Usciva il 24 febbraio 1975 "Physical Graffiti", sesto album dei Led Zeppelin...
Di tutto un Pop…
Wazza
"Physical Graffiti", ovvero i Led Zeppelin al culmine della
carriera e della creatività. Con questo capolavoro i Led infatti portano a
termine quella maturazione artistica iniziata da "III" e proseguita
con "Houses of the Holy", arrivando a creare l'unico album doppio
della loro discografia in cui sono sapientemente miscelati vari generi
musicali, dall'hard rock fino al funky, passando per il blues e per sonorità
orientaleggianti, con picchi di espressività e intensità veramente altissimi.
Album che si apre con
"Custard Pie", un hard-rock dalle sonorità ruvide, per poi passare al
rock più "pulito" di "The Rover", brano del '70, in cui
Page piazza un riff dei suoi e uno dei suoi assoli di più perfetta costruzione.
Segue "In My Time Of Dying", uno standard blues, a cui la batteria
rovente di Bonham, il canto drammatico di Plant e la sadica chitarra di Page
danno un'intensità emotiva spaventosa facendone un baluardo dei Led. Si
continua con la smorfiosa "Houses Of The Holy", risalente al '73, con
un pesantissimo brano funky, "Trampled Under Foot", con Jones che
spicca alla tastiera e con Plant che canta le analogie tra la meccanica
dell'automobile e l'atto sessuale, per arrivare all'apoteosi di "Physical
Graffiti": "Kashmir". L'imponente batteria di Bonzo, il lento e
maestoso riff di Page e di Jones, sempre alla tastiera, e il racconto di un
viaggio epico di un Plant in grande forma, fanno di questo brano un viaggio
mistico tra le sonorità orientali e gli danno un livello di espressività e di
emotività altissimo.
Qualche immagine...
Nessun commento:
Posta un commento