Racconto leonino
Quando ci siamo incontrati casualmente per strada un paio di
ore fa subito ci siamo piaciuti, così non è stato difficile per me convincerti
a venire a casa mia. Seduti su un divano col solito bicchiere in mano...
parlare delle solite stupidaggini che in realtà non ci interessavano per
niente... Quello che realmente desideravamo era fin troppo scontato e
quell'attesa era snervante per entrambi. Tutti i gesti i pensieri e le parole
si sono ripetuti quasi identici a innumerevoli altre volte mentre noi, fra una banalità
e l'altra, ci studiavamo attentamente cercando di mantenere un'apparenza
naturale e, credendo di non essere notati, lanciavamo reciproche e sempre più
indiscrete occhiate sui nostri particolari anatomici. Quello sfibrante rituale
faceva da preludio all'imminente esplosione e noi diventavamo ogni minuto che
passava sempre più eccitati immaginando delizie tutte ancora da scoprire che di
lì a poco avremmo scoperto e sensazioni intense e sconvolgenti come non mai che
bramavamo di provare.
Poi tutto quello che poteva accadere fra i nostri corpi è
accaduto, ed ora siamo qui, esausti e ancora sudati.
Mi dà fastidio il peso del tuo braccio attorno al mio
collo... Non sopporto il fumo dell'immancabile, maledetta sigaretta che come un
automa hai appena acceso...
AH, COME VORREI CHE TE NE ANDASSI VIA!
(Gianni
Leone, Hollywood Anni '80)
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