W.A.S.P.: sobri
quanto basta @ Orion – 04 11 2015
Live
report a cura di Francesca Flati
Articolo
già apparso sul portale Rock by
Wild:
Blackie Lawless
porta i suoi W.A.S.P. in concerto a Roma e dopo 10 anni, (era il 23 ottobre
2006 quando la band si esibì sul palco dell’Alpheus), ritroviamo il suono del
vero hard & heavy. Tante cose sono cambiate da quando la band ha iniziato
il suo percorso, non ultima la conversione dello stesso Blackie che, da icona
della trasgressione si è ora convertito al Cristianesimo.
E infatti non
vediamo sul palco il solito microfono a forma di teschio, particolari
scenografie o look estremi, ma solo una grande batteria, due maxi schermi
ai lati ed ottimi musicisti a calcarlo.
Entriamo nel locale
alle 21:00 circa. Sottopalco ci sono i primi fan, ma è nel cortile esterno che
si sono radunati i “pochi” ancora accorsi, in attesa
dell’evento. Ci si interroga infatti su quanta affluenza si avrà per
un gruppo storico che non passava di qui da 10 anni… ma le preoccupazioni sono
vane perché,
anche se con ritardo, man mano che la serata procede l’affluenza aumenta e alla
fine siamo tutti qui.
Lucky Bastardz
I primi a salire
sul palco sono i Lucky Bastardz, band italiana e, per la precisione, di
Alessandria.
Come detto, sono
ancora in pochi i presenti nel locali e molti sono fuori, le note dei Bastardz
però risuonano nella sala già a partire dalle
21:15 circa. Il loro è un sound duro, con ottimi spunti chitarristici. Chi
emerge su tutti, infatti, è “Paco” (chitarra), per tecnica e tocco. Purtroppo
la voce di “Titian” risulta penalizzata da un’acustica che la rende
impastata, confusa, forse troppo lavorata.
Certo, la band non
inventa nulla di nuovo, (ma chi è che inventa ancora oggi?), però ha un
buon feeling con il pubblico e con il palco. Decisamente buona la loro performance,
aspettiamo solo che riescano a trovare un sound che li caratterizzi ancora
meglio.
Formazione
Titian –
voce
Paco – chitarra
Mr. TNT – basso
Mark – batteria
W.A.S.P.
Si inizia con un
leggero ritardo rispetto alla tabella di marcia: è solo alle 22:20 che, dopo un
lungo cambio palco, fa il suo ingresso il primo W.A.S.P., il batterista Randy
Black e la folla si accende; seguono gli altri musicisti Mike Duda (basso), che
si posiziona al lato sinistro del palco, e Doug Blair (chitarra solista), che
si piazza alla destra. Ma è l’atteso ingresso di Blackie Lawless che fa
esultare tutto il pubblico, ormai numerosissimo, e non potrebbe essere
altrimenti!
Blackie è in
perfetta forma, giusto un po’ appesantito, parliamo pur sempre di un uomo intorno
ai 60 anni, che può ancora permettersi leggins nero e magliettina,
rigorosamente nera e dei W.A.S.P. Completano l’abbigliamento delle ginocchiere
argentate ed un meraviglioso stivalone bianco pieno di frange, giusto in
memoria dei vecchi tempi.
La setlist contiene
brani che abbracciano l’intera carriera della band, dai grandi classici, ai più
recenti brani di “Babylon”
e “Golgotha“.
Decisamente diverso l’approccio dei “nuovi” W.A.S.P.,
che scrivono pezzi piuttosto lunghi e testi incentrati sulla ricerca di un
contatto con Dio, ma ancora assolutamente incisivo per composizione e musicalità.
Il grande assente è
“Animal (Fuck Like a Beast)“, vecchio cavallo
di battaglia della band, eliminato dalle scalette dopo la conversione di
Blackie. Troviamo però pezzi come “L.O.V.E. Machine“, “Hellion“,
“Wild
Child” e “I
Wanna Be Somebody“.
La band sul palco è
solida, splendidi sono gli assoli di Doug Blair, durante i quali Blackie si
dimostra un vero signore, mettendosi da parte e lasciando la scena al
chitarrista: il suo strumento è molto effettato, ma il suono che ne esce è meraviglioso.
Ottima anche la sezione ritmica che costruisce un’ecellente base per voce e
chitarre. I W.A.S.P. sono precisi e potenti!
La voce di Blackie
regge benissimo il live, seppur con una setlist troppo breve per
soddisfare appieno i fan, riesce ad esprimere intensità e
registri vocali diversi ad ogni nota. Ritroviamo la stessa espressività nella
sua tenuta di palco, solida, sobria ma eccellente, e costantemente in dialogo
con il pubblico.
Certo gli accordi
dei brani sono sempre quelli, ma il risultato finale è magistrale.
Un concerto pieno
di energia che il pubblico riceve e restituisce, soprattutto sui brani finali,
i più attesi, con mani alzate e pogo sottopalco sulle note di “Wild
Child” e “I
Wanna Be Somebody“.
Speriamo di poter
rivedere la band prima dei prossimi 10 anni, questi sono i concerti che
vogliamo rivedere sempre più spesso e che riportano a quello che la musica hard
& heavy dovrebbe davvero essere.
Formazione
Blackie Lawless – Vocals, Guitarist
Mike Duda – Bass Guitar
Doug Blair – Lead Guitar
Randy Black – Drums
Set List
Intro
On Your Knees / Inside the Electric Circus
The Real Me (The Who cover)
L.O.V.E. Machine
Last Runaway
Crazy
The Titanic Overture (strumentale)
Arena of Pleasure
Miss You
Thunderhead (strumentale)
Hellion / I Don’t Need No Doctor (Cover Ray Charles)
Golgotha
Encore
Wild Child
I Wanna Be Somebody
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