Void Generator- "Prodromi"
di Andrea Zappaterra
di Andrea Zappaterra
Ci sono
vari modi per approcciare un album, cominciando dall’ascolto.
Io ad
esempio lo ascolto prima a bassissimo volume, aumentando ogni replay di alcuni
decibel fino ad ascoltarlo a tutto volume. Potrà sembrare strano ma a volte si
ha una percezione completamente diversa dello stesso lavoro. Un pò come il vino
che va bevuto a seconda della temperatura indicata. Il volume corrisponde alla
temperatura. Faccio questo preambolo perchè questo Lp dei Void Generator "Prodromi", è un tipico caso
in cui il volume può influire sul giudizio.
Imprendibile questa musica così
rarefatta al primo ascolto a basso volume, sembra un amalgama di suoni
indefiniti, ma poi man mano che lo si ascolta ne emergono i contorni e le
sfumature che riportano all’orecchio suoni ormai ancestrali di grandi gruppi
del passato (Pink Floyd, Tangerine Dream),
note imprigionate in riff ripetitivi solo apparentemente banali di chitarre distorte
ossessive, e si ha l’impressione che sotto questo strato ci sia qualcosa di
riconoscibile e di considerevole. Aumentando il volume emerge questa seconda
percezione.
Del resto il genere musicale con
cui si definiscono Psycho Kraut (Space – Heavy – Psychedelic – Stoner – Prog)
offre una grande spazialità e possibilità di azione. Come da loro stessi sostenuto occorre attrezzarsi di un accumulatore di orgone per poter ascoltare le loro oscillazioni e rumori bianchi.
Per ora ci accontentiamo di ascoltare questi quattro brani con diffusori normali, però a volume sostenuto, preparandoci a partire per un viaggio interstellare dove anche i canoni musicali risultano rovesciati, con chitarre distorte e sintetizzatori pronti a creare l’atmosfera spaziale con effetti piuttosto noti, mentre la base ritmica rimane su estenuante ripetitività atta a creare un certo effetto ipnotico.
Le voci sommesse e piuttosto soffocate imprimono una certa drammaticità al contesto mentre le chitarre distorte come campane scandiscono l’inesorabile passare del tempo.
Quello che si nota è comunque un certo cambio di rotta rispetto ai precedenti album dei Void Generator molto più strutturati e rockeggianti -, di straordinaria bellezza, per intraprendere una strada forse più sperimentale e meno accattivante ma comunque assolutamente degna di attenzione.
Per ora ci accontentiamo di ascoltare questi quattro brani con diffusori normali, però a volume sostenuto, preparandoci a partire per un viaggio interstellare dove anche i canoni musicali risultano rovesciati, con chitarre distorte e sintetizzatori pronti a creare l’atmosfera spaziale con effetti piuttosto noti, mentre la base ritmica rimane su estenuante ripetitività atta a creare un certo effetto ipnotico.
Le voci sommesse e piuttosto soffocate imprimono una certa drammaticità al contesto mentre le chitarre distorte come campane scandiscono l’inesorabile passare del tempo.
Quello che si nota è comunque un certo cambio di rotta rispetto ai precedenti album dei Void Generator molto più strutturati e rockeggianti -, di straordinaria bellezza, per intraprendere una strada forse più sperimentale e meno accattivante ma comunque assolutamente degna di attenzione.