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lunedì 6 dicembre 2021

Cronoth - "Uncrowned King"


Commento di Fabio Rossi


Titolo: Uncrowned King 

Artista: Cronoth 

Genere: Black Metal

Anno: 2021 

Casa discografica: Nova Era Records

  

Tracklist: 

1.     Punishing Black Metal

2.     To Leave a Scar on the World 

3.     Goddog

4.     Dirge of the Forest 

5.     Vovavitque Rex 

6.     Too Many Unburned Churches 

7.     Uncrowned King

  

Lineup: 

Cronoth: all instruments and vocals


L’attuale panorama underground italiano si dimostra prolifico praticamente in tutti i generi, Heavy Metal compreso. Quello che occorre è armarsi di santa pazienza essendo indispensabile fare un meticoloso lavoro di ricerca affinché tra le molteplici produzioni, non sempre all’altezza delle aspettative, si possa scovare qualcosa di realmente meritevole.

Chi ha la passione per vari stili musicali, come lo scrivente, ha davvero tanto da ascoltare e il vantaggio di poter variegare le sue scelte in base allo stato d’animo del momento. Ebbene, in questo periodo mi sento adirato, anzi proprio “incazzato” a dirla tutta, a causa del protrarsi di una pandemia infinita e della mancanza di una reale ripartenza che, di fatto, ancora non c’è, specie nel mondo delle sette note. Quale miglior ascolto, allora, se non un bel disco black metal in grado di proiettarti nel passato, farti scuotere la testa e sfogare la rabbia repressa? Così, quando un’amica mi ha segnalato il progetto solista di recente pubblicazione del genovese Cronoth (si capisce chiaramente che il nome d’arte gli è stato ispirato dal mitico Cronos dei Venom) ho detto “Perché no?”. Mi ha intrigato soprattutto il fatto che il musicista, così com’era solito fare Quorthon nei Bathory, ha suonato ogni strumento da solo, nonché si è occupato delle parti cantate, in screaming e non solo.

Il disco è di breve durata (meno di mezz’ora), ruvido, senza concessioni di sorta e influenzato dai norvegesi Darkthrone, formazione alla quale Cronoth s’ispira, oltre che essere ammaliato dagli Inquisition, Immortal e dai Mayhem. Si apprezzano le sporadiche influenze pagane che conferiscono una certa originalità al soundwriting (bello il finale acustico di “To Live a Scar of the World”).

I brani sono aggressivi, diretti e non deludono le aspettative. L’opener “Punishing Black Metal”, dopo un lungo e inquietante intro, ci offre pura devastazione sonora che caratterizza in sostanza tutte le tracce, composte tra maggio e luglio 2019, tra cui meritano una menzione le violentissime “Goddog” e “Too Many Unburned Churches”. Ottima la strumentale “Dirge of the Forest” dall’andamento più quieto. Un'unica pecca: non apprezzo eccessivamente i sample di batteria, ma mi rendo conto che è una questione di gusti personali.

Le liriche incarnano perfettamente l’odio verso un mondo falso, ingiusto, basato sulle imposizioni e sulle ingiustizie. L’album è intriso di satanismo fino al midollo e, d’altronde, chi si avvicina a un genere così estremo sa benissimo a cosa va incontro. Cronoth milita nei Gorepest e rispetto al suo gruppo ha voluto proporre una musica più grezza che si rifà al black metal dei primordi.

Ottimo il lavoro in sede di registrazione, mix e master curato (indovinate da chi?) dall’infaticabile Cronoth. Un plauso per quest’artista anche perché dal vivo si esibisce come “one man band” supportato dalla batteria elettronica.

Se verrà a Roma a suonare non mancherò di certo di andare a vederlo. 





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