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venerdì 9 marzo 2018

GOBLIN-"FOUR OF A KIND", di Luca Nappo

GOBLIN-"FOUR OF A KIND"

(Black Widow Records)

Di Luca Nappo

Articolo già apparso sul numero di dicembre di MAT2020

La storia dei Goblin è ricca di grandi album che ne hanno fatto uno dei gruppi più amati nel nostro paese ma ancora di più all'estero.
Il mondo delle colonne sonore legate principalmente all'opera del maestro del brivido Dario Argento li ha resi famosi ma anche un pò ghettizzati nel genere, rimanendo ai margini di quel filone del nostro progressive in cui meritano, in realtà, un posto di sicuro rilievo, tanto quanto altri gruppi storici.
Purtroppo la loro storia è anche contraddistinta da scioglimenti, reunion e divisioni in varie formazioni (sopratutto negli ultimi anni) che hanno spiazzato e confuso gli stessi fans devoti.
Four Of A Kind è un nuovo capitolo della storia dei Goblin, originariamente pubblicato dalla label indipendente BackToTheFudda nel 2015 ma ristampato in questo 2017 dalla nostra attenta etichetta Black Widow in cd ed impreziosito da una bonus track (l'esecuzione di "Goblin" da Roller tratta dal tour in USA nel 2014).
Per evitare equivoci, questo lavoro vede protagonisti in pratica tutti i Goblin storici ad esclusione di Claudio Simonetti (impegnato già da tempo con i Claudio Simonetti’s Goblin e in altri progetti) e quindi presenta la line-up con Massimo Morante (chitarra), Agostino Marangolo (batteria), Fabio Pignatelli (basso e autore di buona parte dei brani) e Maurizio Guarini (tastiere) con l'espediente
del numero 4 nel logo per evitare problemi legali sul marchio usato.
A nove anni di distanza dal precedente “Back To The Goblin”, la stessa formazione prosegue un discorso musicale che sicuramente recupera le sinistre caratteristiche del Goblin sound ma gli otto brani in scaletta mostrano anche elementi peculiari, esaltati dagli ottimi musicisti presenti.
Esempi evidenti sono l'iniziale "Uneven Times", dominata delle tastiere di Guarini e dal basso pulsante di Pignatelli su un tappeto sonoro che non sfigurerebbe in un thriller della nostra tradizione cinematografica, il tutto impreziosito del sax di Antonio Marangolo, presente come special guest
mentre la celebrativa "In The Name Of Goblin" e "Mousse Roll"  (con l'inquietante uso del bouzouki) ci riportano alle atmosfere di lavori seminali come "Profondo Rosso" e "Suspiria" sia per la scelta dei suoni che per le atmosfere create.
L'album prosegue con ottimi brani quali "Bon Ton" e "Kingdom", quest'ultimo dall'incedere epico e maestoso, ma è con "Dark blue(s)" che diventa assoluto protagonista Morante, grazie al suo tocco delicato di chitarra che lo ha contraddistinto in tutte le sue composizioni, relegando i suoi compagni di viaggio a momentanei spettatori.
Con la successiva "Love & Hate" ricompaiono sonorità più serrate (con un incipit che ricorda lo strumentale YYZ del trio canadese dei Rush) per evolversi in atmosfere soffuse ed intime in cui Guarini torna protagonista con il suo hammond ed un tappeto di synth per terminare in passaggi meno rassicuranti.
L'album si conclude con 008, forse il passaggio più prevedibile con il suo ritmo circolare condotto dalla sezione ritmica Pignatelli-Marangolo e da un sostenuto e ripetuto riff di chitarra.
Impreziosito dall'affascinante cover art di Sean Chappell, artista fantasioso che è riuscito perfettamente a ricreare il messaggio dell’album, l'ascolto di questo nuovo capitolo della famiglia Goblin è risultato molto convincente.
Sicuramente lontano dai capolavori del passato, “Four Of A Kind” dimostra in ogni caso l'elevato livello compositivo ed esecutivo dei musicisti presenti e sarebbe un peccato che passasse inosservato.
Consigliato non solo ai Goblin fans.



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