Premessa. Prima di un evento sportivo c’è
sempre una fase di “riscaldamento muscolare”. Quindi, per non essere da meno
durante lo svolgimento del mio turno di servizio taxi, lunedì 14 luglio ho
pensato bene di “Prepararmi” ascoltando ininterrottamente per tutta la giornata
l’album “The song remains the same”
dei Led Zeppelin. Nubi minacciose si intravedevano sulle colline veronesi, e
questo certamente non era di buon auspicio per il concerto di Robert Plant,
ma come sempre la forza della musica (accompagnata da innumerevoli scongiuri)
ha fatto sì che nel tardo pomeriggio come d’incanto il cielo si aprisse
lasciando in dote le premesse per una grande serata rock. Sono insieme al mio
grande amico “prog” Paolo Iemmi, voce (splendida) e basso della tribute
denominata Big one, con la quale collaboro da diverso tempo (Paolo è un grande
esperto dei Led Zeppelin, e aveva già visto Plant dal vivo qualche anno prima).
Assistere ad un concerto in compagnia di un musicista è indubbiamente un grande
vantaggio, si possono cogliere sfumature e dettagli tecnici-musicali che
altresì potrebbero inevitabilmente sfuggire. E così alle 19,30, dopo esserci
liberati dai nostri reciproci impegni lavorativi … possiamo partire!
Destinazione Anfiteatro Camerini a Piazzola sul Brenta, tribuna frontale
numerata – fila C11 posto: 48 e 49.
HYDROGEN FESTIVAL-ROBERT PLANT+ NORTH MISSISSIPI ALLSTAR
Il rimpianto.-Decisamente bella la cornice di
questo stupendo anfiteatro Camerini; essendo arrivati in ritardo troviamo già
sul palco i North Mississipi Allstar
dei fratelli Dickinson (mi ero documentato in anticipo su questo gruppo che non
conoscevo), davvero molto bravi nel proporre il loro mix di rock-blues
infarcito di tradizione country e modernità. Ho avuto la conferma delle grandi
doti chitarristiche di Luther Dickinson,ma soprattutto mi ha impressionato il
fratello Cody, un vero folletto sul palco nel suo alternarsi tra la batteria,
la chitarra ed il canto, veramente sorprendente (comincio già a pentirmi del
ritardo, ho la vaga impressione di essermi perso qualcosa …).
Il grande momento.-Al termine di questa intensa ed
allegra esibizione si avvicina il grande momento. Per deformazione
professionale osservo attentamente i tecnici del service impegnati negli ultimi
controlli di rito, ok tutto a posto … buon lavoro ragazzi! La formazione dei The Sensational Space Shifters che
accompagna Plant in questo tour è già disposta sul palco, alle loro spalle si
erge come coreografia scenografica la
grande conchiglia raffigurata sulla copertina del nuovo disco “LULLABY AND … THE CEASELESS ROAR” in uscita a settembre. Parte la musica, stento a
riconoscere l’intro del brano, la folla
presente esplode in un boato liberatorio … eccolo! Con passo calmo e carismatico Robert Plant prende
posizione sul palco, finalmente potevo ascoltare una delle più grandi voci del
rock ancora in attività! E’ NO QUARTER,
totalmente costruita in una nuova chiave elettronica ad aprire lo spettacolo,
come il secondo pezzo TURN IN UP,
antipasto del nuovo album condito da una profonda anima blues. Dopo i consueti
saluti di rito, Robert presenta il brano SPOON
FOOL, un pezzo fantastico aperto a chiare influenze orientali e africane
grazie al suono magico del ritti, violino ad una corda suonato dal musicista
del Gambia Juldeh Camara, Questa etnicità musicale di ricerca mi ricorda molto
il Peter Gabriel affiancato dal cantante
senegalese Youssou N’Dour nel tour di So nella fine degli anni ’80. Arriva il
momento di un altro classico dei Led Zeppelin BLACK DOG. Anche questo arrangiato in maniera molto originale, la
canzone parte con uno splendido assolo di banjo per poi continuare nella sua
maestosa potenza. E la voce? Chiedo lumi all’esperto Paolo seduto al mio
fianco, che mi conferma la limpida pienezza del timbro vocale ancora
tremendamente inconfondibile ed unico di questo vecchio leone del rock.
La luna e l’arcobaleno.- L’atmosfera che si respira è
indescrivibile, lo scenario di questo anfiteatro è cinematografico, sembra di
essere in un film dove ti domandi se veramente sia reale la grande emozione che stai vivendo. A questo
punto che cosa può mancare ancora per completare questa affascinante
scenografia? Un arcobaleno? Eccolo qui! Robert presenta RAINBOW, un piccolo gioiello folk-rock che sta già imperversando in
tutte le radio, certo che la versione live e tutta un’altra cosa … nel
frattempo Paolo mi fa notare la bellezza della luna che in quel momento
maliziosamente fa capolino in lontananza, e come in una sinergia telepatica
ecco che lo stesso Plant esclama rivolgendosi al pubblico: “Guardate!
