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lunedì 22 aprile 2024

SELF PORTRAIT- “Fishes Were Everywhere”-Commento di Andrea Pintelli


SELF PORTRAIT- “Fishes Were Everywhere”

Andromeda Relix

Di Andrea Pntelli


Lo scorso 19 gennaio è uscito, per Andromeda Relix, il disco d’esordio dei parmensi SELF PORTRAIT, dal titolo “Fishes Were Everywhere”. Arrivato dopo anni di gestazione, suona personalissimo e ben strutturato nelle melodie, nonché nella propria profonda espressività. Il gruppo di questi miei concittadini nasce nel 2015, con il preciso intento, reso palese fin dal proprio nome, di dare riscontro di sé ai massimi livelli, tramite trame sonore di sicuro impatto e intensa fantasia come base di partenza. Affinatisi tecnicamente durante questi anni, si sono amalgamati nella loro idea di musica, individuata come comun denominatore del proprio sentire. Nessuna emulazione, quindi, ma echi di un certo Progressive anni ’80 e dei grandi gruppi nostrani degli anni ’70 con cui i ragazzi si sono formati. D’altronde ogni artista parte apprendendo lezioni dalla vita e ponendo riferimenti ai propri gusti: nessuno è immune al passato.

L’album si apre con “Moontrip”, fondato su un ipnotico giro di basso a tracciare la linea sonora. Via via si inseriscono gli altri strumenti, con estrose tastiere a dipingere questo primo ritratto. Quel che colpisce fin da subito è l’attenta qualità dei suoni e una vivace creatività d’insieme. La voce non è mai invadente, in un esercizio che premia il risultato finale. 

Tiergarten” prosegue il discorso in maniera mirabile, aggiungendo bizzarria e stravaganze, sia nella comunicatività, che nei vari passaggi che costituiscono il brano. Un gioco delle scatole cinesi ben costruito, con tempi e controtempi, accelerate improvvise che fanno da contraltare a tempi obliqui, ad alternarsi in questa mini-suite che esalta le capacità dei membri della band.

Enoch” ha un andamento che farà piacere a tutti i fan del Prog, ossia il pezzo parte e il resto è tutta una sorpresa. I Self Portrait donano ricchezza istantanea, senza ombra di dubbio, e il risultato è palesemente brioso. Un fattore che emerge è l’equilibrio che riescono a donare alle loro composizioni, senza mai mettere in primo piano assoli snervanti e talvolta inutili, che troppo spesso inondano alcune branche della nostra amata musica.

Croup And Vandemar”, con deliziosi arpeggi di chitarra, principia soave, leggero (ma non banale), giusto nel suo incedere. Variazioni sul tema, care ai nostri, restano sempre in ambito di un’innata musicalità, raggiunta grazie al loro affiatamento; il tutto suggellato da aperture melodiose e slanci luccicanti di notevole fattura che ne innalzano i contenuti.

Nine Magpies And A Black Cat” è soffuso, a tratti intriso di mistero, perfetto nelle sue motivazioni di fondo. Otto minuti che volano e fanno volare verso miriadi di colorazioni dell’anima, riflessi profumati di vita che i Self Portrait riescono a ricreare. Qui la sezione ritmica è di una rotondità ch’è un piacere vero poterla ascoltare, le tastiere ricamano meraviglie d’altri tempi, la chitarra detta ritmo e impressioni, la voce è più eloquente ed efficace che mai. Signori, una grandissima canzone.

Discount My Time”, ultimo quadro dei Self Portrait, è evoluzione e follia, vigore e poesia, estro e fascino. Un piccolo bignami del come saper utilizzare bene e con preparazione tanti (ma non troppi) tempi e metriche nella stessa traccia. Per chi scrive, successivamente, vi è uno dei migliori assoli di chitarra/tastiere degli ultimi anni. Anzi, quasi oggettivamente.


Inutile affermare di fare vostro questo disco, che innalzerà i vostri sensi di gioia e felicità

Abbracci diffusi.

Tracklist:

1 – Moontrip

2 – Tiergarten

3 – Enoch

4 – Croup And Vandemar

5 – Nine Magpies And A Black Cat

6 – Discount My Time



Line-up:

Marco Fulgoni-voce e chitarra

Martino Pederzolli-basso

Giorgio Cimino-sintetizzatori e organo

Luigi Mazzieri-batteria

 



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