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martedì 25 giugno 2019

FUNGUS FAMILY-‘THE KEY OF THE GARDEN', DI LUCA NAPPO


FUNGUS FAMILY-‘THE KEY OF THE GARDEN'
(Black Widow Records)
Di Luca Nappo
 Articolo già apparso nel numero di aprile di MAT2020

Quella dei Fungus, band genovese nata nel 2002 dalla passione e dall’improvvisazioni dal gusto retro prog/psych di Alessandro Vernetti (chitarra) e Carlo Barreca, già Zerothehero, (basso, Chapman stick), è una storia di una vera e propria famiglia che ha visto diversi cambiamenti, avvicendamenti e ritorni e che, oggi, dopo la firma per l’etichetta Black Widow Records e il cambio di nome, appunto Fugus Family, presenta il quarto album 'The Key Of  The Garden', a confermare in maniera più esplicita il legame tra i suoi componenti e a porre le basi per un nuovo ciclo di emozioni sonore.

La band attuale comprende, oltre al già citato Carlo Barreca, Dorian Deminstrel (voce, chitarra acustica) Alessio Caorsi (chitarra), Claudio Ferreri (tastiere) e Cajo (batteria) e si arricchisce in questo nuovo capitolo d’un illustre ospite in due tracce, la leggenda Nik Turner, tra i fondatori dei seminali Hawkwind.


"La chiave del giardino" completa la trilogia iniziata con gli eccelsi episodi precedenti, 'Better Than Jesus' e 'The Face Of Evil', confermando la bontà tecnica ed esecutiva della band ligure che, come un ricco giardino citato nel titolo, ci offre una vasta gamma d’umori, onirici ed introspettivi, tra psichedelia floydiana e progressive anni '70, come nelle lunghe e suggestive '1Q84', 'Suite No 5-Part I' e 'Holy Picture' ma anche passaggi più energici e dalle atmosfere quasi doom di pezzi come 'Demo-crazy' e 'Eternal Mind'.
L'alternarsi d’elementi più soffusi e parti più energiche rendono l'ascolto accattivante, aggiungendo un sapore speciale nella fruizione dell'album, con questo alternarsi tra tastiere e chitarra che ben traducono gli amori della band per il suono del passato.
Un tributo alle proprie influenze che si completa anche con due cover (non presenti nel vinile ma solo nell'edizione in cd), 'See Emily Play' dei primi Pink Floyd e 'The Weaver's Answer' dei grandi Family, proposte con devozione e gusto personale.

Particolarmente riuscita la cover art di Jessica Rassi del The Giant's Lab che riesce a descrivere perfettamente le sensazioni che questo disco ci regala, un caleidoscopio d’emozioni dal fascino arcano, presentate con una tale abilità esecutiva che ci conferma d’essere di fronte ad una realtà della scena psych/prog nostrana.
Uno dei dischi da inserire nella playlist di questo 2019.



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