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venerdì 29 marzo 2024

King Crimson: accadeva il 29 marzo del 1974


Usciva il 29 marzo 1974, "Starless and Bible Black", sesto album dei King Crimson.
Wazza


Ci sono motivi differenti che generalmente mi spingono a scrivere su un disco. A volte é quell´emozione che riesco ancora a sentire quando scopro qualche album mai sentito, vecchio o nuovo che sia, che riesce a sorprendermi, stupirmi, meravigliarmi. Altre volte é il ricordo di quegli ascolti passati che sono legati in qualche modo ad una storia o ad emozioni che valga la pena raccontare.

Il mio rapporto con "Starless And Bible Black" invece si trova su un´altro piano di valori, essendo il disco che più ha contribuito a sviluppare il mio modo di percepire la musica negli ultimi vent´anni.

Ai tempi, ossia nei primi anni novanta, non immaginavo che la produzione di "Starless.." fosse stata così particolare, che pezzi in studio fossero alternati a improvvisazioni e a altri dal vivo. Niente note di copertina a delucidare tale genesi, ma solo i crediti di ciascuna traccia attribuiti ai vari musicisti, come in normali composizioni.

Chi sostiene che "Starless.." sia il punto debole della trilogia del periodo magico dei King Crimson, spesso sottolinea proprio che la produzione sia stata curata in maniera disordinata da Fripp creando un album disomogeneo. Certo, la mancanza di Jamie Muir si sente e forse alcune tracce sono state pensate per dare piú spazio al violino di David Cross, proviamo peró a metterci nei panni di Fripp e a fare alcune speculazioni.

Siamo dopo l´uscita di un capolavoro come "Larks' Tongue In Aspic", Jamie li lascia e porta via con se molto di più di un semplice contributo musicale, Fripp é assolutamente conscio di avere fra le mani uno dei gruppi più straordinari in assoluto, che dal vivo non ha rivali in quanto a coesione, potenza e fantasia, uno dei pochi che riesce ad improvvisare senza far ricorso a schemi jazzistici o avanguardistici, e allora decide di collocare dei pezzi dal vivo dentro un album che dal vivo non é. Forse ha voluto condividere quei momenti magici con i suoi fan, o forse aveva il timore di perdere quell´attimo di magia senza sapere quando avrebbe avuto l´occasione di pubblicare quel materiale.

Fatto sta che "Starless.." entrò nella mia vita dopo pochi anni dalla mia scoperta del rock progressivo, e paradossalmente, contribuì ad allontanarmi dal genere, anzi fu come un´iniziazione verso nuove forme musicali come il Rock in Opposition, l´Avant-Rock e l´improvvisazione.

Il ricordo che serbo della difficoltà di lettura e comprensione di alcune tracce e le successive grandi emozioni venute a ripagare lo sforzo, é ancora nitido. Composizioni magnifiche e intramontabili come "Fracture", che registrata dal vivo regala piccoli dettagli sorprendenti, (che una produzione raffinata potrebbe chiamare difetti o sbavature), o la sfida racchiusa nel misterioso crescendo dei 221 secondi improvvisati di "We'll Let You Know", sono ancora ben vivi nel mio animo perché segnarono un momento di passaggio che al tempo mi illuse di poter decifrare tutte le musiche che non riuscivo ancora comprendere.

Poi il tempo dimostro come ciò fosse relativo; se ottenni un grande successo con i Soft Machine di "Third" non si può dire lo stesso con il Miles Davis di "Bitches Brew", che resta ai miei orecchi sempre indecifrabile e privo di emozioni, così, solo per citare a esempio due album famosissimi.

Un altra considerazione, che credo abbia fondamento anche se non da tutti condivisibile é che se i King Crimson e i Genesis sono a pari merito le due massime espressioni del progressive, in termini qualitativi le differenze sono enormi. Se i Genesis sono probabilmente il modello piú seguito e anche piú imitato del progressive, i King Crimson sono difficilmente presi come modello e in "Starless.." sono all´apice dell´antitesi. Chi veramente ha elaborato il proprio stile musicale, in maniera convincente, basandosi sul lavoro dei Re cremisi relativo al periodo in questione?

Molti considerano "Red" come il punto piú alto della trilogia, eppure non mi sento di condividere quest´opinione. Chi si é lasciato incantare dalle incredibili e irraggiungibili performance nel cofanetto live che, non a caso si intitola, "The Great Deceiver", sicuramente ha percepito che le composizioni di "Red", non sono altro che estratti di improvvisazioni poi ridefinite e arrangiate in studio, privandole di quella spontanea crudezza presente nella loro genesi e completandole con elementi presenti nei primi King Crimson.

Così vi lascio alle vostre considerazioni, ricordando che ciò che ho scritto é frutto unicamente della mia esperienza e del mio modo di percepire quest´arte così controversa e inafferrabile che é la musica, e di come l´ingenuità e la caparbietà, in alcuni casi ci permette di affrontare sfide che con la conoscenza avremmo forse evitato, giudicando e scartando a priori qualcosa che invece poteva rivelarsi di incommensurabile valore.






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