Raconti sottoBanco
"Una cena
con gli amici di sempre, un fatto abituale. Tutti più o meno rassegnati alla
battuta scontata o ai discorsi già sentiti; un incontro che improvvisamente,
però, diventa duro, violento, uno scontro frontale. Ciò accade quando uno dei
presenti, senza preavviso, mette sul tavolo se stesso, il suo lasciarsi vivere,
esprime con forza tutta la sua confusione, la sua "mancanza "... Un
non previsto contatto e una diversa tensione, allora, si stabiliscono tutti ci
si trovano coinvolti dalla totalità dei loro problemi, bisogna uscire allo
scoperto, non ci si può sottrarre alla sincera verità di chi ti guarda dritto
negli occhi e la cena stessa prende un non so che di definitivo; qualcuno dice
"Mi sembra l'ultima cena"!
Veniva pubblicato nell’ottobre del 1976 l'album del Banco del Mutuo Soccorso "Come in un ultima cena".
Dopo i tre "capolavori" precedenti, dopo"Banco IV",
registrato per il mercato "internazionale", dopo "Garofano
Rosso", colonna sonora dell'omino film. L'attesa dei fan per un
nuovo album in studio (cantato in italiano) era molta.
Questo disco fu uno "spartiacque", si abbandonarono
le suite prog dei primi album a favore di una forma di canzone più
tradizionale, nel senso della composizione dei brani, più ricercati e
raffinati. Opera abbastanza "complessa", sia sul piano musicale
che dei testi, nato in una specie di autoanalisi . Una cena dove si incontrano
vari personaggi . C'è il furbo opportunista (Il ragno), il romantico
idealista (E cosi buono Giovanni ma,...), l'attivista politico (Slogan),
e cosi via. Il brano, "Si dice che i delfini parlino",
era già pronto con un altro titolo per l'incompiuta opera-rock "San
Francesco".
Per la "stampa specializzata" trattasi di album di transizione
(ad avercene!), non capirono che questa "metafora" della vita dei
vari personaggi del disco era lo specchio della società dell'epoca (e
forse anche di quella attuale), e che il gruppo stava cercando una nuova
dimensione.
Uscì per la casa discografica di EL&P "Manticore", ebbe
una grande promozione, uscì anche una versione in inglese, "As in a
last supper", con i testi tradotti da Angelo Branduardi,
ed i notevoli "progressi" di Francesco a livello di pronuncia,
rispetto a Banco IV (!!??)
Seguì in lungo tour con i "Danzatori Scalzi" ed Angelo
Branduardi, ancora poco famoso; apriva i loro concerti e presentava il
nuovo brano "Alla fiera dell'est", (con cui fece il botto).
Ricordo di averli visti al Teatro Olimpico di Roma, allo spettacolo pomeridiano
(la mia futura moglie doveva rientrare prima di cena!): che concerto! Al mixer
c'era Marcello Todaro. Mi verrebbe da dire: " ho visto cose
che voi umani.....".
Un grande album, maturo, che ha il solo "difetto" di essere
stato preceduto da tre capolavori, ma con una liricità unica, e la voce di
Francesco, antica... ancestrale (andate a ri-ascoltarlo)
Wazza.
Immagini del tour
·
Note: Copertina apribile con all'interno un disegno ispirato a
"L'ultima cena" di Leonardo da Vinci e avente per soggetti i
componenti del gruppo / Allegato un opuscolo cm. 22x22 di 16 pagine con una
nota di presentazione all'opera a firma del gruppo, testi delle canzoni e
relativi disegni a commento (vedi link "Altre immagini") / Copertina
di Cesare e Wanda Monti - Illustrazioni e libretto di Mimmo Mellino /
Registrato da Peter Kaukonen e mixato da Peter Kaukonen con Banco del Mutuo
Soccorso presso il Chantalain Studio di Roma, nei mesi di Marzo-Aprile-Maggio
1976 / Produzione esecutiva: David Zard / Distribuito da Dischi Ricordi -
Milano / Formazione: Pierluigi Calderoni - batteria, percussioni; Renato
D'Angelo - basso, chitarra acustica; Francesco Di Giacomo - voce; Rodolfo
Maltese - chitarre, tromba, corno, voce; Gianni Nocenzi - pianoforte, piano
elettrico, sintetizzatore, clarinetto, flauto dolce; Vittorio Nocenzi - organo,
sintetizzatore, solina, clavicembalo
BRANI
Lato A
Lato B
|
Cesare Monti, ideatore della copertina, racconta come è nata !
