GTO – “Go GTO Go”
(1993-2023)
di Alberto Sgarlato
Fisarmoniche che trillano e squillano a
festa; slide guitars pregne di sapore country; assoli di chitarra calorosamente
“bluesy”; armonie vocali che sanno quasi di West Coast; ritmi incessanti che
“saltellano” dal 4/4 del rock agli accenti in levare dello ska e del reggae; e
ogni tanto persino, qua e là, violini deliziosamente “irish” e trombe gitane.
Davvero intensi, insomma, questi trent’anni
di vita artistica dei GTO, che scelgono
di celebrare l’importante ricorrenza addirittura con un album doppio
antologico.
La storia della band, infatti, ha inizio nel
1993 in Umbria, in provincia di Perugia. Da quel momento in poi, è tutto un
susseguirsi di traguardi: dalle condivisioni dei palchi con artisti del calibro
di Willy De Ville, Bandabardò, Tonino Carotone, Gogol Bordello, Teresa De Sio e
tantissimi altri, ai festival di rilevanza nazionale (memorabile, in tal senso,
la vittoria nel 1998 ad “Arezzo Wave”), alle tournèe all’estero fino ad
arrivare alle colonne sonore per il cinema e ai passaggi radiofonici in RAI e sui
maggiori network radiofonici.
Il tutto, ovviamente, costellato da una ricca produzione in studio: ben sei album qui rappresentati, in questa pubblicazione antologica, da 38 tracce su due dischi.
Come detto all’inizio, nel sound della band (che qualcuno ha definito “Glocal”, cioè un po’ “Global” e un po’ “Local”), si ravvisano i profumi e i colori del deserto dell’Arizona ma anche della campagna umbra, arriva al palato la salsedine delle onde del mare della California ma anche di quello che bagna le spiagge del Centro Italia, siano esse quelle adriatiche, romagnole e marchigiane, o quelle tirreniche toscane ma, in entrambi i casi, facilmente raggiungibili da quella Perugia che ha visto nascere tutto.
E poi ci sono i testi: storie della bella del
paese “che ce l’ha fatta”, un giorno è al bar a farsi ammirare da tutti e il
giorno dopo la ritrovano sulla copertina di Playboy, storie di baci rubati in
riva al mare e di vacanze che si vorrebbe che non finissero mai, storiacce
alcoliche fatte di birre, di amari, di caffè corretti e di “ammazzacaffè”;
storie, soprattutto, di una provincia che a volte sembra talmente stretta da
far venire voglia di evadere “alla ricerca di noi stessi” ma altre volte invece
sembra tanto bella così com’è.
Musica “da viaggio”: mettetela in macchina e iniziate a guidare, magari imboccando l’autostrada al tramonto e sognando di essere sulla “Route 66”; oppure musica “da falò”: se metterete su il disco a una grigliata con amici in un attimo vi ritroverete tutti a ballare, e questo prima ancora che il tasso alcolemico abbia iniziato il suo percorso in crescita.
Ma la perizia tecnica strumentale e la cura del dettaglio negli arrangiamenti fanno sì che sarebbe davvero un delitto relegare i GTO a mero sottofondo, non se lo meritano. Potete anche spegnere la luce e da soli, in cuffia, lasciarvi cullare da questo “glocal sound” così ricco di dettagli e sfumature. E scoprirete una band che ha saputo creare un’alchimia perfetta tra testi intelligenti e sapientemente ironici, groove incalzante e produzione sonora impeccabile.
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