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martedì 30 aprile 2019

Intervista a Steve Hackett, di Mickey E.Vil

Intervista a Steve Hackett da parte di Mickey E.Vil (The Mugshots, Radio Onda D'Urto FM). In fondo alla pagina è possibile ascoltare la stessa in versione audio con sottotitoli.

Il mio appuntamento annuale con Steve Hackett è sempre un momento piacevole, rilassante ed “educativo”. 5 interviste in 5 anni e gli incontri di persona prima dei concerti significano molto per uno che è in un qualche modo cresciuto con la musica dei Genesis e che con gli anni ha imparato a conoscere l'incredibile discografia del vulcanico chitarrista inglese.
At The Edge Of Light” è un lavoro davvero notevole, a mio avviso il migliore della splendida “trilogia” che è iniziata nel 2015 con “Wolflight” per poi proseguire due anni dopo con “The Night Siren”. Ma c'è anche tanto spazio per il passato nella proposta musicale di Steve: siete pronti a godervi uno dei concerti su suolo italico che si prospettano all'orizzonte? Buona lettura e buona musica!

Come stai, amico mio?

Ok, sto bene! Non vedo l'ora di tornare in tour ancora, tra pochi giorni! Adesso stiamo provando, ancora un giorno di prove!

Pronto per tornare nuovamente sulla strada?

Oh, sì, sì, assolutamente! Stare in giro è una delle cose che preferisco di più, in effetti! E' sempre una sensazione incredibile suonare in giro per fare musica di fronte ad un pubblico entusiasta!

Cosa devono aspettarsi i fan dai tuoi prossimi show in Italia?

Beh, farò l'intero set di “Selling England By The Pound” più una canzone extra che non è finita su  Selling England By The Pound, non l'abbiamo registrata allora ma io ne ho fatto una versione con Paul Carrack. E' il brano Deja Vu che Peter Gabriel ha iniziato e che io ho completato molti anni dopo con la sua benedizione. L'abbiamo inclusa come una scena cancellata da un film restaurato. Dunque farò Selling England By The Pound per intero e inoltre farò il grosso delle canzoni di “Spectral Mornings”, perchè quest'anno è il suo 40° anniversario. Farò anche qualcosa dal mio nuovo disco “At The Edge Of Light”, ci saranno tre canzoni... ma c'è un sacco di roba da celebrare di un periodo preciso, quando poi tornerò in tour farò più roba del nuovo disco e voglio celebrarlo in grande nel futuro perchè amo molto il nuovo disco e ne sono molto soddisfatto!

Ci saranno anche altri concerti l'estate prossima, giusto?

Sì, sì... di base quest'anno mi specializzerò nello show che include Selling England By The Pound e Spectral Mornings. Mi addentrerò in nuovi territori l'anno prossimo, è decisamente possibile che possa suonare in Giappone, in Australia e in Sud America ma stiamo ancora negoziando tutto ciò, dunque sono sicuro che sarò impegnato! E il tempo che impiego fuori dai tour lo uso solitamente per scrivere o registrare oppure andare in vacanza e visitare nuovi posti dove ci sono strumenti inusuali e fare amicizia con persone di tutto il mondo per cercare di farle partecipare al disco!

Parlando di At The Edge Of Light, quali sono le principali differenze e similitudini con The Night Siren e Wolflight, secondo te?

Ti dirò: su The Night Siren avevamo 20 persone provenienti da tutto il mondo e abbiamo ancora molti di essi sul nuovo disco, con uno o due in più naturalmente: c'è Sheema Mukherjee che suona il sitar su Shadow And Flame, è indiana ed è una vera virtuosa, mi è piaciuto lavorare con lei! Poi c'è Simon Phillips su una canzone e la maggioranza della gente che c'era su The Night Siren come Malik Mansurov al tar, Rob Townsend che suona il sax, il flauto e il duduk insieme a mio fratello (che suona il flauto), Gulli Briem dall'Islanda alla batteria... abbiamo quattro batteristi diversi, quattro o cinque batteristi diversi sul disco! Per certi versi ci sono delle similitudini, di base si tratta di una band locale insieme a gente che viene da tutto il mondo: dagli Stati Uniti a tutta l'Europa, la Scandinavia e tutto il resto. E' stato bellissimo lavorare con Jonas Reingold al basso e con molti altri sul disco che hanno fatto un gran lavoro!

Cosa puoi dirci della bellissima copertina del disco?

Sì, si tratta di Maurizo ed Angela Vicedomini, lui è italiano e lei tedesca e sono fotografi estremamente dotati. Lavorano con le immagini e le manipolano, hanno fatto molte copertine di dischi o grafiche interne. Sono grandi fotografi e talvolta scattano fotografie controverse, ma sono molto, molto dotati!

Ci sono un sacco di forme fisiche del nuovo disco, giusto?

Forme fisiche? Beh, lo abbiamo realizzato in vari formati fisici e tendiamo a fare uscire entrambi i formati: stereo e surround. Poi il vinile e anche il digitale, cerchiamo di coprire tutto quanto possa interessare!

Globalmente stiamo vivendo in un'epoca molto difficile, per così dire! Quali sono i temi principali nei testi del disco?