Banco del Mutuo Soccorso - Come in un'ultima cena
Attorno a
questa immagine ci sono due storie incredibili. Iniziamo con la prima. Eravamo
ormai al quarto Lp escludendo quello inglese. Ci fu una riunione da me, con
Sandro Colombini, i fratelli Nocenzi, Francesco e gli altri. Il rapporto tra la
musica e l’immagine
stava diventando prioritario anche se le case discografiche non volevano
vederlo, d’altronde
sulla cecità dei nostri manager dovremmo stendere un velo grande come tutta la
nazione. Proposi allora di fare una cosa completamente diversa, non tanto nella
forma, ma diversa proprio come metodologia. L’idea era di girare un film in cui
le immagini commentassero la musica, non la raccontassero ma ne fossero una
visione onirica una evocazione, in quegli anni non esisteva ancora il
video-clip, non cerano
ancora le video cassette ne tanto meno i
dvd, ma come poteva allora essere commercializzato il disco? Lo spettatore che
andava a vedere quel film avrebbe pagato con il prezzo del biglietto anche il
costo molto ridotto del disco, che gli sarebbe stato dato in una busta bianca
visto che la copertina erano le immagini del film. Si guardarono in faccia
stupefatti era troppo per loro così si ritornò sulla terra e si progettò un
qualche cosa che avesse dentro dei segni forti. A nessuno, se non a me, sarebbe
mai stato permesso di fare una immagine del genere, d altronde ero convinto che
all’uscita ci
sarebbe stato uno sconquasso, soprattutto da parte della Chiesa, e la cosa non
poteva che farci gioco, ma non ci furono reazioni ne dalla Curia, ne da nessun
altro. Ma qui nasce la seconda storia, figlia della prima, verso la fine degli
anni ‘70 la mia situazione lavorativa in Italia era divenuta più che difficile,
tragica, nessuno mi passava più del lavoro, ero considerato , troppo cerebrale,
troppo difficile, poco accondiscendente a compromessi. Grazie a Nanni Ricordi
conobbi l’amministratore
delegato della Rolling Stones Record. Sigillai parte dello studio per non avere
troppe spese mi feci prestare dei soldi dalla banca con la scusa di acquistare
delle macchine, e mi trasferii da solo a New York: non ci andavo molto volentieri lasciare
moglie e figlia non era cosa che mi piaceva. I primi tempi, con l aiuto di alcuni amici,
presi in affitto una barca, di quelle stanziali al boat bease sul fiume Hudson,
di fronte al New Jersey; dopo un pò mi trasferii non molto lontano da lì, alla
91 West Side. Lavorando con l’etichetta
dei Rolling Stones economicamente le cose migliorarono, anche se il mio
pensiero era sempre all’Italia.
Un giorno fui chiamato in direzione e mi fecero sentire un pezzo, era Only
on the top, il singolo del nuovo long
playing di Mike Jagger come solista. Mi chiesero di fare un progetto. Presi l’occasione e tornai in
Italia per chiedere una mano a Vanda, disegnammo la nostra proposta che portai
nel viaggio di ritorno a Parigi, agli studi Olimpya, dove stavano registrando. Il progetto
vedeva Mike sdraiato su una croce con la testa verso macchina in una
prospettiva mantegnana, vestito solo con un panno ai fianchi e con ai piedi
delle scarpe da tennis; la croce stava ancora a terra su un crinale come sfondo
le balze di Volterra. Mike stringeva nella mano un martello che picchiava con
forza a cacciare un chiodo dentro al palmo dell’ altra, ferma sull’asse della croce, era un’autocrocifissione. All’interno una serie di informazioni che avevo chiamato Do it
yourself spiegavano come
costruirsi i chiodi il martello la croce, gli oggetti fotografati erano
tratteggiati in modo da poterli ritagliare. Il progetto fu accolto con
entusiasmo. Intanto ero tornato a New York, passarono più di due mesi. Un
giorno chiesi che succedeva del mio progetto, la risposta fu sconcertante:
avevano sottoposto la proposta ai più grandi magazzini negli Stati Uniti e in
Inghilterra la risposta era che una copertina del genere non l avrebbero esposta, perché
lesiva della moralità quindi non se ne faceva
nulla. La cosa in sé non mi meravigliava più di tanto, se i punti vendita ti
danno delle risposte simili l’industria che mira al profitto non poteva non tenerne conto, ma che i
Rollig Stones si sottomettessero a queste regole, quando in Italia terra del
Vaticano del Papa e dei cattolici, nessuno si era indignato per una immagine
molto più blasfema tutto sommato, mi sembrava troppo. Ma il culmine dell’assurdità fu la ragione
dello scandalo che non stava nel vilipendio religioso, ma nella moralità del l’immagine, il fatto che
Mike Jagger fosse nudo con solo una piccola striscia a nascondere le sue
grazie. Era finito un sogno, era finita unepoca, almeno per me.
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