“Ogni stecca
ripetuta due volte è l'inizio di un arrangiamento”
(Frank Zappa)
Veniva rilasciato nel maggio
1968 "Lumpy Gravy",
il primo disco solista di Frank Zappa, quindi
senza le "Mothers of Inventions", un album orchestrale, molto
surreale, forse l'album che ha diviso più di tutti i suoi fans… chi lo giudica
il suo peggior lavoro e chi ne parla come un capolavoro di "dadaismo".
Ci suonano molti
artisti di fama, tra cui Eric Clapton e Al Viola, storico chitarrista di Frank
Sinatra, più alcune "Mothers", come Roy Estrada, Jimmy Carl Black.
Dei critici non si
ricorda nessuno... Zappa lo ricordiamo tutti!
Di tutto un Pop
Wazza
RECENSIONE
DI VALERIO D'ONOFRIO
Terminata la trilogia
freak (Freak Out!, Absolutely Free, We’re only in it for the money) Frank Zappa
ha l’opportunità di realizzare un suo sogno. Dirigere una vera e propria
orchestra composta da circa cinquanta musicisti. È una grande occasione ed una
sua grande ambizione, dimostrare di non essere un musicista come altri, bensì
un vero e proprio compositore moderno capace di miscelare gran parte della
musica degli ultimi cinquant’anni creando qualcosa di nuovo, una musica che
possa definirsi totale.
La scelta dei membri
dell’orchestra non va nella direzione di esperti musicisti classici ma, messe
momentaneamente da parte le Mothers (che comunque partecipano), si rivolge
verso una serie di musicisti jazz e rock. L’orchestra viene ribattezzata
“Abnuceals Emuukha Electric Symphony Orchestra & Chorus”.
Nonostante le
differenze con la precedente trilogia siano palesi non mancano le similitudini.
Zappa continua, pur con gli abiti del direttore d’orchestra, le sue gag
parodistiche e surreali, il suo tono irriverente e sarcastico. Se la trilogia
era riuscita a creare uno straordinario mix dei suoi due grandi amori, la
musica che ascoltava avidamente fin dalla giovanissima età, l’avanguardia di
Edgard Varese, John Cage o perfino Igor Stravinskij e il Rhythm and Blues di
Slim Harpo e di Lightnin’ Slim o il Doo Wop dei vari gruppi vocali, qui invece
c’è una chiara svolta verso l’avanguardia. Le parti vocali scompaiono e vengono
sostituite da dialoghi interminabili che spezzettano le parti musicali. Sembra
che Zappa con Lumpy Gravy e con il successivo omaggio al Doo Wop (il
deludente Ruben And The Jets) abbia voluto scindere le sue due passioni.
Frank Zappa Lumpy Gravy 1967 con Al
Viola storico chitarrista di Frank Sinatra
Lumpy Gravy è in pratica una lunga serie di idee
e di intuizioni che vengono tagliate e cucite tra loro. Le parti musicali sono
interessanti ma spesso rimangono incompiute, pronte per un ulteriore
approfondimento che in parte troveremo nel bellissimo e più maturo album
successivo, Uncle Meat, in parte vengono lasciate lì, in dono ad un ipotetico
futuro musicista che possa riprenderle e proseguire su quella strada (chissà se
questo musicista esisterà mai). L’album ha solo due brani di quindici minuti,
collage di svariati e brevissimi altri brani. Il primo è uno splendido collage
d’avanguardia, il secondo è invece inferiore e rappresenta bene tutti i limiti
di questa nuova svolta di Zappa. I limiti di Lumpy Gravy stanno negli
interminabili dialoghi, a volte quasi irritanti, e nella eccessiva
frammentarietà che fa perdere forza ed efficacia alle parti strumentali. La
musica sembra quasi disperdersi all’interno di risatine, gag, rumori di bambini
e quant’altro. Questo si nota in particolare nel secondo brano dove, nonostante
i quindici minuti, le parti degne di interesse non superano i sei-sette minuti.
Da questo punto di vista Lumpy Gravy può considerarsi un’occasione mancata.
Lumpy Gravy rappresenta un’evoluzione nella
carriera di Zappa, una svolta tra il suo periodo freak destinato ormai a
terminare e il nuovo Zappa che stava nascendo, il genio di Uncle Meat, Hot
Rats, Burnt Weeny Sandwich, ecc. Da questo punto di vista resta un disco
fondamentale nella sua carriera, una tappa intermedia ma obbligata. Mancavano
pochi mesi, Uncle Meat era quasi pronto…
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