VALERIO DANIELE
Racconti dalla fine del mondo
levitazioni sonore tra Natura e
Rovina
Desuonatori
(BandCamp - 13 tracce - 41.28 min.)
Di Alberto Sgarlato
Il suono asciutto, graffiato, di una chitarra talmente “trasfigurata” da non sembrare nemmeno più uno strumento a corde, stride somigliando al vento che ulula tra gli sterpi secchi di un ultimo albero rimasto solo nel deserto; o anche il cigolio di una persiana che sbatte in una vecchia capanna abbandonata. Su di essa si innesta a breve un’altra chitarra, dalle note lunghe e acute come un grido di dolore.
Queste sono le atmosfere, suggestive e descrittive come una colonna sonora, che ci introducono, nella traccia intitolata “Il tempo dei giganti”, all’album “Racconti dalla fine del mondo”, di Valerio Daniele.
E
se la successiva “Così lontano” è un breve affresco acustico che
ci allontana dal malessere e ci riporta alla quiete, arriva il rumorismo
alienante di “Quando il gigante si sedette fece suonare il suo carillon”
a destabilizzarci di nuovo, quasi a simboleggiare che il benessere è davvero
ormai qualcosa di “Così lontano”.
In “Gemme, Pt. II” i suoni si trasformano quasi in gocce d’acqua e i tappeti armonici che li circondano ne sono lo stagno; in “Come coda delle comete” percepiamo pulsazioni scandite che somigliano per davvero ai segnali captati dallo spazio con i radiotelescopi, finché tutto non si ristabilizza in una dimensione chitarristica più arpeggiata, tra momenti più o meno dissonanti.
E
si potrebbe andare a lungo avanti ad esplorare e descrivere questi 13 titoli
strumentali dalle durate variabili dai 2 ai 6 minuti circa di media: tra
momenti più rilassati (“Il tempo del partire”, per chitarra
acustica e archi o “Leaves, Pt. II” dominata dal violino), altri
più ritmati (“Tarantella degli Svitati”), altri ancora – come già
detto – più rumoristici (“Canto rubato” ci riporta in parte alle
atmosfere della opener).
Ma in realtà descrivere con parole la musica di Valerio Daniele è estremamente limitante: questo album “Racconti dalla fine del mondo”, infatti, si inserisce come tassello di un progetto decisamente ampio e articolato, collegato a uno studio scientifico su come il batterio della Xylella stia portando alla desertificazione del Salento (penisola della Puglia che si estende tra le province di Lecce, Brindisi e Taranto).
Così, i brani di Daniele, composti in un lasso di tempo dal 2019 al 2022, sono diventati colonna sonora di un film, dal titolo appunto “Il Tempo dei Giganti”, ad opera di Davide Barletti e Lorenzo Conte, che analizza l’ultimo decennio di storia di una Puglia ormai quasi totalmente desertificata.
Valerio
Daniele si fa carico di tutte le chitarre, chitarra baritona, diamonica e varie
apparecchiature elettroniche, con il supporto nelle due tracce summenzionate
del violino di Roberta Mazzotta.
Ma,
a sottolineare una volta di più come questo progetto non sia “soltanto” (e già
sarebbe moltissimo) videoriprese + musica, una ulteriore parte visuale si
inserisce nel libretto dell’album: sette opere di Daniele Coricciati, Ilaria
Seclì, Egidio Marullo, Walter Forestiere, Valentina Sansò, Maria Teresa De
Palma e Davide Barletti e Lorenzo Conte: artisti dai linguaggi differenti
(grafica, poesia, pittura, cinema) ma in profonda connessione col tema
analizzato.
Un booklet, tuttavia, “virtuale” in quanto l’opera è stata pubblicata a oggi soltanto su Bandcamp.
Valerio
Daniele spiega così la sua decisione: «BandCamp è l’unica piattaforma
attuale che ha dimostrato di gestire in modo sano, umano e misurato il rapporto
con gli artisti e i musicisti. Credo che fare un disco ai giorni nostri sia un’azione
poco sensata, quanto in un certo senso rivoluzionaria. È cambiato non solo il
mercato ma soprattutto il senso che la musica ha per la società e per le
comunità. In questi nuovi scenari fare un disco in senso tradizionale è un
gesto fuori moda e quasi insensato. Il disco inteso come opera completa,
integrata, sistemica e uniforme ha lasciato il posto a un sistema in cui i
singoli brani sono pubblicati con costanza e, troppo spesso, presto
dimenticati. Si farebbe presto a riconoscere in questa tendenza una forma ancor
più radicata di consumismo ma questo pensiero potrebbe essere superficiale.
Credo che il rapporto fra la musica e la società sia destinato a cambiare
continuamente. Era già successo tante volte nella storia, soprattutto nel 900,
e sta succedendo ancora».
https://valeriodaniele.bandcamp.com/album/racconti-dalla-fine-del-mondo
https://www.facebook.com/valerio.daniele.5
https://www.youtube.com/@ValerioDanielehttp://www.desuonatori.it
Synpress 44 | ufficio stampa
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