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giovedì 11 ottobre 2018

Monjoie – “And in thy heart inurn me”, di Max Rock Polis



MonjoieAnd in thy heart inurn me”
Lizard Records
Di Max Rock Polis

Chi conosce l'inglese, alla prima occhiata non potrà non interrogarsi sul significato del titolo di questo album dei Monjoie: “And in thy heart inurn me”, a meno di non avere buone reminiscenze di studi liceali, in cui si ricordano certe forme in inglese arcaico di qualche centinaio di anni fa. Quel “thy” parla abbastanza chiaro e basterebbe da solo per intuire diverse cose sul lavoro dei ragazzi savonesi. Proviamoci insieme: se thy può essere ricordato come your, inurn è meno immediato: ha il senso di bury, seppellire, e infine la costruzione della frase col verbo in fondo fa subito pensare a una poesia di un autore classico. Leggere i titoli delle canzoni serve solo da conferma: in questo album c'è un deciso accostamento alla letteratura inglese del '700-'800.

Il libretto del CD, uscito per Lizard Records, conferma che i testi delle quindici canzoni sono tratti da poesie di William Blake, William Wordsworth e John Keats, tre dei maggiori poeti romantici inglesi. Il contenuto sonoro non tradisce le aspettative e gli umori che si vengono a creare dalla semplice lettura dei testi, tutti inseriti nel libretto.
Si comincia a capire perché assieme ai bravi Alessandro Brocchi alla voce, Valter Rosa alle chitarre, Davide Baglietto a vari fiati, Alessandro Mazzitelli alle tastiere c'è una lunga lista di musicisti:  Daniele Marini al piano, Fabio Biale al violino, Giampiero Lo Bello a tromba e flicorno, Edmondo Romano al clarinetto basso, Lorenzo Baglietto al sax contralto, Federico Fugassa al contrabbasso, Roberto Rosa e Ivan Ghizzoni al basso, Leonardo Saracino, Davide Bonfante e Nicola Immordino alla batteria.



Come nota particolare del CD, come lo stesso Mazzitelli ci racconta, in occasione dell'avvicinarsi del loro ventennale sono stati chiamati all'opera tutti gli ex bassisti e batteristi del gruppo.

Ricapitoliamo: testi tratti da poesie romantiche inglesi e strumenti più acustici che elettrici. Se adesso ci aspettiamo da loro un Art Rock di atmosfera e classe, mettiamo il CD sul lettore per scoprire quanto ci siamo andati vicini.

Nel brano di apertura “The world is too much with us”, si possono sentire subito degli umori autunnali, la bella e profonda voce di Alessandro viene accompagnata da assoli di flauto e flicorno.
Stessa atmosfera nel secondo “I cannot exist without you”.
Il terzo invece, “Ah sunflower”, nasce con voce e piano, e si apre pian piano agli altri strumenti, mentre l'incedere ritmato rimane sempre lento.
Anche nel quarto, “London”, i toni rimangono romantici, in tema con i testi poetici dei tre autori inglesi, ma senza mai annoiare, perché Alessandro è capace di ben mescolarsi agli assoli dei vari fiati, di alzare le ottave e con esse l'intensità del brano.
The day is gone” dopo l'apertura di piano diventa quasi una marcia allegra, e gli assoli di ocarina contribuiscono a un mood più arioso e vivace. La malinconia amorosa ritorna subito dopo, in varie colorazioni, con le successive canzoni dove si alternano pianoforte, archi, fiati e synth a variare gli scenari musicali.
Accade anche quello che non ti aspetti dal richiamo alla solitudine di “O solitude”, dove questa è trascritta in piano, synth e una batteria in evidenza, finché a un certo punto il ritmo cede a una parte centrale molto più rilassata, che poi torna battente per il minuto finale.
E così l'album va avanti fino alla fine con la più sostenuta “The human abstract”, e chiude con un trittico che riapre il filone malinconico, come nella particolare “A slumber did my spirit see”, con solenni rintocchi di campana, fino all'ultima “Eternity auguries of innocence” dove ai dominanti voce e piano si riapre per un attimo l'orchestrazione collettiva, per poi lasciare ancora al pianoforte la chiusura del brano e del CD.

Alla fine si vede come l'idea di farsi ispirare da testi romantici abbia ben pagato. I ragazzi sono partiti in due: il cantante Alessandro alla voce e Daniele al pianoforte, e poi affiancati dagli altri membri dei Monjoie hanno avuto la bravura di mettere su arrangiamenti per un vero e valido ensemble di artisti, capace di trovare lo spirito giusto, di autunnale malinconia e calda atmosfera, adatto al tema poetico e in sintonia con gli argomenti. Il lavoro risulta così uniforme seppur vario, molto godibile, che si presta ottimamente per un ascolto anche  approfondito e calmo, per coglierne tutti i differenti aspetti e umori.

Come detto, si possono trovare tutti i testi delle poesie nel libretto del CD, e visto che non stiamo parlando di brani veloci e difficili da seguire, una lettura mentre si ascoltano le varie canzoni può essere un'esperienza interessante da fare per entrare ancora di più nell'aria che si respira per tutto il lavoro dei Monjoie.
Il titolo del loro album, come si può intuire, è tratto da una delle poesie musicate: “You say you love” di Keats.

Alla fine abbiamo un Art Rock contaminato, un ispirato Chabmer rock venato di Jazz e Folk, qualcosa di artistico, elaborato, raffinato, avanguardista. Pensiamo che a questo punto abbiate tutti gli elementi per valutare se vi può piacere la loro proposta: sicuramente sì, se cercate qualcosa di diverso dal solito e musica di qualità.



Monjoie - And in thy heart inurn me

01 - The World Is Too Much With Us
02 - I Cannot Exist Without You
03 - Ah Sunflower
04 - London
05 - The Day Is Gone
06 - You Say You Love
07 - The Sick Rose
08 - O Solitude
09 - Introduction
10 - To Sleep
11 - Daffodils
12 - The Human Abstract
13 - A Slumber Did My Spirit Sea
14 - Never Seek To Tell Thy Love
15 - Eternity Auguries of Innocence

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