Magnolia, Con fuoco. Insieme si vince
Intervista in radio di Max Rock Polis
Nel Prog-rinascimento di questi anni è
sempre più frequente e piacevole ritrovare realtà che riescono a ben
contaminare quelle che sono le loro passioni, gli ascolti, con un genere
cantautorale che ci è sempre appartenuto. Gruppi come i Magnolia si
distinguono nella precisa scelta linguistica e nel modo di portare avanti il
loro messaggio musicale. Ne parliamo con due di loro.
Eccoci con i Magnolia, vi presento
Alessandro Di Cori e Chiara Gironi. Leggendo “magnolia” per la pronuncia penso
sempre alla canzone “Strange fruit”, all'inglese. com'è che vi chiamate
Magnolia?
A: “Io me lo ricordo Chiara, tu te lo
ricordi?”
C: “Sì ma lascio a te l'onere e
l'onore [ride, ndr].”
A: “Siamo andati assieme al cinema a
vedere appunto “Magnolia”, ci chiamavamo prima Eclissidra, il primo
lavoro lo abbiamo fatto col nome Eclissidra nel '95, poi nel '97 avevamo
cambiato un po' il genere, il modo di suonare, e avevamo deciso che sarebbe
stato più giusto ripartire con un altro nome. E abbiamo scelto Magnolia
perché siamo andati al cinema. Troppo banale [ride, ndr]?”
Nonostante il nome da una sola parola
sono un gruppo che ha sonorità Progressive, e non solo. Ma la base è Prog. “La
magnolia in fiore” sarebbe stato più Prog.
A: “Siamo sintetici.”
C: “Siamo sintetici ma numerosi [ride,
ndr], siamo in sei in realtà.”
Ecco, allora nominiamo e salutiamo
tutti i membri del gruppo.
C: “Certo, allora salutiamo Donatella
Valeri, la pianista tastierista, Bruno Tifi nostro chitarrista
solista.”
A: “Che è il chitarrista bravo, io
sono il chitarrista simpatico [ride, ndr].”
C: “Simone Papale il bassista, Claudio
Carpenelli il batterista, che ci stanno ascoltando.”
Fanno tutti il tifo per voi. Gruppo
Prog romano, sono qui per il loro album “Con fuoco”, ben fatto, con gli
attributi e siamo contenti di ospitarli e parlarne. È il vostro secondo?
A: “Sì, il primo si chiama “La zona
d'ombra” ed è uscito nel 2012, un concept album sulla pena di morte.
Abbiamo preso spunto da una storia vera del primo condannato nel Texas per la
prova del DNA, e poi abbiamo costruito una storia, abbiamo cercato di
immaginare come fosse la vita di una persona che si trova di fronte alla fine.
Abbiamo cercato di analizzare l'album e affrontare due tematiche diverse. La
prima è quella della condanna da parte nostra alla pena di morte anche come
strumento di tortura, perché non né solo la fine dalle vita: il fatto che
questo momento venga rimandato più volte all'interno della detenzione ti fa
mandare nel famoso “miglio verde” e poi ti riportano indietro. Da una parte quello,
l'aberrazione del sistema che prevede la pena di morte, e dall'altra lo abbiamo
affrontato in modo più intimo, di tante persone che a un certo punto della loro
vita si trovano senza speranza, o credono di esserlo. È una cosa che può
capitare a tutti, in quel momento tu ti senti come un condannato a morte,
magari perché la tua vita personale va male, il lavoro, la famiglia. Ci sono
dei momenti in cui ognuno di noi si sente senza un futuro e senza speranza.
Abbiamo cercato di sintetizzare tutto all'interno di quell'album.”
Album che ha sonorità un pò più dark
rispetto a “Con fuoco”.
