Gruppo: Veil of
Conspiracy
Genere: Melancholic
Metal
Album: Echoes of
Winter
Anno: 2021
Casa discografica: BadMoodMan Records
Tracklist (cliccare sul titolo per ascoltare)
2. Grim Light
4. Ocean's Tide
6. Cold
8. Forsaken
9. Svart
Lineup:
Alessandro Sforza: Vocals
Emanuela Marino: Guitars
Luca Gagnoni: Guitars
Davide Fabrizio: Drums
“Sighs through the night
All this solitude
Empties my tired eyes
Firelights strike in the dark
Shadows reflecting
The ghost I’ve become”
(liriche da Where Sun Turns To Grey)
Nonostante i
tempi bui che stiamo vivendo, reputo ancora salutare uscire da casa per andare
ad assistere a un bel concerto underground (in fondo non ha importanza il
genere) e ammirare band che si conoscono poco o niente. Lo ritengo ancora oggi
il miglior sistema per approcciare alle nuove proposte, piuttosto che impoltronirsi
ad ascoltare musica su YouTube o Spotify.
La pandemia ci
ha reso poco propositivi in questo senso non premiando, peraltro, il coraggio
di chi (organizzatori, musicisti, proprietari dei locali, addetti al
merchandising) tenta una ripartenza, pur nel rispetto delle regole che l’infinita
pandemia ci impone.
Lo scorso 20
novembre al Defrag a Roma ho assistito a due ottime esibizioni in ambito metal.
Ad aprire i validi Agatunet, ma a colpirmi nel cuore sono stati i
capitolini Veil of Conspiracy. Una prestazione sontuosa nell’ambito di un
metal malinconico venato di progressive/doom/black/gothic con riferimenti agli
Opeth, Katatonia, Sentenced e ai nostrani Novembre, tanto per dare un’idea al
lettore.
Mi è rimasta impressa la performance del
biondo vocalist Alessandro Sforza, convincente sia nel cantato aggressivo in screaming
sia in quello più pacato e fortemente evocativo. Mi sono ricordato poi, tornato
a casa, di averlo già recensito nel lontano 2010 per il sito Metallized, quando
militava nei Lykaion; si trattava precisamente dell’EP Swallowed by the Sea.
Al termine della serata ho scambiato una copia
del mio libro sui Bathory con l’ultima fatica discografica dei Veil intitolata Echoes of Winter
di cui si apprezza immediatamente la splendida cover, opera di Gogo Melone (Luna
Obscura/Aeonian Sorrow).
Siamo al cospetto di dieci brani di notevole
levatura che denotano nel complesso un miglioramento evidente rispetto al debut
album del 2019, il concept Me, Us and
Them.
Nell’attuale line up è confluito il già citato
Alessandro che ha preso il posto di Chris De Marco, mentre le parti al basso
sono state curate da Cristian Marchese. L’apporto del singer costituisce il
vero punto di forza di Echoes of Winter
risultando impeccabile in tutte le tracce (le liriche, per la precisione, sono
state scritte da Luca Gagnoni e da Emanuela Marini).
Difficile trovare punti deboli in questo lavoro:
la sezione ritmica è perfetta, mentre il lavoro delle due chitarre è inappuntabile
sia in sede di riffing che di assolo.
Tra i pezzi preferiti cito la mistica opener Woods of Nevermore, la doomeggiante Grim Light, Ocean’s Tide contraddistinta da un eccellente assolo centrale di
chitarra e da un grintoso finale, l’oscura Shore
of Discord, la glaciale Svart (la
più incline al black metal) e la conclusiva crepuscolare Where Sun Turns To Grey, la migliore del lotto, nella quale
l’alternanza alla voce con la special guest Gogo Melone (sì, avete letto bene,
è l’autrice della copertina) e la conseguente contrapposizione dello stile
growl al clean, credo traccino una linea guida per il futuro di questa
promettentissima band.
Vi siete convinti? Andate ai concerti, ampliate la vostra cultura e sostenete il movimento: io a sessant’anni suonati faccio ancora così.
Nessun commento:
Posta un commento