Beh, credo che ciò che sta dietro a tutti i commenti sociali sia l'idea di amicizia e cooperazione, una globalizzazione positiva! Credo che la musica possa fare cose che i politici non possono o non vogliono fare. La musica in cui sono coinvolto ignora i confini, do il benvenuto a persone da tutto il mondo per le loro doti uniche! Dunque è un'idea di cooperazione, è un'idea molto vecchia ma credo che l'amicizia sia una cosa molto sottovalutata di questi tempi. Il mondo è in uno stato di caos totale a causa dei leader mondiali che dicono: “Non dobbiamo fare questo, non dobbiamo essere amici di quello, non dobbiamo fare entrare le persone, non dobbiamo fare nulla per il riscaldamento globale, non dobbiamo fare nulla per l'ambiente”... la politica sta raggiungendo il minimo comune denominatore in termini di xenofobia ma effettivamente la soluzione ai problemi del mondo è celebrare il meglio che una persona può portare da luogo da cui proviene! Se tutti condivideranno le loro abilità e le loro conoscenze credo che un giorno potremo liberarci di tutte le malattie, battere il cancro... ma non ce la faremo se sarà tutto legato al locale, ci servono tutte le informazioni che le persone condividono: spero che il mondo della medicina sia aperto tanto quanto quello della musica, di certo il mondo della musica con la gente con cui lavoro io!

Musicalmente parlando, hai affermato che il disco è essenzialmente fatto di musica britannica coltivata in suolo straniero...

Beh, credo di sì, l'ho scritto...per certi versi il suolo è ovunque, tutto è connesso ed è come se si trattasse di un DNA globale. Non penso più alle persone come stranieri, sono molto aperto ora verso certi posti che di recente includono l'Etiopia dove puoi incontrare tribù che vivono là da 10.000 anni! In un certo senso c'è una connessione tra le persone, a volte puoi condividere una parola o uno sguardo e c'è una comprensione immediata: ti rendi conto che queste persone sono davvero come te ma non hanno avuto le stesse opportunità! Mi piacciono le idee di fratellanza, amicizia, sorellanza...sai, ci sono cose per cui tendiamo a demonizzare persone che sono apparentemente meno abbienti: ma loro hanno qualcosa che noi non abbiamo!

Queste erano anche le tematiche del brano From West To East su The Night Siren, scritto con tua moglie Jo...

Sì! E' vero, stavamo pensando parecchio all'idea di pace, era ciò che stava dietro a quei testi e ancora una volta è una tematica di pace che chiude il disco: gli ultimi tre pezzi funzionano come un trittico o una trilogia, abbiamo Descent, Conflict e Peace che è la risoluzione di tutta la tensione che la precede.

Sono due strumentali più un pezzo col testo: Peace...

Sì, infatti... è qualcosa che viene dal cuore, volevo davvero usare la voce come uso la chitarra, cantarla davvero per così dire, come se non facessi altro per vivere! Talvolta realizzo che naturalmente la voce è potente allo stesso modo e la puoi trattare come tratti gli strumenti: puoi averla asciutta, puoi comprimerla, puoi metterci l'eco, averla vicina o lontana...la voce umana è uno strumento estremamente adattabile e sto scoprendo i parametri che posso raggiungere con il mio modo di cantare, dopo tutti questi anni!

Parlando del passato, sono sempre curioso a proposito di ciò: recentemente hai parlato con membri dei Genesis?

Fammi pensare, credo che l'ultima persona che ho visto sia Peter Gabriel! Credo che l'ultima volta che li ho visti tutti insieme fosse...

Forse per il libro?

Per l'uscita del libro di Richard Macphail, quattro su cinque di noi erano là per lui. Sì, talvolta ci penso ma siamo tutti molto occupati, non ho sentito parlare di reunion... so che ognuno di noi dice: “Possiamo fare questo, possiamo fare quello”... ma credo sia improbabile che la squadra di cinque persone che è esistita dal 1971 al 1975 possa rimettersi insieme! Nel frattempo rendo onore alla musica, amo la musica che abbiamo fatto e il mio disco preferito è Selling England By The Pound e lo sto celebrando: devo celebrare la musica, che celebra i personaggi ma è libera da ogni politica e non deve essere la versione personale di uno di noi dei Genesis! Ora sto facendo questo e ci sono un paio di altre cose legate ai Genesis e a brani incredibili dei Genesis. Quello è stato un periodo molto interessante e sono cresciuto, in un qualche modo, ho avuto una seconda fanciullezza nei Genesis nell'imparare ad essere influenzato in modo costruttivo e positivo. Essere influenzato ed influenzare gli altri perchè ero un idealista e ancora lo sono!

Un ultimo messaggio, saluto ed invito per i prossimi concerti italiani di Steve Hackett?

Assolutamente sì! Ogni volta non vedo l'ora di tornare in Italia, rappresenta i gioielli della corona per noi musicisti! Amiamo venire in Italia perchè tutto è un'estensione dell'amicizia, là... ovunque andiamo sappiamo di dover lavorare ma per certi versi non sembra un lavoro, sembra quasi una celebrazione in Italia! Sono sempre grato per tutto ciò, da tanti e tanti anni! Non vedo l'ora di tornarvi ancora, è una grande parte della mia vita e di quella dei ragazzi nella band!

GENESIS REVISITED TOUR 2019 "SELLING ENGLAND BY THE POUND" & "SPECTRAL MORNINGS" 40TH ANNIVERSARY:

Lun  29 apr   ROMA, Teatro Brancaccio
Mar  30 apr   BOLOGNA, EuropAuditorium
Gio    2 mag TORINO, Teatro Colosseo
Ven   3 mag  BERGAMO, Teatro Creberg

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