Di Andrea Zappaterra
Gli OverKind sono nati nel luglio 2016 a
Verona per volontà del chitarrista Riccardo
Castelletti, il bassista Filippo
Zamboni e del cantante Andrea
Zamboni. Successivamente si unisce il batterista Nicolò Frazzaroli ma in realtà già c’era stato un tentativo
prog-metal con il nome Fatal Destiny,
e l’album “Palindromia” aveva
riscosso ottime critiche.
Ora con Acheron, uscito a fine 2018, la nuova
formazione media influenze metallico/pop/rock rifacendosi a gruppi come i FooFighters,
i Metallica, i Muse, i Queen, Dream Theater, Timoria, Alter Bridge e lo fa con
molta discrezione e buon senso artistico, senza strafare, entrando in punta di
piedi nel mondo musicale ma con le idee ben chiare.
La storia di Acheronte - nota dalla Dantesca Divina
Commedia -, traghettatore di anime oltre quel confine per cui è impossibile
fare ritorno, è un tema sempre attuale e sempre coinvolgente e qui il discorso
viene ampliato con la descrizione dei gironi infernali catalogati per peccati, allegoria
del nostro mondo reale.
I brani suddivisi in cerchi o
gironi iniziano con il suono di un remo che fende l’acqua sulla barca
traghettatrice nel primo pezzo, Acheron,
ma si passa subito ad tiratissimo rock-metal di grande effetto, carico e
intenso, quindi Love Lies (Paul &
Francis) mette in risalto le doti canore di Andrea Zamboni in un brano altalenante tra un acidissimo rock e
una melodia dolcissima.
Cerberus invece riporta la voce su acuti esaltanti lanciati a
squarciagola. Circle IV’s interlude è
un brano classicheggiante, ma dura poco, perché si riparte subito dopo con la
vivace Anger Fades, una ripresa del
tema musicale condito con chitarre distorte allo spasmo, ritmo accelerato e
adrenalinico.
La dolcissima Flames fa capolino con la sua romantica introduzione degna di
riportare la classe canora ad un livello elevatissimo, veramente da ugola d’oro
per cantare quegli acuti sovrapentagramma, ma la dolcezza non si ferma e
continua con forse il miglior brano dell’album, la melodica Hallow Man’s Secret un intimistica
pop/song degna di una grande band così
come My Violent Side introspettiva e
languida, circondata da note di un pianoforte rassicurante contrapposte all’aggressività
di una chitarra urlante.
Ed ecco il rock si riscatena con All is Gray - un riff travolgente che
riporta i twitter a vibrare oltre i Woofer - e la splendida End of a souless thief, accordi
aggrovigliati alla descrizione psicologica, che bene esprimono il disagio
interiore di chi trova l’inferno qui sulla terra.
Traitor’s Letter è suonata solo da un pianoforte
magico e da un tocco di maestria esecutiva e suggestiva, e infine The Fiend chiude l’album, ripercorrendo
il tema centrale, rockeggiante e graffiante.
La peculiarità di tutto il lavoro,
oltre alla qualità e la tecnica impeccabile, è il tentativo riuscito di dare
un’anima alle anime, cioè un concept album imperniato sulla descrizione dei
nostri mali attuali visti attraverso l’ottica dantesca, con l’allegoria dei
gironi infernali assegnati con lucidità a quanto più affligge l’umanità anche
ai nostri giorni.
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