C: “Del resto “Con fuoco” come
album nasce dall'elaborazione di pezzi completamente ex novo, realizzati negli
ultimi 4 anni, ma anche dalla rielaborazione di alcuni nostri brani più datati,
che non avevano trovato pubblicazione precedente, che abbiamo ripreso in mano e
rielaborato. “La città della notte” è ispirata ai fatti di Genova del
2001 e in particolare a ciò che avvenne nella scuoia Diaz. È un brano che dal
punto di vista della lirica iniziai a scrivere tempo fa. La canzone ha trovato
la sua maturità negli ultimi tempi, quando abbiamo deciso di elaborare un
progetto musicale che avesse come leitmotiv quello della lotta a ogni
tipo di oppressione. “Con fuoco” nasce proprio da questa esigenza.”
Quindi canzoni con dei testi, con dei
significati anche piuttosto forti, con messaggi chiari che hanno una certa
importanza.
C: “Beh sì, diciamo che abbiamo sempre
avuto quest'esigenza in comune con i ragazzi. Ci conosciamo da tantissimi anni,
noi ancor prima di essere una band musicale siamo amici nella vita, ci
conosciamo da quando eravamo dei giovani studenti universitari. È sempre stato
un po' il collante delle nostre vite, abbiamo sempre tratto spunto e linfa
vitale da tematiche di questo tipo, quindi ci viene abbastanza naturale
guardarci attorno. Senza volere dare lezioni a nessuno, non è questo
l'obiettivo, si tratta soltanto di spunto di riflessione. “
A: “Sì, diciamo che il nostro
obiettivo, il modo di scrivere le canzoni è quello di raccontare storie.
Avevamo paura un pochettino, affrontando questi argomenti come l'oppressione o
la ribellione, di fare slogan o solo un album politico. Invece alla base
dell'album, ed è una cosa che devo dire stanno recependo in molti, a partire
dalla copertina si capisce subito che c'è questo messaggio positivo, di amore,
di amicizia tra le persone, perché alla fine il concetto dell'album è che
qualsiasi battaglia si può affrontare insieme. Quindi abbiamo pensato a questi
due immaginari ragazzi che sono in copertina che si trovano di fronte a un
carro armato, che non temono di affrontarlo perché si amano e perché, si vede
sul retro di copertina, sono seguiti da tantissime persone come loro che
vogliono unirsi. In un periodo in cui l'io viene messo davanti al noi, tutto
l'album è un'esortazione a fare le cose insieme. Esattamente come noi abbiamo
fatto l'album.”
Con questi giovani e il carro armato
viene a mente Tienanmen. Il vostro CD ha una continuità, il vostro gruppo
mescola e contamina il Prog con la musica italiana, il cantautorato, è la via
italiana al Progressive che sta sbocciando e voi la state portando avanti con
convinzione e bravura.
A: “Sì, devo dire che a noi è sempre
venuto abbastanza spontaneo scrivere in questo modo. È vero che quello che
scrivi dipende molto da quello che ascolti, quindi nella band ci sono gusti
eterogenei, ascoltiamo un poco di tutto. Però devo dire che fin dall'inizio
abbiamo avuto anche noi difficoltà ad essere etichettati, perché come ti avevo
detto siamo troppo Prog per un pubblico Pop ma siamo troppo Pop per gli altri,
non abbiamo gli stilemi classici del Prog. Molto spesso quando si parla di un
gruppo Prog giovane si legge nella recensione “gruppo ispirato ai Genesis o
ai King Crimson”, per noi invece è difficile dirlo anche per spiegarci che
somigliamo a un certo gruppo famoso.”
E infatti è apprezzabile il fatto di
fare le cose in modo differente, trovare una via originale al Prog. Sempre più
grandi gruppi stanno facendo questo, e mi pare giusto perché gli anni '70 sono
finiti. Ma chi volesse “Con fuoco” come può fare per averlo?
