di
Andrea Zappaterra
Facendo questa piccola attività di ascolto
di nuovi album mi sto rendendo conto di quanti talenti (per lo più nascosti)
abbia l’Italia, moltitudini di giovani che con grande impegno e dedizione si cimentano
nel difficile compito di esprimersi con parole e musica in un mondo che sembra
sempre più alieno al buon gusto e alla cultura.
Mi capita spesso di sentire le mie
sensazioni e le mie considerazioni espresse da questi gruppi, che al di la
delle mode e delle convenzioni captano queste emozioni da me condivise e le
mettono in musica come io meglio non saprei fare.
E’ il caso dei Belzer e
del loro ultimo lavoro ”Piccoli Oggetti Meccanici”,
un album piacevole, ricco di idee e buona musica, fresco e attuale, registrato
con una cura che mi lascia piacevolmente stupito: allusioni e richiami alla
nostra condizione sociale e relazionale messe su spartiti di raffinata ed
elegante musica; temi sociali del vivere comune affrontati con garbo e senza
urlare, utilizzando solo l'arma della riflessione e del buon gusto; i
condizionamenti a cui rispondiamo meccanicamente senza nemmeno rendercene
conto, che vanno dalla prevaricazione del proprio simile alla perdita di valori
morali a discapito di uno sfrenato materialismo che ci spinge ad agire, anche
inconsapevolmente, pur di ottenere l'immediato bisogno; la superficialità con
cui affrontiamo i problemi del vivere comune per il sentito dire o perchè lo
dice la TV, vero mezzo condizionante; l'immobilismo di chi ha paura del
cambiamento pur vivendo male nel consueto.
I brani:
L’”Intro”, con il suono di un
carillon che riproduce il lago dei cigni di Ciaikovskij, forse uno dei primi oggetti
meccanici che abbia attirato l'uomo, per il mistero che un piccolo ingranaggio
potesse produrre musica.
“Orbite”,
un brano melodico sull'attrazione amorosa che risponde a
leggi imponderabili e imprescindibili.
“Le (dovute) distanze”, una bella canzone molto ritmata con invocazioni al cambiamento positivo.
“Le (dovute) distanze”, una bella canzone molto ritmata con invocazioni al cambiamento positivo.
“Mi
vivo male”, un elenco dei
nostri mali del vivere odierno, compresa la competizione tra le persone per
futili motivi, la televisione con programmi alienanti, ecc... e la ricerca di
un qualcosa di superiore.
Una
prima collaborazione nel disco con Mauro
Sabbione ha portato alla quinta traccia, “L’ignorante”‘, una
descrizione della superficialità e il qualunquismo dilagante: “Non cerco dei valori ma solo cose di valore,
io che non ho più sogni ma solo dei bisogni”. Bellissima e attuale più che
mai, con ritmo “meccanico” che sottolinea il condizionamento.
Un brano lounge in “L’ultima parola”, che affronta i rapporti interpersonali in campo affettivo, e nuovamente Mauro Sabbione nella splendida ”Precauzione”, l'immobilismo che come un freno ci impedisce di cambiare la nostra vita.
Un brano lounge in “L’ultima parola”, che affronta i rapporti interpersonali in campo affettivo, e nuovamente Mauro Sabbione nella splendida ”Precauzione”, l'immobilismo che come un freno ci impedisce di cambiare la nostra vita.
Marco
Fadda
e Simone Arecco collaborano nell’
“L’uomo in
aria”,
“sorride senza ridere e piange senza
lacrime”, perchè vittima dell'indecisione.
“Un
attimo” è l'amara constatazione che è più facile arrendersi che
affrontare drasticamente le prove a cui la vita ci sottopone.
“La guerra è finita”, una splendida
ballata in cui avviene finalmente la liberazione dai meccanismi e dai
condizionamenti, e il sangue torna a scorrere.
Ed infine “Piccoli oggetti meccanici”, il brano che da il titolo all'album.
Ed infine “Piccoli oggetti meccanici”, il brano che da il titolo all'album.
Concludendo, un
sentito plauso a Giulio Belzer (voce, pianoforte e chitarra), Guido Buzzone (basso),
Luciano Zambito
(batteria) e Massimiliano
Breveglieri (chitarra), i componenti della band, per
questo bel lavoro meritevole di ogni successo.
https://www.facebook.com/Belzer-22994987748/
Belzerband dal vivo con orchestra
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