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venerdì 18 novembre 2022

Dark Ages-"Between Us", commento di Fabio Rossi

 


Commento di Fabio Rossi 

Artista: Dark Ages

Album: Between Us

Genere: Rock Progressivo

Anno: 2022

Casa discografica: Andromeda Relix

 

Tracklist

01.Pristine Eyes
02. Showdown
03. The Villain King
04. Beyond
05. Our Lonely Shelter
06. The Great Escape
07. Riddle From The Stars
08. There Is No End

 

Line Up 

Simone Calciolari: chitarre e cori 

Roberto Roverselli: voce 

Angela Busato: tastiere, flauto, cori

Carlo Busato: batteria 

Gaetano Celotti: basso



I Dark Ages sono una band veronese con all’attivo quattro album molto interessanti pubblicati nell’arco di trent’anni circa dediti a un rock progressivo con venature metal. Tra le loro produzioni merita una menzione l’opera rock Teumman (part one - 2011 e part two - 2013) ambientata nell’antica Assiria e dalla quale è stata tratta una rappresentazione teatrale. La loro nuova fatica discografica, la quinta dunque, è intitolata Between Us. Si tratta di un concept dedicato alle paure e al coraggio che ha l’uomo nell’affrontarle, una tematica decisamente attuale. I Dark Ages confermano in toto la loro bravura nell’ambito di otto tracce ben concepite e magnificamente ideate. Riff di chitarra grintosi, si alternano a parti melodiche e a sezioni tipicamente progressive sorrette, in particolare, dalle tastiere e dal flauto di Angela Busato, autrice, peraltro, delle grafiche del disco. I cori, il vocalism versatile e quasi teatrale di Roberto Roverselli e una sezione ritmica di spessore arricchiscono un panorama sonoro di tutto riguardo assolutamente scevro da cali di tensione. La ferrea determinazione del leader Simone Calciolari è alla base del progetto di questa band che è davvero un peccato non riesca finalmente a uscire dall’underground al quale è relegata a causa della miopia, o meglio della sordità e della totale mancanza di obiettività, di certa critica e pubblico.

L’incisività dell’opening track Pristine Days…


… la struggente bellezza di Beyond, la camaleontica Our Lonely Shelter, l’atipicità strutturale della lunga conclusiva There Is No End e l’arioso andamento di The Great Escape solo alcuni esempi dell’ampio raggio d’azione in cui si snodano le varie composizioni non cadendo mai nell’errore di risultare eccessivamente dispersive. La maturità e la sicurezza acquisita dai Dark Ages consentono oculate divagazioni che rende il prodotto intrigante all’ascolto specie per chi ha voglia di evitare come la peste bubbonica l’insulsaggine quotidiana propinata dai mass media italiani. Viva la musica, quella vera!  






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