Si chiamano NaGa, arrivano da Milano, fanno un ottimo rock e
presentano l’album d’esordio, “Voglie diverse”.
Questa la descrizione sintetica di un’idea musicale e di un ensemble che all’impatto sembra presenti una marcia in più, otto tracce
caratterizzate dalla potenza ritmica e sonora del classico power trio, su cui
si erge una voce grintosa, carica di personalità e dalle ampie possibilità
espressive, quella di Lela Cortesi.
Il resto della band è costituito da Claudio
Flaminio alle chitarre, Joe Cresseri
al basso e Marco Parano alla
batteria.
Chiedo spesso alle nuove band che incontro cosa si celi
dietro all’utilizzo del nome che hanno scelto, sicuro che, magari a livello
inconscio, ci sia sempre uno stretto legame che unisce ogni elemento del
progetto. La filosofia musicale dei NaGa emerge già dall’analisi del loro nome,
come riportato sul comunicato stampa ufficiale:
“NaGa significa
uomo-serpente. Il nome del gruppo trae origine da naga ("serpente",
femminile "nagini") antica razza di uomini-serpente presente nella
religiosità e nella mitologia vedica e induista. Sono anche considerati spiriti
della natura, protettori di fonti, pozzi e fiumi; portano la pioggia, e quindi
fertilità, ma anche disastri come inondazioni e alluvioni. Secondo alcune
leggende diventano pericolosi quando gli esseri umani danneggiano l'ambiente o
mancano loro di rispetto. La scelta del nome non è casuale: l’interesse per la
cultura orientale infatti caratterizza l’intera band e nel simbolo
dell’uomo-serpente c’è tutto il messaggio musicale: dirompente e sensuale,
forte e protettivo, solido ma sfaccettato”.
Liriche proposte nella lingua italiana, che raccontano
relazioni e rappresentazioni del quotidiano, mutevoli e dipinte con grande maestria
dalla Cortesi, capace di caratterizzare ogni singolo momento con la sua
interpretazione, fatto non trascurabile se si è consci che spesso non è
sufficiente avere una bella voce per dare un senso a ciò che si propone.
Mi riesce difficile - e nemmeno mi piace - collocare i NaGa
in una categoria precisa, idealizzandoli inseriti nella grande famiglia del
rock, e se è vero che la line up strumentale riporta a modelli ben definiti ad inizio anni ’70, la
“durezza” tipica di quei gruppi, nati nei paesi anglosassoni, viene in questo
caso temperata da caratteristiche tipicamente di casa nostra, come l’utilizzo
della melodia e di trame radicate nella tradizione italica.
Sono molto curioso di vedere il risultato in fase live, dove
la frontwoman e i suoi compagni di viaggio, ne sono certo, riescono a regalare
un concentrato di energia e qualità sonora, coinvolgendo l’audience con magie che solo
certe formule indovinate sanno fornire.
Complimenti!
A seguire un video che, meglio di ogni mia parola, riassume
il talento dei NaGa.
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