www.mat2020.com

www.mat2020.com
Cliccare sull’immagine per accedere a MAT2020

domenica 21 luglio 2024

Northern Lines-“I Think We’re Fine”: commento di Luca Paoli



 Northern Lines-“I Think We’re Fine”
di Luca Paoli

Ci vuole coraggio oggi a pubblicare un disco di rock strumentale ma anche lungimiranza e tanta passione per quello in cui si crede.

Tutto questo lo si trova in “I Think We’re Fine”, nuovo disco della band romana Northern Lines appena uscito per l’etichetta J. Joe’s J. Edizioni Musicali.

La formazione nasce a Roma nel 2013, dall’unione delle forze di Stefano Silvestri (basso), Cristiano “Cris” Schirò (batteria) e Alberto Lo Bascio (chitarra).

Il progetto si presenta come un'opportunità di espressione libera e sperimentale per i tre musicisti coinvolti. Senza vincoli di genere, i brani del trio spaziano tra stili diversi: da aspre sonorità metal a digressioni bossanova, passando per progressioni di classic rock in stile Led Zeppelin e momenti di introspezione psichedelica alla Pink Floyd.

Nello stesso anno pubblicano l’EP “Hari Pee Hate” mentre il primo lavoro sulla lunga distanza” “Farts From S.E.T.I. Code "viene pubblicato l’anno successivo e, nel mese di Giugno dello stesso anno, intraprendono un tour nel est Europa che da loro un’ottima visibilità e notorietà.

Nel 2017, la band registra il secondo album "The Fearmonger" al Music Up di Roma … l'album riceve ottime recensioni che evidenziano il lavoro in studio e le idee della band e nell’estate del 2018 entra in formazione il pianista e tastierista di estrazione jazz Leonardo Disco così da ampliare e colorare la strada intrapresa fino ad allora.

Tra il 2019 e il 2020 la band mette su nastro nuovo materiale ma che vedrà la luce solo nel 2024.

Finalmente “I Think We’re Fine”, registrato presso gli studi Music Up da Stefano Nuccetelli, vede la luce in formato digitale per l’etichetta J. Joe’s J. Edizioni Musicali, con la produzione artistica di Giovanni Pasquetti.

Il concept dell’album viene così descritto dagli stessi protagonisti:

La quantità di informazioni senza il filtro del senso critico ci conduce in un'era di grande estraniamento collettivo. Estraniarsi significa tirarsi fuori e isolarsi, fino a confondere, capovolgere emozioni e sensazioni. Tutto questo può portare a una percezione della realtà davvero bizzarra, soprattutto perché la realtà non è un fenomeno primario, ma una costruzione mentale basata sulle percezioni. Percepire è l'unico elemento davvero reale e primario. Per questo sarà interessante capire la differenza fra una cottura e un bagno caldo." I think we're fine " ci dà una risposta apparentemente chiara, ma che di traccia in traccia, viene determinata da mille altre variabili e chiavi di lettura. Perché ogni risposta non è un universo immobile, ma dipende sempre da una domanda. E qual è la tua domanda?

Ho scritto che è un album strumentale ma non è totalmente vero perché in “Site Of The Ritual” è presente la splendida voce di Ambra Mollicone che vocalizza come Clare Torry In “The Great Gig In The Sky” dei Pink Floyd.

Ma torniamo indietro e iniziamo con il primo singolo pubblicato, "That's My Son", che anticipa l'uscita del disco. Questo brano dimostra come la band sia capace di traghettare il progressive rock degli anni '70 ai giorni nostri, mantenendo sempre una melodia ben presente dove si può apprezzare l’ottimo lavoro della chitarra e del pianoforte.

Il disco si apre con “Under A Purple Sky”, brano che, nell’introduzione, può ricordare i Genesis ma che poi si fa robusto grazie alla dinamica sezione ritmica ed alla chitarra molto decisa che ricama su un solido tappeto di tastiere.

Segue l’altrettanto dinamica “Bear It” che con i suoi cambi di tempo ed umori mostra tutta la carica prog della band e la perizia tecnica dei musicisti.

Neither The First, Nor The Last” prosegue il discorso fin qui fatto con momenti più complessi ed aperture melodiche dove piano e chitarra sono protagoniste.

Si sfiora il prog metal in “68”, brano muscoloso che vede la chitarra disegnare riff granitici e la sezione ritmica viaggiare come un treno.

That's My Son” l’ho citata prima mentre la successiva “Brother Nick” ritorna a tenere alta la tensione e vede ottimi passaggi di piano a stemperarla con la chitarra a ricamare un assolo veramente intenso per poi riesplodere nella parte finale.

La title track “I Think We’re Fine” mostra il lato più tranquillo del disco con la chitarra a disegnare la melodia sorretta dalle ottime tastiere e dalla sezione ritmica sempre precisa.

Anche “Site Of The Ritual” l’ho già citata (è uscita come secondo singolo) quindi passo alla successiva “Consequences Of Bad Behaviour”, brano che evidenzia quanto i musicisti coinvolti abbiano ascoltato ed apprezzato i King Crimson e li abbiano miscelati con la loro personalità rendendo il tutto attuale ed estremamente originale.

La chiusura di questo più che convincente album spetta alla coinvolgente “Wind's Howlingsempre piena di sorprese, di pause e ripartenze.

In conclusione, posso affermare che i Northern Lines sono una band di assoluto valore e che questo “I Think We’re Fine” convince dalla prima all’ultima nota e che l’assenza della voce non intacca minimamente la qualità compositiva ed esecutiva del quartetto e, velo posso garantire, le dieci tracce che compongono il lavoro, vanno giù che è un piacere al punto di voler ripartire subito con un nuovo ascolto.

 

 

 

Nessun commento:

Posta un commento