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venerdì 25 luglio 2014

Robert Plant a Piazzola sul Brenta, di Gian Paolo Ferrari


L’arcobaleno rock di Robert Plant incanta Piazzola sul Brenta …

Premessa. Prima di un evento sportivo c’è sempre una fase di “riscaldamento muscolare”. Quindi, per non essere da meno durante lo svolgimento del mio turno di servizio taxi, lunedì 14 luglio ho pensato bene di “Prepararmi” ascoltando ininterrottamente per tutta la giornata l’album “The song remains the same” dei Led Zeppelin. Nubi minacciose si intravedevano sulle colline veronesi, e questo certamente non era di buon auspicio per il concerto di Robert Plant, ma come sempre la forza della musica (accompagnata da innumerevoli scongiuri) ha fatto sì che nel tardo pomeriggio come d’incanto il cielo si aprisse lasciando in dote le premesse per una grande serata rock. Sono insieme al mio grande amico “prog” Paolo Iemmi, voce (splendida) e basso della tribute denominata Big one, con la quale collaboro da diverso tempo (Paolo è un grande esperto dei Led Zeppelin, e aveva già visto Plant dal vivo qualche anno prima). Assistere ad un concerto in compagnia di un musicista è indubbiamente un grande vantaggio, si possono cogliere sfumature e dettagli tecnici-musicali che altresì potrebbero inevitabilmente sfuggire. E così alle 19,30, dopo esserci liberati dai nostri reciproci impegni lavorativi … possiamo partire! Destinazione Anfiteatro Camerini a Piazzola sul Brenta, tribuna frontale numerata – fila C11 posto: 48 e 49.

HYDROGEN FESTIVAL-ROBERT PLANT+ NORTH MISSISSIPI ALLSTAR   

Il rimpianto.-Decisamente bella la cornice di questo stupendo anfiteatro Camerini; essendo arrivati in ritardo troviamo già sul palco i North Mississipi Allstar dei fratelli Dickinson (mi ero documentato in anticipo su questo gruppo che non conoscevo), davvero molto bravi nel proporre il loro mix di rock-blues infarcito di tradizione country e modernità. Ho avuto la conferma delle grandi doti chitarristiche di Luther Dickinson,ma soprattutto mi ha impressionato il fratello Cody, un vero folletto sul palco nel suo alternarsi tra la batteria, la chitarra ed il canto, veramente sorprendente (comincio già a pentirmi del ritardo, ho la vaga impressione di essermi perso qualcosa …).
Il grande momento.-Al termine di questa intensa ed allegra esibizione si avvicina il grande momento. Per deformazione professionale osservo attentamente i tecnici del service impegnati negli ultimi controlli di rito, ok tutto a posto … buon lavoro ragazzi! La formazione dei The Sensational Space Shifters che accompagna Plant in questo tour è già disposta sul palco, alle loro spalle si erge come coreografia  scenografica la grande conchiglia raffigurata sulla copertina del nuovo disco “LULLABY AND … THE CEASELESS ROAR” in uscita a settembre. Parte la musica, stento a riconoscere l’intro del brano,  la folla presente esplode in un boato liberatorio … eccolo! Con  passo calmo e carismatico Robert Plant prende posizione sul palco, finalmente potevo ascoltare una delle più grandi voci del rock ancora in attività! E’ NO QUARTER, totalmente costruita in una nuova chiave elettronica ad aprire lo spettacolo, come il secondo pezzo TURN IN UP, antipasto del nuovo album condito da una profonda anima blues. Dopo i consueti saluti di rito, Robert presenta il brano SPOON FOOL, un pezzo fantastico aperto a chiare influenze orientali e africane grazie al suono magico del ritti, violino ad una corda suonato dal musicista del Gambia Juldeh Camara, Questa etnicità musicale di ricerca mi ricorda molto il  Peter Gabriel affiancato dal cantante senegalese Youssou N’Dour nel tour di So nella fine degli anni ’80. Arriva il momento di un altro classico dei Led Zeppelin BLACK DOG. Anche questo arrangiato in maniera molto originale, la canzone parte con uno splendido assolo di banjo per poi continuare nella sua maestosa potenza. E la voce? Chiedo lumi all’esperto Paolo seduto al mio fianco, che mi conferma la limpida pienezza del timbro vocale ancora tremendamente inconfondibile ed unico di questo vecchio leone del rock.
La luna e l’arcobaleno.- L’atmosfera che si respira è indescrivibile, lo scenario di questo anfiteatro è cinematografico, sembra di essere in un film dove ti domandi se veramente sia reale  la grande emozione che stai vivendo. A questo punto che cosa può mancare ancora per completare questa affascinante scenografia? Un arcobaleno? Eccolo qui! Robert presenta RAINBOW, un piccolo gioiello folk-rock che sta già imperversando in tutte le radio, certo che la versione live e tutta un’altra cosa … nel frattempo Paolo mi fa notare la bellezza della luna che in quel momento maliziosamente fa capolino in lontananza, e come in una sinergia telepatica ecco che lo stesso Plant esclama rivolgendosi al pubblico: “Guardate! Non piove e c’è la luna!”.  E qui arriva il momento di Liam Skin Tyson, che con la chitarra acustica si destreggia in un sofisticato e difficile fingerpicking, accompagnato dal violino di Justin Adams, assieme introducono un’altra pietra miliare dei Led Zeppelin: GOING TO CALIFORNIA , qui  il leone del rock  con il pubblico in delirio, con un graffiante ruggito ribadisce orgogliosamente: “ Noi siamo The sensational Space Shifters” (messaggio ricevuto ed esecuzione da brividi … ve lo posso garantire); si cambia atmosfera e segue THE ENCHANTER, (e qui Paolo mi è di grande aiuto, infatti … mi informa che il brano in questione è tratto dall’album Mighty to ReArranger del 2005). L’esecuzione è molto coinvolgente (ma questa è la caratteristica che identifica questo concerto), un blues tenebroso pieno di effetti elettronici influenzato anche questo nel finale da affascinanti ritmi africani.