Non piove e c’è la luna!”. E qui
arriva il momento di Liam Skin Tyson, che con la chitarra acustica si
destreggia in un sofisticato e difficile fingerpicking, accompagnato dal
violino di Justin Adams, assieme introducono un’altra pietra miliare dei Led
Zeppelin: GOING TO CALIFORNIA ,
qui il leone del rock con il pubblico in delirio, con un graffiante
ruggito ribadisce orgogliosamente: “ Noi siamo The sensational Space Shifters”
(messaggio ricevuto ed esecuzione da brividi … ve lo posso garantire); si
cambia atmosfera e segue THE ENCHANTER,
(e qui Paolo mi è di grande aiuto, infatti … mi informa che il brano in
questione è tratto dall’album Mighty to
ReArranger del 2005). L’esecuzione è
molto coinvolgente (ma questa è la caratteristica che identifica questo
concerto), un blues tenebroso pieno di effetti elettronici influenzato anche
questo nel finale da affascinanti ritmi africani.
La fuga verso
l’arcobaleno.- A
questo punto non riesco più a resistere, abbandono il mio comodo posto di
tribuna numerata e cerco di avvicinarmi il più possibile all’arcobaleno che
stava sul palco. Robert in quel momento è intento a presentare alla sua maniera
il signore della psichedelia, ovvero Liam Skin Tyson, mentre la chitarra
acustica introduce la mitica BABE I’M
GONNA LEAVE YOU, apoteosi ed applausi a scena aperta che vengono molto
apprezzati da mister Plant. Nelle mie vicinanze una parte del pubblico continua
insistentemente a richiedere canzoni dei Led Zeppelin. Freddo e magnetico
Robert Plant risponde a tono: “Generazione sbagliata! Andate a dormire!
(lo ripete tre volte) … a settembre esce il mio nuovo disco e questo
pezzo si chiama LITTLE MAGGIE!”: parte il brano, un incessante “marcia”
country dalle irresistibili atmosfere etniche… è impossibile restare immobili, si
balla e a tempo si battono le mani. A ruota tutto di un fiato arrivano FIXIN TO DIE e WHOLA LOTTA LOVE, che
partendo come un vecchio blues si trasforma a poco a poco nel grande pezzo hard
rock che tutti conosciamo. Anche qui ricche sfumature etniche che esplodono in
un finale davvero grandioso.
Arrivederci.-Arriva il momento dei saluti, dopo
un grande inchino Robert Plant si congeda con un “Arrivederci” e, seguendo un
copione scritto e come di consueto seguito da tutti gli artisti, si ripresenta
sul palco per gli ultimi bis. NOBODY’S
FAULT BUT MINE, rivisitazione dei Zeppelin del blues inciso per la prima
volta dal leggendario Blind Willie Johnson nel lontano 1927 (altra informazione
ricevuta dall’esperto in materia il prof. Iemmi). Si chiude infine alla grande
con il classico dei classici dei Led Zeppelin: ROCK AND ROLL, anche
questo stravolto da un arrangiamento folk-rock-blues e World music, un
autentico arcobaleno di suoni e atmosfere. Dalla mia posizione vi posso
garantire che si sta vivendo un autentico delirio di emozioni. Applausi a scena
aperta fra gli inchini dei protagonisti di questo incredibile concerto,che se
proprio deve avere un difetto … ebbene sì! La durata. Un ora e mezza mi è
sembrato davvero poca cosa a confronto di altri eventi della stessa portata. Ad
ogni modo tanto è bastato per lasciarsi rapire da questo fantastico arcobaleno
rock. Un arcobaleno intriso di
sperimentazione e originalità, supportata dal fascino delle atmosfere
etniche.
Dettagli finali.-I componenti della band che hanno
accompagnato R.Plant in questa fantastica serata sono: Justin Adams (chitarre),
Juldeh Camara (ritti, kologo, tamburi e cori), Liam “Skin” Tyson (chitarra
acustica),John Baggott (tastiere), Bill Fuller (basso), Dave Smith (batteria)
Il rientro e le
previsioni.- Ovvio
che l’andrenalina dopo un concerto di questa portata è alla massima potenza.
Infatti al nostro rientro in auto io e Paolo ci siamo esibiti in una grande
esecuzione di KASHMIR. Il
sottoscritto mimando i movimenti e i tocchi della batteria (a discrezione sul
cruscotto) e il buon Iemmi alla voce. Vi posso garantire che il ragazzo in
questione sa raggiungere certe vette vocali con una semplicità disarmante! Per
concludere mi voglio sbilanciare in questa previsione, il prossimo disco di Robert
Plant “Lullaby and … the ceaseless roar”
sarà senz’altro il migliore album dell’anno … nutrite dei dubbi in merito?
Alla prossima, dal vostro inviato Gian Paolo Ferrari-Taxi
rock.
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