LeoNero – “Monitor”
(1981, ristampa 2025)
Commento di Alberto Sgarlato
Il rock come fenomeno giovanile di massa in
Italia si può dire che inizi a divampare soprattutto negli anni ‘60, con
un’impronta di evidente sudditanza verso modelli di riferimento anglofoni: gli
interpreti della nostra Nazione (band e solisti) eseguono più che altro delle
cover di successi radiofonici britannici e statunitensi con testi tradotti in
italiano (spesso molto liberamente, quando non addirittura del tutto
stravolti).
Dal decennio successivo, però, cambia tutto:
assistiamo a una vera esplosione di band che, pur attente alle tendenze d’oltremanica
e d’oltreoceano, ne rileggono gli stilemi con una sensibilità, un gusto,
un’originalità totalmente propria, tanto da far nascere la definizione di “rock
progressivo italiano” come un genere a sé stante, apprezzato in tutto il mondo.
In questo manipolo di artisti eclettici e
originali, un posto di rilievo lo merita indubbiamente il tastierista Gianni Leone. È lui, infatti, a prendere le redini
del Balletto di Bronzo, band che con l’esordio Sirio 2222 è ancora
legata ad un sanguigno hard-blues fortemente figlio del beat, seppur con
qualche venatura psichedelica, ed è l’ingresso di Leone che imprime la svolta
progressiva. Questa arriva con l’ormai leggendario capolavoro Ys, del
1972, ancor oggi considerato un punto di riferimento del prog-rock, apprezzato
dalla critica, adorato dai fans, bramato dai collezionisti.
Ma già a metà anni ‘70 l’animo inquieto e lo
spirito viaggiatore di Gianni Leone lo spingono a capire che l’Utopia
Progressiva non ha, in quel preciso momento storico, più nulla da dargli. Nuovi
linguaggi e nuovi fermenti culturali esplodono: la furia iconoclasta del punk e
la new-wave post-punk che, invece, riscopre l’eleganza del glam; il clubbing
dark/gotico londinese, la deragliante No-wave di New York, la sperimentazione
elettronica, il synth-pop.
E Gianni Leone non sta mai immobile: osserva,
esplora, ascolta, assimila. Il suo nuovo avatar prende il nome di LeoNero,
suggestiva crasi tra il suo cognome e le tendenze dark imperanti.
Oggi la lungimirante Black Widow Records
ristampa Monitor, secondo album di
LeoNero, frutto di sessioni di registrazione avvenute in California nel
1980.
Già nel 1977 LeoNero aveva pubblicato
l’esordio “Vero”, inciso a New York, nel quale Gianni Leone si prodigava a
tutti gli strumenti (tastiere, chitarre, batterie acustiche ed elettroniche,
Moog bass synthesizer).
Questo secondo capitolo californiano suona,
se possibile, ancor più maturo, profondo, eclettico del disco precedente.
Due facciate molto diverse tra loro, una per
band e l’altra per sola elettronica. Nella prima Gianni Leone si fa affiancare
dagli statunitensi The Optical Band. Tra i musicisti di questa formazione
spicca Charlie Quintana, batterista di nomi gloriosi del punk come Plugz,
Social Distortion, ma persino collaboratore di Bob Dylan e di Izzy Stradlin,
purtroppo spentosi nel 2018 a soli 56 anni.
L’apertura affidata a “Strada” (testo
censuratissimo all’epoca!) richiama alla mente le geometrie chitarristiche
taglienti e dissonanti dei King Crimson “ottantiani”, quelli in cui Fripp
dialoga con Adrian Belew.
Negli anni ‘80 anche il concetto di voce
cambia radicalmente: il Bowie della cosiddetta “Trilogia berlinese” è ben più
oscuro rispetto a colui che interpreta l’alieno Ziggy Stardust; il Peter
Gabriel rabbioso di “Shock the monkey” non è certo più quello fiabesco di
“Trespass” o quello vaudeville di brani come “Harold the barrel”. Persino il
Daevid Allen dei New York Gong abbandona l’approccio beffardo dei suoi esordi
al sapor di Camembert elettrico per abbracciare una vena ben più intimista e
riflessiva. Queste cose le sa bene Gianni Leone, che con LeoNero cancella
l’enfatico lirismo considerato ingrediente fondamentale della cifra stilistica
un po’ di tutto il rock progressivo italiano e si pone con un approccio più
asciutto, più sanguigno.
