Prologo:
Il disco avant italiano dell'anno? Non solo, se arrivasse
alle orecchie di qualche grosso nome dell'entourage internazionale, i Carnenera
(diretta citazione al più selvaggio Burroughs) hanno tutte le carte in regola
per andare molto, ma molto lontano.
Il disco:
La stratificazione di drones su “William Blake” (chi altri se non
lui ad agitare narcolessie psicotrope?), fa balzare dalla sedia. Suono nero
pece sommati ad altri atmosferici – fantastico anche il basso distorto di
Pissavini qui come su “Duello”, brano che arriverà di qui a poco.
Asciugate rispetto al passato le percussioni di Carlo Garof, che
comunque si frammentano in poliritmie dal sapore geometrico/esoterico,
autenticamente sciamaniche. Il rito che attraversa i pochi minuti di “La Marcia
dei Triceratopi” con la dea del canto avant italiano Dalila Kayros,
porta in una dimensione autenticamente “altra”.
L'abrasività doom/stoner (Ufomammut e il grande deserto
attraversato dai Kyuss) conduce nella macina metallica dei Tool, senza
dimenticare i Crimson di “Red” portati in dimensione 2014 alla scuola di Ulver
e Sunn O)).
Sempio regala un grandissima solista “surf” sulla prima citata
“Duello”, prima di infrangere il suo suono in una tonnellata di diafane
rifrazioni soniche, mentre Pissavini irrompe con un solo che manda a casa
qualsiasi sadico math rock.
“Twenty One Thousand Leagues” come l'opener “Tilikum” è
terreno fertilissimo per le stratificazioni di Sempio che più che soundscapes
sarebbero da definire adeguatamente landscapes da quei territori estesi,
a tratti magmatici e ad altri acidissimi, che hanno (ri)portato alla ribalta
Gary Lucas in “Other World” e dai percorsi trasversali di Elliott Sharp, ma la
sua personalità, che emerge come elemento collante del disco, per la ricerca
spasmodica e la cura del dettaglio sonico profusa, non ha davvero termini di
confronto. Tanta cura si e nonostante chiaramente il trio abbia registrato il
tutto in presa diretta, con successivi trattamenti elettronici, come in un
gioco di rifrazioni di un diamante grezzo, cosa che permette all'album di avere
anche un'energia assolutamente diretta e non “costruita” ad arte, come accade
per la maggioranza delle produzioni del genere (“Nine and Then Some” con un
solo pirotecnico di chitarra, che non disdegna l'uso di un tapping incendiario,
ne è esempio).
“William Wallace”, apre ancora a lande dilatatissime, prima di
esplodere con una sezione rirtmica granitica. Il coro “tribal nordico” della
sezione centrale, ha un sapore talmente evocativo da condurre dritti in
Scandinavia su una nave vichinga pronta a sferrare un qualche attacco.
“Tre Gatti” assieme a “William Blake” è per chi scrive il picco di
un album comunque estremamente coeso. Qui i suoni scorticano la pelle e Garof
dà prova di creatività nel condurre un mondo di ritmiche dedito all'evocazione
e alla potenza, anche quando si muove come a infrangere dozzine di specchi
senza mai riflettervici dentro per autocompiacimento. Questo è un altro
elemento essenziale dell'opera, che affronta una scrittura creativa anche negli
interventi solisti senza suonare mai autoreferenziale.
Carnenera evolve il linguaggio di tanti nomi prima citati quanto
di Zu, Ulan Bator (echi nell'intarsio post rock, accarezzato da chitarre in
detune nella conclusiva Self Harm – delizioso l'arpeggio conclusivo qui), i
Bark Psychosis di “Pendulum” dall'indimenticato “Hex”, Rosolina Mar, Aidoru, ma
che soprattutto a tutto guarda tranne che al provincialismo italiano.
Nota di merito anche all'artwork di grande impatto, a cura di
Alessandro Torri.
Conclusione:
E' lecito da questa band aspettarsi un'intensa attività live.
Perchè?
Questo è un disco che farà impazzire qualsiasi amante dei “field”:
stoner, noise, doom, math, avant prog e avant metal, psych, drones, desert,
post rock ... il che, non solo non è poco, ma garantisce un'identità forte e
immediatamente riconoscibile.
Ascoltateli, andateli a vedere, lasciatevi condurre nel perdere il
controllo razionale di voi stessi per trovare qualcosa di più profondo che vi
appartiene: un buio che odora, pardon, puzza, di luce.
8'5, netto
Band:
Carnenera
Titolo:
Carnenera
Anno: 2014
Label: Sinusite Records
Genere: Avant-Rock
Formazione:
Carlo Garof – drums & various scrap iron
Luca Pissavini – four (very) low strings, effects
Lorenzo Sempio – six baritone strings, synth-guitar,
effects
special
guest: Dalila Kayros – free phonetics
Tracklist:
1. Tilikum
2. William
Blake
3. La
Marcia dei Triceratopi
4. Tre Gatti
5. Twenty-One Thousand Leagues
6. Nine and Then Some
7. William Wallace
8. Duello
9.
Self-Harm
Nessun commento:
Posta un commento