MONKEY DIET-“ANT DEATH SPIRAL”
Black Widow Records
Di Andrea Pintelli
Bologna,
da sempre, è fucina di bravi, talvolta grandi, musicisti. Gabriele Martelli
(già nei Prophexy), Daniele Piccinini (ex Accordo dei Contrari), Roberto Bernardi (già negli Altare Thotemico), sono fra questi, a ben sentire la
qualità del loro ultimo lavoro intitolato “Ant
Death Spiral”, pubblicato dalla Black
Widow Records (gloria sempre).
Loro
sono i Monkey Diet e questo è il
secondo disco rilasciato, dopo “Inner Gobi” del 2017.
Il
trio propone una musica che spazia dal prog allo psych, con inserti rock blues
che vanno ad amalgamare il tutto. C’è sicuramente crescita costante e continua
nella loro proposta, vista l’evoluzione mostrata, e la loro audacia sta nel
creare un sound personale, strumentale, graniticamente fantasioso. Credo che la
migliore opzione sia vederli dal vivo, per capire come riusciranno a mostrarsi
al netto del lavoro in studio, e mi riprometto di farlo appena saranno dalle
mie parti. Nel frattempo, andiamo ad analizzare “Ant Death Spiral”.
Hungry Horace apre le danze di
questo lavoro e lo fa in maniera netta e decisa, dopo un sinistro intro di
basso, che ne pian piano ne svela i contenuti (perdonate, ma mi fa tornare alla
mente l’inizio del primo degli Abiogenesi; nulla di riproposto, comunque, solo
un rimando lontano). Mi piace parecchio l’incatalogabilità del sound che
emerge, con chitarra e basso che vanno a creare trame vibranti che faranno il
piacere di coloro che godono ad andare oltre al risaputo.
Ant Death Spiral, seconda canzone, continua
in modo fragoroso il percorso avviato, arricchendone le sfumature. Il vibrafono
di Nicola Schelfi amplia le prospettive sonore, mischiandosi a meraviglia coi
tre del gruppo. C’è progressione nell’andirivieni degli altisonanti panorami da
loro dipinti, in cui la batteria è estrosa e soprattutto stravagante
protagonista.
Sleeping Sand, Silent Cloud
è piacevole nella sua complessità, ha in sé vari passaggi che la rendono una
simil-suite. In essa c’è la poesia della chitarra di mr. Eric Gales, che regala
emozioni; ma soprattutto (per chi scrive) c’è un enorme lavoro di basso, pieno,
vivace, sontuoso, a tratti drammatico. Lascia il segno. Infine, c’è la soavità
della voce di Donella Del Monaco. Un regalo veramente amabile.
Marsquake ha orientamento più
space delle precedenti, grazie ai sintetizzatori di Silas Neptune. Si viaggia
lontano, si pensa liquido, si respira il cosmo. Impossibile restare
impassibili, e fermi, di fronte ai Monkey Diet. Ottimo lavoro di squadra,
profonde idee a librare nell’aria il loro (nostro) volo.
È
il momento di Raptus, il cui
significato esprime in maniera piena l’andamento del pezzo. Tempi e
controtempi, andamento indiavolato, perfetto e vorticoso mix tra basso,
batteria e chitarra. Scatenata e forsennata, è la traccia che suggella
l’inventiva del gruppo.
Special Order 937, ultima del lotto, è
anche il brano maggiormente composito. Riccardo Lolli, coi suoi sintetizzatori,
va ad aggiungere concrete illusioni sonore a quanto pianificato dai Monkey
Diet. La loro propensione hard va ascoltata e vissuta, più che capita, perché
solo lasciandosi andare si ricevono maggiori endorfine squillanti di note. E
poi, sorpresa: ghost track! Ma questa la capirete solo dopo avere acquistato
questo cd, valente e visionario. Le fantasticherie vanno ancora forte.
Tracklist:
01. Hungry Horace
02. Ant Death Spiral
03. Sleeping Sand, Silent Cloud
04. Marsquake
05. Raptus
06. Special Order 937
Line-up:
Gabriele Martelli – chitarra, sintetizzatori
Daniele Piccinini – basso, sintetizzatori
Roberto Leonardi – batteria
Special guests:
Donella Del Monaco – voce (tr. 3)
Eric Gales – chitarra (tr. 3)
Riccardo Lolli – sintetizzatori (tr. 6)
Silas Neptune – sintetizzatori, effetti (tr. 4)
Nicola Schelfi – vibrafono (tr. 2)
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