La fuga verso l’arcobaleno.- A questo punto non riesco più a resistere, abbandono il mio comodo posto di tribuna numerata e cerco di avvicinarmi il più possibile all’arcobaleno che stava sul palco. Robert in quel momento è intento a presentare alla sua maniera il signore della psichedelia, ovvero Liam Skin Tyson, mentre la chitarra acustica introduce la mitica BABE I’M GONNA LEAVE YOU, apoteosi ed applausi a scena aperta che vengono molto apprezzati da mister Plant. Nelle mie vicinanze una parte del pubblico continua insistentemente a richiedere canzoni dei Led Zeppelin. Freddo e magnetico Robert Plant risponde a tono: “Generazione sbagliata! Andate a dormire! (lo ripete tre volte) … a settembre esce il mio nuovo disco e questo pezzo si chiama LITTLE MAGGIE!”: parte il brano, un incessante “marcia” country dalle irresistibili atmosfere etniche… è impossibile restare immobili, si balla e a tempo si battono le mani. A ruota tutto di un fiato arrivano FIXIN TO DIE e WHOLA LOTTA LOVE, che partendo come un vecchio blues si trasforma a poco a poco nel grande pezzo hard rock che tutti conosciamo. Anche qui ricche sfumature etniche che esplodono in un finale davvero grandioso.



Arrivederci.-Arriva il momento dei saluti, dopo un grande inchino Robert Plant si congeda con un “Arrivederci” e, seguendo un copione scritto e come di consueto seguito da tutti gli artisti, si ripresenta sul palco per gli ultimi bis. NOBODY’S FAULT BUT MINE, rivisitazione dei Zeppelin del blues inciso per la prima volta dal leggendario Blind Willie Johnson nel lontano 1927 (altra informazione ricevuta dall’esperto in materia il prof. Iemmi). Si chiude infine alla grande con il classico dei classici dei Led Zeppelin: ROCK AND ROLL, anche questo stravolto da un arrangiamento folk-rock-blues e World music, un autentico arcobaleno di suoni e atmosfere. Dalla mia posizione vi posso garantire che si sta vivendo un autentico delirio di emozioni. Applausi a scena aperta fra gli inchini dei protagonisti di questo incredibile concerto,che se proprio deve avere un difetto … ebbene sì! La durata. Un ora e mezza mi è sembrato davvero poca cosa a confronto di altri eventi della stessa portata. Ad ogni modo tanto è bastato per lasciarsi rapire da questo fantastico arcobaleno rock. Un arcobaleno intriso di  sperimentazione e originalità, supportata dal fascino delle atmosfere etniche.


Dettagli finali.-I componenti della band che hanno accompagnato R.Plant in questa fantastica serata sono: Justin Adams (chitarre), Juldeh Camara (ritti, kologo, tamburi e cori), Liam “Skin” Tyson (chitarra acustica),John Baggott (tastiere), Bill Fuller (basso), Dave Smith (batteria)
Il rientro e le previsioni.- Ovvio che l’andrenalina dopo un concerto di questa portata è alla massima potenza. Infatti al nostro rientro in auto io e Paolo ci siamo esibiti in una grande esecuzione di KASHMIR. Il sottoscritto mimando i movimenti e i tocchi della batteria (a discrezione sul cruscotto) e il buon Iemmi alla voce. Vi posso garantire che il ragazzo in questione sa raggiungere certe vette vocali con una semplicità disarmante! Per concludere mi voglio sbilanciare in questa previsione, il prossimo disco di Robert Plant “Lullaby and … the ceaseless roar” sarà senz’altro il migliore album dell’anno … nutrite dei dubbi in merito? 

Alla prossima, dal vostro inviato Gian Paolo Ferrari-Taxi rock.




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