degli altri grandi festival, descrivere come si arrivò al Live Aid
partendo dalla visione illuminata di Bob Geldof, gli sforzi immani per
organizzare una diretta radio e tv mondiale grazie al contributo di promoter
capaci e potenti, la consecutio estremamente ricca e precisa delle esecuzioni
(alcune incredibili, altre discutibili, per fortuna poche disastrose), portare
le testimonianze e i commenti di vari addetti ai lavori (e di Geldof stesso) in
un succulento proliferare di aneddoti, parlare delle pubblicazioni legate al
Live Aid, dare voce agli artisti spiegandoci cosa stanno facendo nel 2025 (quelli
ancora vivi…). Insomma, i due autori, a cui vanno i miei complimenti, hanno
dipinto magistralmente un quadro fatto di 550 pagine che più completo non si
può di quella meravigliosa giornata.
Personalmente seguii parte della diretta, e
gli artisti che all’epoca mi fecero strabuzzare gli occhi e le orecchie furono
i Queen (loro il miglior live act, indiscutibilmente), gli U2, i Dire Straits e
i Black Sabbath. Dopo anni passati a collezionare materiale di questo
avvenimento, compreso il quadruplo DVD recensito nel libro, ho aggiunto anche i
Pretenders, Tom Petty & the Heartbreakers e George Thorogood & the
Destroyers.
Nel 2005, vent’anni dopo, ci fu il Live 8,
spalmato anch’esso su diverse città, ma non fu la stessa cosa, nemmeno
lontanamente, seppure, fra i diversi spettacoli, fu portata in scena l’ultima
esibizione dei Pink Floyd, per l’occasione riunitisi a Roger Waters.
Curiosità: Dave Gilmour fu il chitarrista
della band di Bryan Ferry, durante il Live Aid originale.
Abbracci diffusi.
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