A: “Allora, siamo su tutti i mercati
online, il nostro album è prodotto e distribuito dalla Lizard records di
Loris Furlan. Approfittiamo dell'occasione per ringraziarlo perché ha creduto
in noi, ci ha dato fiducia, ci ha spinto tra l'altro anche aiutandoci,
indicando la direzione. Dopo aver sentito una nuova canzone, “Syrma”, ci
ha detto molto gentilmente che secondo lui quella sarebbe dovuta essere la
direzione. E in effetti quel suo consiglio ci è servito molto. Sul sito della
Lizard e sul nostro magnoliaitaly.com c'è la possibilità di vedere dove
acquistarlo e qui a Roma è nel negozio Pink moon del mio amico Sandrone, il
nostro spacciatore di musica [ride, ndr].”
Andate su Facebook cercate Magnolia e
dategli il like. Sono contento e orgoglioso che ci possano essere gruppi
così che fanno questa musica di pregio. Per registrare questo album l'avete
presa con calma.
A: “Sì allora, svariati anni fa quando
abbiamo iniziato a scrivere l'album precedente avevamo deciso di scrivere le
canzoni dentro casa sfruttando una batteria elettro acustica, poi di andare a
fare le prove nelle sale e fare le registrazioni. In realtà il suono che
eravamo riusciti a produrre dentro casa attraverso questa batteria elettro
acustica, e tutta un'altra serie di strumenti, era di poco inferiore a quello
che ti può dare una sala. 20 o 30 anni fa quando tutti nelle case avevano gli
impianti Hi-Fi, professionali, casse di 200 Watt etc, la differenza fra un disco
registrato in uno studio professionale, con tutti i microfoni e mixer da 80
canali, dava sicuramente un suono diverso. In un periodo in cui la gran parte
dei brani viene ascoltata attraverso i social, oppure scaricato in mp3,
le differenze tra un prodotto registrato enormemente bene nel migliore degli
studi e uno registrato in un studio medio, perché comunque dentro casa ne
abbiamo fatto uno discreto, si sono ridotte molto e soprattutto negli ultimi 10
anni la tecnologia per la registrazione di una batteria elettro acustica è
andata avanti in un modo incredibile. Quindi fino a un pò di tempo fa una
batteria elettronica suonava finta, come sui dischi dei Depeche mode, invece
negli ultimi anni queste cose sono cambiate, ci sono dei programmi con i quali tu
puoi ricreare il suono dei batteristi che vuoi.
La differenza tra gli album con e
senza una batteria acustica vera si sono molto ridotte, e quindi noi abbiamo
approfittato di questo cambiamento per passare più tempo insieme, scrivere e
arrangiare in modo molto più complesso. Un gruppo come il nostro non si
potrebbe mai permettere di passare un mese o due in studio, dovrebbe farlo in
una settimana, e noi invece abbiamo fatto un lavoro che non ci saremmo mai
potuti permettere, né a livello di sovraincisioni, arrangiamenti, né per tante
particolarità, per la scelta dei suoni, l'utilizzo di moltissime tracce e di
rumori esterni, cosa che il gruppo mi ha rimproverato spesso [ride, ndr]. In
realtà abbiamo scoperto con “La zona
d'ombra” che la gran parte del nostro pubblico è straniero.”
C: “Il che è abbastanza paradossale
considerato il fatto che poi, me ne assumo tutta la responsabilità, io perseguo
la decisione di cantare in italiano. Mi ha molto colpito il valore aggiunto
dell'italianità, pur sapendo l'inglese preferisco di gran lunga cantare in
italiano. Devo dire che mi ha dato grandissima soddisfazione che sia anni fa
con “La zona d'ombra” che trattava un tema americano ma in italiano sia
quest'anno stiamo avendo riscontri anche all'estero e il messaggio arriva.
Abbiamo fatto una cosa giusta, abbiamo messo la traduzione dei testi in
inglese, ci sembrava giusto e doveroso nei confronti di tutte quelle persone
che appunto ci seguono in America meridionale, in Canada, in altre zone del
mondo. Era doveroso questa volta fornire loro uno strumento per accedere più
facilmente alle liriche dei Magnolia. ma è molto bella questa cosa che
poi la musica sia davvero un veicolo universale, perché il messaggio è
arrivato, e questo ci riempie di gioia e soddisfazione.”
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