Per questo se la cover presente in “Monitor”
di “Piangi con me” (un successo dei Grass Roots portato in Italia da The Rokes)
risulta rispettosa e decisamente meno spiazzante di una “Satisfaction”
destrutturata dai Devo, l’ascolto di questa rilettura suona ancora oggi fresco
e attuale, grazie a una interpretazione vocale sapientemente calibrata, a suoni
energici e a chitarre taglienti.
Certo, Leone non rinuncia affatto alla sua
nomea di grande virtuoso dello strumento e qua e là decide di tornare a
dimostrarlo, come nei brevi strumentali “Optical Surf Beat” e “Leone Messa
Beat”, nei quali si destreggia tra sonorità organistiche più solenni e
liturgiche e il timbro più acido e stridente degli organi a transistor.
Ma Gianni Leone non è “solo” uno strumentista
di strabiliante caratura tecnica (come se fosse poco): è un eccellente
programmatore e ha sempre provveduto in prima persona alla manutenzione e alle
customizzazioni delle sue tastiere. Ed ecco quindi che nella seconda facciata
si scatena: la partenza di “Volpe Robot”, tra registrazioni di rumori casuali,
carillon volontariamente scordati, ritmiche ossessive e melodie follemente
giocose, è un vero anthem d’avanguardia. In “Abat-jour” il suono ovattato e
suadente della drum-machine riesce a generare una tensione erotica che imprime
al brano un delizioso gusto “lounge”. Band come Stereolab, Moloko, Hooverphonic
arriveranno agli stessi risultati solo un paio di decenni dopo, tra fine ‘90 e
primi 2000.
Gustosissime anche le bonus-track inserite
solo nella “Limited edition” di questa ristampa: l’avvolgente linea di basso di
un brano come “Strano appuntamento” non sfigurerebbe in un album di band come i
Magazine o i Japan.
Recentemente Gianni Leone è tornato al suo
primo amore e, dopo aver portato nuovamente “Ys” sui palchi di tutto il mondo
(citiamo, ad esempio, la tournée giapponese con alcuni componenti dei Gerard),
ha pubblicato nel 2023 (sempre per Black Widow Records) il nuovo album Lemures,
a nome Balletto di Bronzo. In questo disco Leone torna a insegnare che cosa
significa “essere” prog, non “fare” prog: niente nostalgia o autocompiacimento
ma, al contrario, un suono tenebroso e tecnologico insieme, che descrive scenari
post-apocalittici, clangori industriali e una certa malinconia suburbana. Tutti
ingredienti che, non a caso, trovavamo anche in Leonero. A dimostrazione del
fatto che Gianni Leone non ha mai avuto bisogno di cavalcare le mode ma, al
contrario, le ha sempre sapute adattare e piegare alla sua forte personalità,
restando coerente con sé stesso. Una cosa che riesce solo ai veri grandi.
Monitor è disponibile nei seguenti
formati:
1. Compact Disc con libretto di 20
pagine e 4 tracce bonus
2. Edizione standard LP + inserto
3. Lp in edizione limitata 100 copie
+ album di tracce bonus con copertina speciale disegnata da Nik Guerra +
inserti + Cd audio
Tracklist CD:
with the Optical Band
STRADA
SEGMENTO
PIANGI CON
ME
OPTICAL SURF
BEAT
ANACONDA
LEONERO
MESSA BEAT
LeoNero
Solo
VOLPE ROBOT
IL NUOVO
MONDO
NO, NO, NO,
NO
TELL ME WHY
ABAT-JOUR
NE’ IERI NE’ DOMANI
Bonus:
TELL ME WHY (second version)
IL NUOVO
MONDO (re-edit)
STANCHIAMOCI
INSIEME
UN’ECCITAZIONE NUOVA
Tracklist
LP:
SIDE A:
with the Optical Band
STRADA
SEGMENTO
PIANGI CON
ME
OPTICAL SURF
BEAT
ANACONDA
LEONERO
MESSA BEAT
SIDE
B:
LeoNero
Solo
VOLPE ROBOT
IL NUOVO
MONDO
NO, NO, NO,
NO
TELL ME WHY
ABAT-JOUR
NE’ IERI NE’ DOMANI
SIDE C: (limited
edition only)
NO REGRETS
DISCO CLUB
SIDE D: (limited
edition only)
STRANO
APPUNTAMENTO
BASSIFONDI


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